Future Unfolding - Recensione

PC

Il mio rapporto con Future Unfolding è stato quantomeno “complicato”, nella misura in cui in esso albergano diverse anime abbastanza contrastanti, e sono uno che soffre tantissimo quando un videogioco non riesce a essere organico nella sua proposta. Di contro, il progetto del team berlinese Spaces of Play è un’opera che ha un fascino magnetico e un animo nobile, fatto di citazioni artistiche e concetti filosofici, a metà strada tra teoria del caos e l’impressionismo. Il punto di partenza è meraviglioso: ci svegliamo in un mondo totalmente alieno, di cui non sappiamo nulla e che dobbiamo imparare a conoscere al fine di trovare una via di uscita, o quantomeno un percorso per proseguire. E dunque, senza tutorial, senza un briciolo di informazione utile e senza uno straccio di traccia, che si fa? Si esplora, si sperimenta, si capisce.

IL FASCINO DELL’IGNOTO

Se quel piccolo grande capolavoro che risponde al nome di The Curious Expedition è riuscito a condensare nello schema di un roguelite l’essenza dell’esplorazione avventurosa ottocentesca, Future Unfolding prova a spiegare il concetto del vagare romantico (la Wanderung) in una forma che si pone a metà strada tra Journey e The Witness, ovvero due capolavori incredibili che, però, hanno davvero poco in comune. D’altra parte, Future Unfolding non difetta in personalità, e il suo essere pura forma in divenire sospesa tra due estremi rappresenta, al contempo, sia il suo pregio migliore che la sua condanna.

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Future Unfolding non difetta in personalità, e il suo essere pura forma in divenire sospesa tra due estremi rappresenta, al contempo, sia il suo pregio migliore che la sua condanna

Pur senza ispirarsi palesemente a nessuno dei due giochi citati, la sensazione di perdita in un luogo e il tema della ricerca della strada rappresentano un legame chiaro con l’opera di Thatgamecompany, così come l’utilizzo di tonalità accese e l’idea della grafica come vettore di senso per raccontare il nostro passaggio in un luogo così misterioso quanto affascinante. Il tema del viaggio, però, non è sviluppato attraverso l’empatia e il flusso di coscienza, ma per mezzo di uno sviluppo oserei dire cartografico, decisamente razionale e logico. Mentre, infatti, si traccia la mappa del livello (ce ne sono nove) spostandosi con il personaggio attraverso le diverse aree istanziate – individuandone i confini, i passaggi segreti e i punti di contatto tra una zona e l’altra – bisogna comprendere il funzionamento del mondo. L’unico modo per farlo è attraverso l’osservazione, lo studio e la sperimentazione di azioni e reazioni, collegando elementi in maniera tale da risolvere gli enigmi necessari ad andare avanti. L’interazione con gli oggetti è abbastanza semplice e lineare, si usa di fatto un solo tasto oltre l’analogico, ed è il coloratissimo ambiente di gioco a svelarsi, come sottintende l’azzeccato titolo. È in questo che l’opera di Spaces of Play si avvicina molto di più al titolo di Jonathan Blow, ovvero nel deputare la progressione alla comprensione di uno o più schemi necessari a superare alcuni ostacoli: si tratta, in assoluto, di soluzioni decisamente meno cervellotiche di quelle presenti sull’isola misteriosa di Thekla, e anche meno eleganti dal punto di vista del design, ma anche in Future Unfolding si scopre una fitta rete di collegamenti tra gli elementi del mondo. Diciamo che se in The Witness si forma, piano piano, una sorta di lingua, o un complesso sistema di giochi linguistici – per dirla alla Wittgenstein – qui entrano più in gioco delle strutture universali chomskiane, che purtroppo, però, tendono a ripetersi e smascherare la leggera artificiosità dell’affascinante ingranaggio tedesco.

DÉJÀ VU

Sì, perché a fronte di una struttura che nei primi due o tre livelli riesce a rapire completamente, sulla lunga Future Unfolding mostra alcuni limiti ben precisi. La scelta del team di sviluppo di affidarsi a una costruzione semi-procedurale dell’ambiente, infatti, si rivela una lama a doppio filo: da un lato garantisce un viaggio unico a ogni giocatore, ma dall’altro le zone di cui sono composti i livelli della seconda parte dell’avventura tendono a ripetersi in maniera piuttosto evidente. Il problema è che, al di là di alcuni passaggi precisi evidentemente pensati a monte, in alcuni casi anche le soluzioni per superare gli enigmi ambientali sono le medesime, rendendo lunghe fasi di gioco abbastanza noiosette.

future unfolding recensione pc steamA salvarle, ma solo in extremis e neanche per tutto il corso dell’avventura, sono la bellezza estetica delle aree viste dall’alto, i giochi altimetrici realizzati in ossequio alle regole della shadow art e la sensazione molto piacevole data dalla fisica nei momenti in cui attraversiamo foreste fitte e laghetti, o mentre veniamo spinti (o respinti) dal vento. Il vero problema, che mi rendo conto che potrebbe essere anche di natura personale, è che una volta avuto il primo déjà vu e scoperta la matrice, la sospensione di incredulità data dall’esperienza di natura estetica mi è crollata di botto, per nulla aiutata dall’assenza di un qualunque tipo di coinvolgimento emotivo. Nel momento in cui, dunque, il costrutto di logica e razionalità ha svelato la sua vera natura, mi è rimasto davvero poco della magia delle prime ore. Fosse durato quattro o cinque livelli, Future Unfolding sarebbe stato un piccolo capolavoro di game e world design, mentre nove livelli, per un totale di oltre dieci ore di esplorazione, mi sono sembrati eccessivi, soprattutto per non arrivare a nulla di inaspettato, visto e considerato che la componente narrativa del titolo è incredibilmente esile.

A fronte di una struttura che nei primi due o tre livelli riesce a rapire completamente, sulla lunga Future Unfolding mostra alcuni limiti

Soprattutto, secondo me, Spaces of Play ha fatto l’errore di affidarla al linguaggio testuale e spezzettandola sotto forma di indizi pseudo-filosofici disseminati in alcune zone chiave della mappa. Per questo motivo, di fatto, l’esperienza libera dell’abbandono e della scoperta finisce per banalizzarsi un po’, in una caccia al tesoro che costringe ad abbandonare lo stato di meraviglia dato dalla libera esplorazione per focalizzarsi sulla comprensione di testi volutamente oscuri. Insomma, per un titolo che fa di tutto per liberarsi dagli schemi tradizionali e che punta molto sulla narrazione emergente nata dagli elementi presente nel mondo, finire per affidarsi a stringhe di testo mi è sembrata una caduta di stile non da poco.

L’IDENTITÀ NELLA MATRICE

Il suo essere sospeso a metà strada tra due opposti, di fatto, rende Future Unfolding un gioco incredibilmente bipolare: da un lato c’è un microcosmo bellissimo da vedere e da esplorare, che si esprime attraverso una piramide gerarchica di relazioni tra specie viventi, segni da interpretare e forme lessicali ambientali da imparare; dall’altro c’è un senso di libertà che viene tradito e quasi si trasforma in prigionia a causa di una serie di errori di ingenuità e, a tratti, di superbia. Future Unfolding, forse, vuole fare, troppo e finisce per ferire un concept incredibilmente valido e affascinante portando il giocatore allo sfinimento e alla frustrazione. Certo, data l’unicità del viaggio, tutto è abbastanza relativo, anche perché, a onor del vero, c’è da dire che il momento di massimo fastidio l’ho avvertito al penultimo livello, quando, semplicemente a causa di uno degli elementi generati proceduralmente, in pratica non potevo superare un enigma. Per due o tre ore ho pensato di essere scemo io e ho finito per fare le pulci a tutto, ma per oltrepassare una parete rocciosa mi sarebbe servito un elemento che, semplicemente, si rifiutava di comparire, per quanto indicato idealmente sulla mappa. Ho provato a ragionare lateralmente, cercando di portare un potere alternativo da un’altra zona, e ho scoperto che purtroppo non potevo, visto che, arbitrariamente, non tutti gli elementi sono “trasportabili” tra le diverse aree, seppur contigue.

Fosse durato quattro o cinque livelli, Future Unfolding sarebbe stato un piccolo capolavoro di game e world design

Insomma, un errore mi ha fatto scoprire tutta una serie di cose che mi ha ulteriormente indisposto e che magari non avrei mai capito, vivendo serenamente nell’ignoranza. Però, il fatto che esista un comando “restart world” nel menu per resettare il singolo livello mi ha fatto pensare che questa tipologia di errore sia stata messa in conto. In effetti, è bastato riavviare, esplorare di nuovo da zero (sic!) l’intero stage e la stessa tipologia di enigma ambientale si è ripresentata in un’altra zona, ma stavolta l’ho superata senza problemi. Ecco, questo episodio mi ha lasciato l’amaro in bocca, perché per quanto l’imprevedibilità del design semi-procedurale sia una questione affascinante e offra diverse riflessioni meta referenziali, il dubbio che quel comando “restart world” sia un tentativo di far passare un bug per una feature mi è venuto. Ho abbandonato il mondo di Future Unfolding con l’imbruttimento addosso, sebbene il vagare, nella sua prima parte, mi avesse affascinato non poco. D’altronde se, come si suol dire, il viaggio è più importante della meta, il titolo tedesco ha comunque il suo perché, benché un po’ meno universale di quanto avrebbe potuto essere.

Future Unfolding è un gioco da amore e odio. Ho provato entrambe le sensazioni e non escludo che, per chi è attratto dai ragionamenti sul game design ed è interessato alla sperimentazione, possa essere un’esperienza assolutamente interessante e meritevole. Tuttavia, resto ampiamente convinto che le sue nobili ispirazioni e le sue radici estremamente intellettuali abbiano finito per ingabbiare un concept molto interessante, che avrebbe beneficiato di un gameplay meno diluito e di una struttura più rifinita. Questo non toglie né i meriti creativi, né artistici al trio di sviluppatori: quando funziona tutto, Future Unfolding è davvero un piacere da vedere, ascoltare e giocare. Peccato.

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Pro

  • Artisticamente molto bello.
  • Senso di esplorazione reso in maniera interessante.
  • Concept molto affascinante.

Contro

  • Inutilmente lungo.
  • Soluzioni semi-procedurali ripetitive.
  • Narrazione esile e mal integrata concettualmente.
  • Può diventare frustrante.
6.8

Sufficiente

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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