Inizio la recensione con una bomba: fan dei vecchi Suikoden, drizzate le orecchie (da gatto!) e leggete fino in fondo. Parto così, perché è un incipit che su di me avrebbe fatto sicuramente presa: il mio passato è profondamente legato al gioco di ruolo giapponese dell’epoca PlayStation. Soprattutto, ci tengo a dirvi che sono molto felice di aver giocato Ni no Kuni II: Il Destino di un Regno, perché in questo gioiellino convivono in modo delizioso passato e presente della produzione giapponese, e sono sicuro che la cosa farà piacere a chi, come me, magari non era impazzito per il titolo precedente. Nel secondo capitolo, infatti, Level-5 si è sbarazzata di tanti elementi che rendevano il gameplay de La Minaccia della Strega Cinerea un po’ imbolsito, e ha puntato su un sistema snello ma profondamente nostalgico.
TANTO TEMPO FA, A GATMANDÙ…
Se è vero che, a differenza del primo Ni no Kuni, questa volta Studio Ghibli non ci ha messo la faccia, è altresì corretto evidenziare che alcuni dei pilastri storici, come Joe Hisaishi (il composer di praticamente tutto ciò che è Ghibli) e Yoshiyuki Momose (character design e animatore per Porco Rosso, Princess Mononoke e La città incantata), hanno lavorato a questo seguito.In effetti, Ni no Kuni II sembra uscito da un lungometraggio del famoso studio d’animazione giapponese: Roland è un signore adulto, che vive nel nostro mondo, ricopre una carica politica importantissima e – sfortunatamente – si trova coinvolto in un attentato. Quando riapre gli occhi, dopo l’esplosione, il suo corpo è improvvisamente ringiovanito ed è stato trasportato in un mondo fantastico. Qui conosce il piccolo Evan, principe di Gatmandù, rimasto orfano da pochi giorni e sul punto di essere destituito con un colpo di stato. Roland decide di aiutare il giovanissimo sovrano a fuggire e a fondare un nuovo regno per stabilire una pace duratura con il resto del mondo.
Level-5 si è sbarazzata di tanti elementi che rendevano il gameplay del prequel un po’ imbolsito, e ha puntato su un sistema snello ma profondamente nostalgico
La commistione tra il nostro universo e quello fantastico, gli spiritelli della natura che aiuteranno i due e perfino la tematica dell’oscurità, che divora il cuore delle persone esasperando le loro ambizioni, sono elementi caratteristici e ricorrenti nella poetica dello Studio Ghibli. Fa piacere dunque vederli raccontati qui, anche perché – nonostante la narrazione tocchi sovente tematiche forti come lutto e tradimento – i toni sono quasi sempre leggeri, colorati e rilassati. Quella di Ni no Kuni II è una storia di formazione e di amicizia che ricalca i passi del classico cammino dell’eroe con garbo e col sorriso sempre sincero.
IL DESTINO DI UN REGNO
Va sottolineato come Ni no Kuni II prenda alcune delle meccaniche meno riuscite del primo capitolo e le stravolga. Il sistema di combattimento, per esempio, è stato totalmente rivisto in favore di un modello maggiormente action che somiglia a quello visto negli ultimi Tales of come Berseria.
Quella di Ni no Kuni II è una storia di formazione e di amicizia che ricalca i passi del classico cammino dell’eroe
In totale controtendenza con i JRPG del momento che fanno bandiera dell’open world (due nomi su tutti, Final Fantasy XV e Xenoblade Chronicles 2), il nuovo titolo di Level-5 ha un’anima decisamente old school. Gli spostamenti tra i diversi luoghi del mondo avvengono su una world map un po’ démodé (a me piace moltissimo, sia chiaro) con tanto di personaggi super deformed; un approccio già scelto per il primo capitolo, qua però snellito per merito dei caricamenti più rapidi, dalle animazioni pre e post battaglia praticamente inesistenti e dalla maggiore fluidità del tutto.
La struttura narrativa, anche quella molto classica, vede Evan e Roland spostarsi di città in città risolvendo i problemi dei diversi sovrani, al fine di stipulare il trattato di pace: non mancano i dungeon ed i boss di fine capitolo, che spesso presentano meccaniche leggermente diverse dagli altri scontri e sono davvero giganteschi.
SIM GATMANDÙ
Dai, lo so che state fremendo dall’inizio della recensione: vi state chiedendo perché abbia tirato in ballo Suikoden. Perché, ovviamente, il nuovo regno di Evan deve essere gestito, e in Ni no Kuni II ciò è possibile grazie a una modalità gestionale molto basica ma piacevole. Proprio come succedeva al palazzo dei vari Suikoden.A ricordare ulteriormente i capolavori Konami, per popolare il nostro regno dovremmo reclutare i talenti in giro per il mondo, risolvendo subquest e rispettando alcune condizioni. L’interfaccia di gestione è molto semplice: si possono far passare di livello gli edifici, si assegnano i personaggi adatti alle diverse strutture e si portano avanti le ricerche che potenziano tutti i parametri del gioco, dalle ricompense a fine combattimento all’efficacia dei Cioffi.
gestire il regno in Ni no Kuni II è possibile grazie a una modalità gestionale molto basica ma piacevole
A patto di investirci la giusta quantità di impegno, denaro e tempo per reclutare le centinaia di personaggi a disposizione (c’è anche una sorta di agenzia interinale che se ne occupa per noi!) nel regno di Evan si può fare di tutto, anche ascoltare i brani del gioco e potenziare il proprio esercito. Sì perché, altro piccolo ma significativo punto in comune con la serie Suikoden, spesso bisognerà armarsi e affrontare delle battaglie campali, estremamente semplificate rispetto a quelle del JRPG Konami, beninteso, ma con lo stesso sistema sasso-carta-forbice ereditato da Fire Emblem e con una struttura che potrebbe ricordare Little King’s Story. D’altronde, questa è davvero la storia di un piccolo re.
Per chiudere, segnalo un paio di cose che non mi hanno fatto impazzire, in una produzione che – ci tengo a precisarlo – mi ha intrattenuto col sorriso sulle labbra per circa 30 ore lungo la quest principale (ma devo ancora reclutare un mucchio di altra gente prima di dirmi soddisfatto!). Il primo aspetto non eccezionale riguarda le città che si visitano durante il gioco: troppo spoglie e troppo asettiche, sembrano dei grandi corridoi. Soprattutto, i centri abitati sono le zone che maggiormente soffrono in relazione a quei titoli open world sopra citati che invece mettono bene in scena il senso di mondanità di una comunità viva. L’altra cosa che non mi ha fatto impazzire, ed è un aspetto che francamente non mi sarei mai sognato di criticare in un titolo che vanta la collaborazione di chi ha lavorato allo Studio Ghibli, è il design dei personaggi, non sempre all’altezza. Evan, Roland, Shanty e Solario (lo spiritello che da noi è localizzato con un accento romano, e mi fa morire dalle risate) sono perfetti, ma i comprimari sono leggermente anonimi. Due piccoli nei in una produzione che è stata capace di scaldare il mio cuore da vecchio appassionato di JRPG.
Dentro Ni no Kuni II batte il cuore grande e forte dei JRPG come si facevano un tempo. Limate le asperità del predecessore e snellita la struttura (nonché impreziosita da trovate semplici ma deliziose), la nuova avventura di Level-5 procede placida lungo una vicenda che non sfigurerebbe affatto in un film dello Studio Ghibli. Ni no Kuni II è un piacere da guardare e da giocare, profondo ma mai complesso, da portare a termine con gli occhi di quel bimbo che adorava i vecchi giochi di ruolo giapponesi dell’epoca PlayStation.