E se oggi The Games Machine, con Llamasoft: The Jeff Minter Story, vi proponesse di giocare a un bel documentario, cosa pensereste? Che i vostri redattori preferiti si sono bevuti il cervello? Beh, tutto sommato non avreste tutti i torti a pensar male: da che mondo è mondo i documentari non rappresentano il massimo dello svago e del divertimento, e men che meno si possono giocare! Ma questo documentario, un po’ come la banca di una nota pubblicità, è differente. Non solo si parla di videogiochi, ma li si gioca anche.
Sviluppatore/Publisher: Digital Eclipse e Llamasoft / Digital Eclipse Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 3 Disponibile su: PlayStation 5, PlayStation 4, PC, Xbox One, Xbox Series X|S e Nintendo Switch Data d’uscita: 13 marzo 2024
Si dà infatti il caso che Llamasoft: The Jeff Minter Story sia un prodotto davvero particolare. Volendo inquadrarlo in un genere, potremmo considerarlo una “museum compilation”, una raccolta di giochi, documenti fotografici e video esplicativi che ripercorre gli anni d’oro di Jeff Minter, geniale programmatore di videogiochi inglese che, oggi, potremmo tranquillamente considerare il primo “indie” della storia. La sua carriera iniziò infatti agli albori degli anni ‘80 su macchine come il Commodore Vic 20 e il Sinclair ZX81, con semplici – ma rapidi e incredibilmente appassionanti – giochi arcade ispirati a quanto si poteva vedere in sala giochi e sulle prime, antidiluviane console domestiche.
Ma è con l’arrivo del Commodore 64 e dei computer a 8 bit di Atari che arriva la consacrazione: dopo aver fondato la sua etichetta Llamasoft realizza Hover Bovver, Attack of the Mutant Camerls, Mama Llama, Sheep in Space, Iridis Alpha e, soprattutto, la miglior versione a otto bit del suo più grande classico, Gridrunner, velocissimo gioco d’azione pesantemente ispirato a Centipede, a cui Minter ha aggiunto anche una coppia di cannoni laser che sparano in orizzontale e in verticale, dando origine, assieme ai colpi andati a segno del giocatore, a nemici che si evolvono in bombe che poi cadono verso il basso.
Un gioco seminale, capace di appassionare un’intera generazione di videogiocatori (difficile trovare un possessore di Vic 20 o di C64 che non lo conoscesse!), ma che non è certo l’unica particolarità per cui Minter è conosciuto: le altre due sono la psichedelia e l’amore per i camelidi e per i mammiferi lanosi, principalmente lama, pecore e caproni, elementi con cui il nostro ha sempre amato infarcire i suoi videogiochi, dando loro un’impronta inconfondibile.
LA COMPILATION DI LLAMASOFT: THE JEFF MINTER STORY
Llamasoft: The Jeff Minter Story percorre i primi (e più rappresentativi) dodici anni della carriera di Minter, dal 1982 al 1994, suddividendo la timeline in quattro capitoli principali. Possiamo usare il pad per muoverci lungo la linea del tempo e fermarci sui tantissimi ‘nodi’ che la compongono, documenti importanti che possono riguardare giochi, eventi, notizie e curiosità del passato. La maggior parte dei titoli citati nella storia si possono giocare, grazie all’integrazione di alcuni emulatori che ripropongono in tutto e per tutto l’esperienza originale. Sono ben 42 giochi per ZX81, Vic 20, C64, Spectrum, Atari 400/800, Atari ST e Jaguar. Ci sono perfino due novità: la versione giocabile di Attack of the Mutant Camels ’89 per la console Konix Multi-System, mai uscita nei negozi, e l’inedito Gridrunner Remastered, una versione di Gridrunner che ‘reinterpreta’ il codice originale della versione per Commodore 64 aggiungendo una visualizzazione prospettica e un sacco di effetti grafici moderni.
In pratica il gioco è lo stesso, con il suo gameplay semplice e diretto, senza tutte le migliorie introdotte nelle versioni successive, ma con una grafica decisamente più al passo coi tempi che si può switchare, in ogni momento, all’impostazione 2D originale e viceversa. Ritroviamo quindi i suoi grandi classici, da Abductor e Andes Attack a Tempest 2000, accompagnati da foto di appunti, video interviste, ricostruzioni storiche in cui Yak e i suoi amici parlano di un’epoca che vale certamente la pena riscoprire, tanto per chi l’ha vissuta quanto, per cultura personale, per chi può immaginarla e basta. Più di un’ora di interessantissimo materiale video realizzato e fornito da Paul Docherty, regista veterano e profondo conoscitore dell’industria dei videogiochi degli anni Ottanta che, proprio sulle figure principali di Llamasoft (Minter e Ivan Zorzin) sta realizzando anche un film chiamato Heart of Neon (potete approfondire al sito heartofneon.com).
Grazie a Llamasoft: The Jeff Minter Story possiamo scoprire i retroscena dello sviluppo, le intenzioni del programmatore e anche le crescenti difficoltà incontrate dalla software house quando i publisher cominciarono a ingrandirsi, mentre due grandi progetti hardware in cui Yak fu direttamente coinvolto (le console Konix Multi-System e l’Atari Panther) andavano a rotoli. Mancano, comprensibilmente, le produzioni successive all’anno 2000, ma questo a noi “vecchiacci” poco importa, giusto?
In Breve: Benché pochi titoli della raccolta possano onestamente divertire ancora oggi – nel frattempo ci siamo abituati a ben altro – andare alla riscoperta dei giochi “lanosi” di Jeff Minter è stato un viaggio spassoso e molto, molto intrigante. Alla nostalgia sia aggiunge la possibilità di conoscere particolari del tutto inediti dello sviluppo, e questa raccolta, molto ben realizzata per quantità e qualità del materiale proposto, ha un indiscutibile valore storico. Un viaggio che si ripercorre volentieri leggendo, ascoltando e giocando. Soprattutto giocando.
Piattaforma di Gioco: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 5 5600, Radeon RX6600, 32 GB RAM, SSD
Com’è, come gira: Funzionamento fluidissimo in Full HD e a 2K con la configurazione di prova, al massimo del dettaglio grafico. Del resto, è tutta emulazione di sistemi “antichi”.