Ace Attorney Investigations Collections – Recensione

PC PS4 Switch Xbox One

Continua la rivalutazione della serie Ace Attorney da parte di Capcom, questa volta con una collection che include due titoli di cui solamente uno inedito in Occidente: ecco a voi la Ace Attorney Investigations Collections.

Sviluppatore / Publisher: Capcom / Capcom Prezzo: € 39,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch Data di uscita: 6 Settembre

Ace Attorney Investigations Collections che porta sul nostro mercato per la prima volta il secondo episodio dello spin-off Investigations con protagonista lo spocchioso – ma innegabilmente affascinante – Miles Edgeworth, qui tirato a lucido in una nuova veste grafica.

Quel che bisogna sapere della dilogia Ace Attorney Investigations è che, in origine, fu concepita per Nintendo DS, rivelandosi una sorta di evoluzione rispetto ai precedenti capitoli con protagonista l’avvocato difensore Phoenix Wright. Se la struttura classica della serie è infatti tenuta in piedi da una messinscena squisitamente testuale, con mini giochi basati sulla deduzione e qualche incursione del 3D ad abbellire i casi più complessi, rispettando i dettami delle classiche visual novel, in Ace Attorney Investigations: Miles Edgeworth, Capcom provò ad arricchire l’esperienza con inedite sezioni esplorative nelle quali era possibile muovere i passi del procuratore per un approccio maggiormente aderente alle avventura punta e clicca tanto amate in Occidente.

LA STORIA DI ACE ATTORNEY INVESTIGATIONS COLLECTIONS

D’altronde, a differenza dell’eloquio in tribunale, Miles e il fido detective Gumshoe si ritrovano spesso a dover fare “il lavoro sporco” dell’investigazione, muovendosi sulle scene del crimine e cercando di raccogliere prove e indizi necessari a ricostruire la storia dietro ogni crimine. In tal senso, questo approccio maggiormente interattivo e meno basato sulla semplice ripetizione della rodata struttura ludica precedente si dovette al fatto che la dilogia fu portata avanti dal giovane Takeshi Yamazaki, director che prese le redini della serie nel momento in cui il suo ben più noto creatore, Shu Takumi, era impegnato nella creazione delle avventure dell’erede – si fa per dire – di Phoenix Wright: Apollo Justice.

Miles e il fido detective Gumshoe si ritrovano spesso a dover fare “il lavoro sporco” dell’investigazione

Proprio per questo motivo i due videogiochi inclusi in questa collection permettono di respirare una rinnovata freschezza guardando alla sua identità prettamente ludica, potendo al contempo beneficiare dell’indiscutibile carisma di un cast storico, il quale non abbisogna di inutili preamboli per introdurre il giocatore all’azione. Dopo la riproposizione di tutti (o quasi) i titoli principali della serie Capcom, si può affermare che l’arrivo di questa collection permette di rituffarsi nel suo universo narrativo sotto una luce tutta nuova.

Ace Attorney Investigations Collections

Il primo caso del secondo titolo propone un vero e proprio misfatto accaduto alla luce del sole.

Miles e i suoi partner d’investigazione possono muoversi per le location bidimensionali raccogliendo informazioni che possono essere connesse attraverso uno sforzo logico, richiamando una schermata apposita. L’utilizzo delle capacità deduttive del protagonista, qui un po’ novello Sherlock Holmes (o Herlock Sholmes), apre la strada verso nuovi scenari, alcuni inediti, altri maggiormente messi a fuoco nel contesto investigativo. La raccolta di prove è aiutata da icone che indicano, in modo molto chiaro, quali punti di interesse sono stati esaminati a dovere e non presentano ulteriore motivo d’investigazione; una volta datisi alla pazza gioia dell’esplorazione, non rimane che passare all’utilizzo delle capacità deduttive del protagonista per incedere nell’avventura.

SCACCO MATTO AL MALVIVENTE

Naturalmente non mancano serrate battaglie dialogiche in puro stile Ace Attorney, rispettando la formula dei contro-interrogatori tanto amate dagli appassionati. Parlo di “scontri verbali” in cui è necessario mettere alle strette i propri interlocutori mostrando loro prove che confutino la loro testimonianza, o ancora porgendo le giuste domande al momento migliore. Il tutto inscenato come se fosse una partita di scacchi basata sulla logica, e per di più dal punto di vista di uno dei personaggi più carismatici della serie. E fin qui diremmo tutto bene, ma in tal senso, anche i limiti della serie ritornano senza fanfara: il peggiore è che rimane necessario attendere che i personaggi giungano ad una certa conclusione quand’anche li si abbia preceduti da tempo.

rimane necessario attendere che i personaggi giungano ad una certa conclusione quand’anche li si abbia preceduti da tempo

Bisogna però considerare che, tecnicamente, la saga di Ace Attorney non vuole proporsi come una serie di giochi investigativi, bensì come avventure testuali nelle quali si deve seguire i pensieri dei suoi protagonisti, i quali indagano a loro volta seguendo il loro punto di vista. Gli stessi limiti ludici si avvertono anche quando si è chiamati a mostrare una determinata prova – necessaria alla sceneggiatura – quando molteplici di quelle a disposizione potrebbero funzionare nel contesto argomentativo, ma data la natura dell’operazione – si parla comunque di videogiochi pubblicati agli inizi degli anni 2010 – è inutile incaponirsi su questi difetti di forma.

Le partite di scacchi logiche ricordano da vicino i contro-interrogatori della serie principale, ma tematicamente si avvicinano maggiormente al personaggio di Edgeworth..

In entrambi i capitoli proposti, la sceneggiatura include tutti gli ingredienti che hanno fatto la fortuna del franchise, tra personaggi sopra le righe e riflessioni sul passato dei protagonisti e comprimari che non possono che fare la felicità degli appassionati; è qui che si ripercorre quella che è a tutti gli effetti una riflessione sulla “origin story” di Miles Edgeworth e il suo ruolo nell’ambito della ricerca della giustizia. Stavolta, inoltre, Capcom ha deciso di impegnarsi maggiormente rispetto al passato, ricostruendo gran parte degli asset bidimensionali che compongono l’esperienza e lasciando ai giocatori la decisione di sceglieree tra una veste grafica in pixel art (non consigliabile, data la risoluzione degli schermi odierni) e una disegnata e animata ad hoc per l’occasione. A questo si unisce una rivalutazione dell’interfaccia, ora fruibile anche il solo utilizzo di un controller ad esempio, e una splendida (davvero, datele un’occasione) colonna sonora saggiabile sia nella sua veste originale, sia in una rimasterizzata.

Nessuna traduzione in italiano, ahinoi, ma questa è stata la linea di Capcom per l’intera operazione di rilancio del brand

La Collection include anche extra di grande valore – esattamente come le collection precedenti – come gallery complete di informazioni sullo sviluppo del gioco e dei suoi personaggi, una modalità jukebox e la possibilità di lasciare che il gioco si completi da sé, nel caso si incontrassero difficoltà nel suo prosieguo – o ci si volesse beare del semplice fascino dei personaggi e della sceneggiatura. Nessuna traduzione in italiano, ahinoi, ma questa è stata la linea di Capcom per l’intera operazione di rilancio del brand: evidentemente il mercato italiano non si è dimostrato abbastanza recettivo nei confronti della serie, oggi come in passato.

In breve: Il rimescolamento delle meccaniche ludiche di questa raccolta non potrà che fare la felicità degli appassionati dopo la scorpacciata di titoli classici riproposti in tempi recenti. Nonostante ciò crediamo che i limiti della serie, così come il suo tono estremamente sopra le righe e il suo stile ridondante delle gag, potrebbero venire a noia dopo decenni di sceneggiature sulla stessa falsariga. Aspetti, questi, che potrebbero offuscare le novità e incasellarlo nell’ennesimo “more of the same” ad una prima occhiata, ma a molti, presumibilmente, andrà comunque bene così.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: i7 13700K 3.40 GHz, NVIDIA RTX 4090, RAM 32GB
Com’è, Come Gira: Trattandosi di un titolo bidimensionale inizialmente progettato per Nintendo DS, anche optando per la sua veste grafica in alta risoluzione, gira liscio come l’olio anche alla fatidica risoluzione di 4K.

 

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Pro

  • Direzione artistica, modalità HD e colonna sonora / Un capitolo inedito della serie Ace Attorney / Tante opzioni per tutti i gusti / Scrittura in linea con i toni e le aspettative della serie

Contro

  • Limiti meccanici nelle fasi probatorie come sempre presenti / A volte fin troppo prolisso
7.8

Buono

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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