Laggiù, nel lontano oriente, un antico popolo era giunto a magnifici livelli di civilizzazione, grazie ad aiutanti molto particolari: magici golem di pietra che, al pari dei nostri futuribili robot, potevano muoversi, correre, saltare, sollevare oggetti pesanti e addirittura provare empatia per gli esseri umani. A un certo punto, però, gli uomini realizzarono quanto fosse pericoloso avere dei potenziali avversari duri come la roccia, e decisero di distruggerli. Tutti eccetto uno, che non andò interamente perduto, visto che la sua anima magica cadde in una fenditura e lì rimase, ben nascosta, per molti secoli.
AVANTI VELOCE
In quella stessa area del lontano oriente, oggi, vivacchia come può una pacifica tribù di contadini e allevatori. La loro unica fonte di approvvigionamento per l’acqua sono alcune pozze superficiali ai piedi di una gigantesca e antichissima torre, così antica che nessuno sa spiegarsi né a che servisse, né tanto meno come funzionasse.
Dovremo superare dieci livelli zeppi di meccanismi, fino a riattivare l’acquedotto degli Antichi
I, GOLEM
Col passare dei livelli, la pesante roccia magica adottata all’inizio si arricchirà di altre rocce fino ad assumere forme animali e antropomorfe, imparando nuove abilità come il movimento autonomo e il trasporto. Questi aggiornamenti saranno necessari per superare i livelli che, come da tradizione, si faranno sempre più arzigogolati e difficili da mantenere sotto uno “sguardo d’insieme”, necessario quando si affrontano enigmi come questi. A tale proposito, va sottolineato come una delle critiche più frequenti alle prime build fosse proprio il movimento della camera: il gioco permette di allontanare l’inquadratura ma, pochi istanti dopo, questa ritornerà inesorabilmente a insistere sulla protagonista.
La roccia potrà assumere forme animali e antropomorfe
PUNTA, CLICCA E RISOLVI
Golem è un gioco molto particolare. Si controlla come un’avventura grafica punta e clicca, ma i suoi livelli sono un misto tra un gioco di piattaforme e un puzzle game à la The Incredible Machine (chi non lo avesse mai giocato può far suo a pochi spiccioli Contraption Maker su Steam, dagli stessi autori), con leve da azionare, corridoi da percorrere, pareti su cui arrampicarsi e tanti, tanti momenti in cui la collaborazione fra uomo e macchi… pardon, fra donna e golem, si rivelerà indispensabile.
La difficoltà non è elevatissima: 4-6 ore di gioco effettivo dovrebbero essere sufficienti per superare tutti i livelli ma, con il passare del tempo, le situazioni si fanno sempre più toste ed è veramente impossibile non lasciarsi distrarre dalla meraviglia del luogo. La torre di Golem nasconde mille segreti e cela la storia del popolo che la costruì, per cui al bando la fretta: il modo migliore per godersi il titolo di Longbow è affrontarlo a poco a poco, guardando tutto ciò che c’è da vedere e apprezzando lo sforzo dei programmatori, dei grafici e dei musicisti, perché ne vale veramente la pena.
A voler fare per forza di cose i filosofi, fra le righe di questo puzzle-platformer si cela la metafora della vita: all’inizio il golem non sarà che una roccia da portare con sé come se fosse un neonato, ma col passare dei livelli crescerà e “si farà uomo”, diventando anche più indipendente. Questo azzeccato parallelo ci farà compagnia costantemente, perché col passare dei livelli impareremo addirittura a provare empatia nei suoi confronti, a preoccuparci per la sua sorte; il che non è affatto scontato, visto che l’aspetto emotivo di solito è piuttosto sacrificato nei puzzle game. A me Golem è piaciuto e non ho remore a consigliarvelo, soprattutto se amate il genere.