Una calamità sta per abbattersi sul villaggio del povero Shu, un agilissimo esserino volatile dalle fattezze di un rapace antropomorfo, obbligando tutti gli abitanti a scappare per cercare riparo da una tempesta senziente che sta fagocitando tutto e tutti al solo scopo di portare distruzione nel mondo. Peccato che il piccolo eroe che dà il nome a questo videogioco per Nintendo Switch non riesca a unirsi agli altri profughi, costringendoci a prenderne il controllo per portarlo in salvo dal flagello che – ovviamente – non accenna a sospendere la sua furia distruttiva dopo aver inghiottito tutte quelle povere anime che non hanno fatto in tempo a fuggire. Con la bufera alle calcagna, il giovanissimo protagonista deve darsela a gambe il più velocemente possibile, sperando di guadagnare abbastanza tempo sulla tempesta per trovare un posto sicuro dove rifugiarsi.
SALTA, CORRI, SCAPPA
Ecco, quello che avete appena letto è tutto ciò che questo titolo propone per fornire un minimo di contesto alle avventure di Shu: fatte salve le sequenze di apertura e di chiusura, difatti, la narrazione è praticamente inesistente. Alla fine va benissimo così, visto che questo approccio ha permesso agli sviluppatori di Coatsink di dedicarsi esclusivamente a quella che possiamo definire la ciccia del gioco: il level design e le dinamiche di platforming. Da questa equazione, poi, è stata eliminata una variabile: il mondo di Shu è estremamente pacifico, di conseguenza non si incontra alcun nemico all’interno dei quindici livelli che formano l’intera esperienza; in questo modo ci si può concentrare esclusivamente sui salti tra una piattaforma e l’altra, nonché sulla raccolta dei collezionabili spesso nascosti in aree segrete, o comunque in apparenza difficilmente raggiungibili.
il mondo di Shu è estremamente pacifico, di conseguenza non si incontra alcun nemico
UN PLATFORM PER PULCINI
La presenza di numerosi checkpoint rende l’esperienza molto più semplice di quanto si possa immaginare. Se da un lato ciò evita il rischio del lancio dei Joy-Con dalla finestra, dall’altro facilita il tutto in maniera forse un po’ troppo eccessiva, tanto che spesso – soprattutto nella prima metà del gioco – si ha l’impressione che la sfida sia completamente assente. Bisogna poi considerare che l’opera targata Coatsink è già di suo piuttosto clemente nei confronti di chi non mangia quotidianamente pane e platform: non si ha mai il sentore di trovarsi in una situazione di pericolo imminente, dove ogni salto potrebbe decretare la triste dipartita del giovane Shu; quasi sempre è possibile aggiustare il tiro prima di una rovinosa caduta, persino nelle sezioni di fuga dalla tempesta. La sfida non risiede nemmeno nella raccolta di tutti i collezionabili, dal momento che prenderli tutti al primo colpo è un gioco da ragazzi. L’unica difficoltà potrebbe scaturire dalle prove a tempo, da sbloccare solo dopo aver portato a termine ogni livello, in cui bisogna cercare completare uno stage nel minor tempo possibile; si tratta comunque di uno sforzo fine a se stesso, visto che non sono previste classifiche online attraverso le quali confrontare i propri risultati con quelli degli altri utenti in giro per il mondo.
Shu ha dalla sua una direzione artistica particolarmente ispirata
Shu è ben lungi dall’essere un platform memorabile, per colpa di una difficoltà praticamente inesistente e di uno gameplay forse un po’ troppo derivativo. Ciò non toglie che l’opera targata Coatsink possa comunque dire la sua, in particolare guardando a una presentazione estremamente curata (e che porta in dote uno stile grafico caratteristico) e a una colonna sonora caratterizzata da melodie dolci e rasserenanti. Su Nintendo Switch può avere il suo perché, anche in ragione del fatto che si presta a sessioni mordi e fuggi tipiche del gioco in mobilità.