The Chant – Recensione

PC PS4 PS5

Tutti noi conosciamo una persona che si è trasferita altrove e ci invita insistentemente a raggiungerla per un fine settimana. Dopo aver giocato a The Chant, avrete un ottimo motivo per bloccarla su telefono e social.

Sviluppatore / Publisher: Brass Token / Prime Matter Prezzo: N.D. Localizzazione: Completa Multiplayer: Assente PEGI: 16 Disponibile Su: PC (Steam), PlayStation 4, PlayStation 5 Data di Lancio: 3 novembre 2022

Jessica “Jess” Briars non si è mai ripresa dalla morte della sorella. Una difficile elaborazione del lutto e dei continui sensi di colpa condizionano quotidianamente la sua vita. L’amica Kim, da tempo residente in una sperduta isoletta, la invita un fine settimana per prendere parte a un ritiro spirituale che dovrebbe aiutarla a lasciarsi il passato alle spalle. Dopo un’iniziale riluttanza, Jess si decide e la raggiunge, scoprendo che fa parte di una comunità i cui adepti girano scalzi e vestiti di bianco, si nutrono di bacche e radici, seguono una cosiddetta Scienza Prismatica e passano gran parte del tempo praticando meditazione e canti collettivi.

the chant recensioneLa puzza di setta si sente a miglia di distanza, ma la protagonista decide di far buon viso a cattivo gioco. È solo per un fine settimana. Cosa potrebbe mai andar storto? Tutto, nell’action adventure survival horror in terza persona The Chant, sviluppato da Brass Token e distribuito da Prime Matter.

E SE DIMENTICO LE PAROLE?

Il Canto Prismatico, rito di benvenuto e primo passo per liberare la mente, non è così difficile. Tyler, il capo di questa banda di squinternati, intona qualcosa simile a “ohmmm” e ad uno ad uno i partecipanti seduti in cerchio devono unirsi al coro. Ma Kim sbaglia. Forse era indecisa tra “ohmmm” e “uhmmm” e non aveva sottomano il gobbo con i testi. Non si sa. Fatto sta che sbaglia. E poi impazzisce. E infine evoca mostruose creature dalla Dimensione Prismatica. Così una tranquilla serata a base di infusi lisergici e isteria collettiva si trasforma in una lotta per la sopravvivenza. Jess pare l’unica ad aver mantenuto un minimo di senno, e deve scoprire come ristabilire l’ordine e lasciare l’isola, la cui leggenda sul Potere Prismatico pare essere fondata, almeno a giudicare da appunti e vecchie bobine abbandonate ovunque.

CHE ATMOSFERA!

Gli ingredienti di un racconto horror ci sono tutti: il luogo ostile ed isolato, l’impossibilità di chiedere aiuto, una comunità solo apparentemente amichevole, il rituale sfuggito di mano, il segreto maledetto e la nostra vita in pericolo. Passati i primi minuti di gioco che fungono da introduzione e tutorial, è tutto un susseguirsi di colpi di scena e situazioni angoscianti, e la storia anche se non originalissima merita di essere seguita, complice anche un buon doppiaggio del parlato.

the chant recensione

Il nostro compagno di canto se la passa male.

Le meccaniche di gameplay non sempre rendono giustizia alla trama, bloccando le nostre esplorazioni con le classiche porte chiuse le cui chiavi vanno ricomposte unendo vari frammenti sparpagliati per l’ambiente o macchinari da attivare recuperando e assemblando pezzi anch’essi dispersi ovunque, ma nonostante si corra lungo binari fissi, allungati artificialmente con questi vecchi trucchi, e molto scriptati, nell’insieme il gioco riesce nell’intento di incollarci al pad e farci prendere un paio di spaventi.

THE CHANT E LA SCUOLA FRICTIONAL

La software house svedese autrice delle serie Penumbra e Amnesia è sicuramente tra le muse ispiratrici di The Chant, che ci obbliga a fare i conti con le debolezze di Jess quali nictofobia, predisposizione agli attacchi di panico e terrore delle mosche. Permanere nel buio, assistere ad avvenimenti spaventosi o subire stress psichici, tra cui semplici urla dei mostri, abbassa il nostro indicatore di energia mentale. Sceso sotto una certa soglia, non possiamo più combattere né controllare al meglio il personaggio.

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Un momento di meditazione per recuperare energia mentale.

Fortunatamente ci è consentito recuperare consumando alcune erbe o meditando una volta raggiunta una zona sicura, priva di nemici e ben illuminata. E fedeli alla locuzione mens sana in corpore sano, dobbiamo anche tener d’occhio i punti vita che scendono al subire danni fisici. Sopravvivere nell’isola non è impresa facile, soprattutto per chi è atleticamente lontano anni luce da Lara Croft.

MA È DEL MESTIERE QUESTA?

Dovete sapere che esiste un corso di formazione per diventare protagonisti dei videogiochi, e durante le lezioni di parkour e arti marziali la nostra Jess era probabilmente in DaD perché non ha imparato nulla.

Precisa la scelta di metterci nei panni di una ragazza qualsiasi

Corre come un bradipo zavorrato, ci mette mezz’ora a saltare giù da un muretto, le sue schivate in rotolata sono perlopiù goffi ruzzoloni e combatte smanacciando a casaccio con combo da rissa alle elementari. Precisa scelta di gameplay che ci mette nei panni di una ragazza qualsiasi piuttosto che di una badass presa in prestito agli Avengers, e questo si riflette anche nei combattimenti, dato che cultisti esagitati, abomini delle miniere e creature mistiche varie picchiano invece come nei soulslike.

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Le nostre armi sono bastoncini infuocati e poco più, siamo destinati a prenderle.

Fortunatamente il gioco non ci obbliga a fare i superman affrontando impavidamente i mostri, ma tollera anzi incoraggia fughe e ritirate. Le situazioni in cui dobbiamo assolutamente batterci rimangono molte, ma altre volte possiamo accontentarci di una veloce incursione per raccogliere ciò che ci serve e darcela a gambe. Realistico, vista la natura della protagonista.

POTERI MENTALI , MACUMBE E PRISMI MAGICI

Se fisicamente Jess è “leggerina”, come la definirebbe Riddick, dal lato spirituale le cose cambiano.

un albero delle skill permette la crescita del personaggio una volta trovati i giusti cristalli

Tramite meditazione e raccolta di prismi e cristalli, impariamo presto ad attivare poteri psichici in grado di  abilitare bullet time rallentando tutti tranne noi, o scagliare indietro i nemici, o ancora evocare punte acuminate dal terreno, a patto di avere abbastanza mana. Sale e piante dai poteri mistici sono anch’essi in grado di nuocere ai mostri, e un albero delle skill, qui rappresentato come una sorta di pentacolo, permette la crescita del personaggio una volta trovati i giusti cristalli.

ARTE QUASI CURRENT GEN

Archiviato il termine next gen dato che ormai ci siamo dentro da un pezzo, dal punto di vista artistico The Chant è ben realizzato ma non sbalordisce, non sfruttando appieno le capacità del bestione Sony. Per come è stato impostato il gioco in ogni caso il grugnito di un mostro nel buio è più efficace di mille effetti speciali, ma non deve essere una scusa per rifugiarsi nel low poly. La storia è comunque in grado di distrarci dal petulante conteggio dei pixel delle texture e farci immedesimare nella protagonista, e in un horror adventure tutto il resto è un optional.

In Breve: The Chant è un action adventure survival horror in terza persona ben realizzato, che nonostante non si discosti dalla formula in cui bisogna recuperare una serie di oggetti per sbloccare una nuova zona e progredire nella storia, riesce ad appassionare grazie soprattutto alla natura umana e fragile della protagonista, prescelta involontaria in una situazione più grande di lei. Sa coinvolgere e in un paio di occasioni sa anche spaventare, con una trama ben narrata e ricca di colpi di scena. Sul piano tecnico non raggiunge l’eccellenza, ma è immersivo quanto basta per farci dimenticare che una PS5 si poteva pretendere un po’ di più.

Piattaforma di Prova: PS5
Configurazione di Prova: PS5 Digital
Com’è, Come Gira: Veloce e reattivo, anche perché tecnicamente non spinge la PS5 al limite.

 

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Pro

  • Storia interessante da seguire, completamente localizzata / Protagonista carismatica nella sua vulnerabilità / A volte fa saltare dal divano.

Contro

  • Gameplay e meccaniche di esplorazione viste e riviste / Tecnicamente migliorabile.
8.1

Più che buono

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