The Silver Case 2425 – Recensione

Switch

SE THE SILVER CASE È MENO CRIPTICA DI QUANTO POSSA SEMBRARE, IN THE 25TH WARD SUDA51 TOGLIE OGNI FRENO INIBITORE ALLA VICENDA

Una dissonanza decisamente disturbante ma stranamente affascinante, inquietante, la sensazione, corretta, che si sia qualcosa di estremamente sbagliato nell’aria. E se The Silver Case si rivela tutto sommato un’opera leggermente meno criptica di quanto possa sembrare inizialmente, con alcuni punti ciechi e giravolte ma anche parecchie spiegazioni – e qui vi consiglio caldamente di alternare sempre i capitoli delle due storyline, “Transmitter” e “Placebo” (che racconta le stesse vicende ma dal punto di vista decisamente più intimo del giornalista freelance Tokio Morishima) – in The 25th Ward il director giapponese toglie ogni freno inibitore alla vicenda e tutto diventa un delirio lisergico all’interno del nuovo Distretto 25.

The Silver Case 2425 Recensione

Qui si vede chiaramente che The 25th Ward è contemporaneo di Killer7!

Costruito con l’obiettivo di diventare culla di una società perfetta, popolata da cittadini privi di qualsiasi pulsione criminale, accuratamente selezionati per abitarla e poi inconsapevolmente spiati e scremati al primo accenno di comportamento indesiderato. Processati come rifiuti in un inceneritore dal Servizio Postale del distretto (si, i postini-sicari saranno una delle cose più belle che avrete mai visto e sentito). Un’organizzazione che pare però aver perso il controllo del proprio sporco lavoro, tanto da attirare le attenzioni della cara e vecchia Heinous Crime Unit, tra vecchie conoscenze e nuovi protagonisti, come la strana coppia Mokutaro “Jabroni” Shiroyabu e Shinko Kuroyanagi; il primo decisamente instabile, irruento e istintivo, pronto alla morte, la seconda invece letale ed esperta detective, sboccatissima e aggressiva, modella nel tempo libero.

THE 25TH WARD È UN SEGUITO SCRITTO SOTTO CHIARO EFFETTO DI STUPEFACENTI, LISERGICO E SPESSO NO-SENSE, MA SENZA PERDITE DI QUALITÀ

C’è tutto quello che rende unico The Silver Case, solo buttato in un frullatore con l’aggiunta di una speedball di no-sense, momenti assurdi, combattimenti in stile JRPG (!) e trasfigurazioni psico-fisiche, facendo dipendere molto del suo valore dalle singole e imprevedibili situazioni che si vengono a creare. Impenetrabile e grottesco. Un seguito sotto chiaro effetto di stupefacenti da giocare con gli occhi sgranati, che riesce però a non perdere in qualità complessiva e tutto sommato, reduci dal primo capitolo, farà anche piacere a molti affrontare una vicenda decisamente più frizzante, borderline, esilarante (con gag da buddy cop con umorismo tarantiniano) ma non meno sanguinosa e nevrotica, con momenti altrettanto profondi e carichi di riflessioni sul mondo contemporaneo.

The Silver Case 2425 Recensione

Tokio è uno dei personaggi-conduttore di tutta la vicenda, un vero peccato che Flower, Sun and Rain non sia stato ancora graziato di una riedizione.

Non è un caso che l’originale sia uscito nello stesso periodo di Killer7, capolavoro assoluto di Suda51 in cui la vena paranormale di quel mondo aveva preso totalmente il sopravvento e rotto quell’equilibrio ancora presente, seppur labile, in The Silver Case. E anche tecnicamente siamo davanti a un titolo di quell’epoca, ben restaurato nei limiti delle possibilità che concede una remaster (non dimenticando che stiamo parlando di un titolo lanciato su mobile) e che, a parte un effetto blur un po’ accentuato nelle ambientazioni tridimensionali, la sua atmosfera riesce a trasmetterla alla grande.

In Breve: Se stavate aspettando il momento giusto per godervi 30 ore (e passa) di Goichi Suda in pieno delirio creativo, questa è sicuramente la collezione che perfetta sulla console ideale. Switch va a nozze con le visual novel, e si sapeva, ma queste in particolare sono due monumenti al talento di uno dei director più pittoreschi, geniali e punk del panorama videoludico, capace di amalgamare, non si sa bene come, una serie di tematiche, influenze, stili e personaggi che in mano ad altri si sarebbero tramutati in un’opera disastrosa e completamente slegata. Così però non è, e quello che rende unici The Silver Case e The 25th Ward è proprio la capacità di nascondere la coerenza narrativa sotto strati di stimoli visivi, uditivi, emotivi, rimanendo imprevedibili, linea di testo dopo linea di testo, capitolo dopo capitolo. Due noir metropolitani distopici e violentissimi che vanno ben oltre i confini di genere, una coppia di esperienze che entra nel cervello per restarci, sedimentando e lasciando in testa quelle domande che portano a spulciare qualsiasi forum sul tema. Definizione di “cult videoludico” sul dizionario.

Piattaforma di Prova: Nintendo Switch
Com’è, Come Gira: Una visual novel, per quanto complessa, non può certo mettere in crisi l’ibrida Nintendo, e il lavoro di rimasterizzazione è in generale ottimo per resa visiva e sonora.

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Pro

  • Due thriller che sono puro delirio creativo, popolati da personaggi incredibili / Stile da vendere / Colonna sonora pazzesca / Totalmente imprevedibile.

Contro

  • Troppo fuori dai canoni per essere consigliato a cuor leggero / Alcune discutibili scelte di design, soprattutto in The 25th Ward / Disponibile solo in un (abbordabile) inglese.
9

Ottimo

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