Abe è vivo e lotta insieme a noi! Dopo New ’n’ Tasty, Soulstorm segna il ritorno a Oddworld, tra tante buone intenzioni e qualche inciampo di troppo. Ma la rivoluzione non è un pranzo di gala.
Sviluppatore / Publisher: Oddworld Inhabitants / Microids Prezzo: 49,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PC (Epic Games Store), PS4, PS5
Che gioco strano che è Oddworld: Soulstorm. Strano perché fatico a ricordare un altro titolo recente in cui la quantità di buone idea sia quantomeno pari alla confusione con cui sono messe in pratica. In questo senso Abe ne è il protagonista perfetto.
È un messia senza volerlo essere, un faro per i suoi Mudokon, il liberatore dalla schiavitù, e al contempo è un tipo goffo, finito per sbaglio nei panni liberatore, uno di cui ti ricordi molto più facilmente gli occhi grandi, lucidi e sempre arrossati, più che lo sguardo intenso e la posa spavalda.
IL ROSSO E IL NERO
La natura duplice, ma forse sarebbe meglio dire confusa, di Oddworld: Soulstorm emerge fin da subito nella indecisione su cosa voler esser essere da grande, se un remake di Oddworld: Exoddus o una libera reinterpretazione del passato, con la lancetta che pende sempre più verso la seconda ipotesi col passare dei livelli. È senza dubbio un gioco in crescendo Soulstorm, in cui i primissimi livelli mostrano solo una piccola parte delle potenzialità di Abe e del contesto che lo circonda. L’incipit è ambientato tra canyon e rocce polverose in cui Abe il salvatore deve cercare la salvezza per se stesso tra un doppio salto e una progressione in stealth, mentre sullo sfondo i suoi compagni fuggono in cerca di riparo.
Pian piano però emergono i pezzi di quel meccanismo complesso, e non sempre ben oliato, che intende essere Soulstorm nel suo complesso. Dai bidoni sparsi per i livelli emergono oggetti che assolvono per il momento a funzioni semplici, come l’acqua con cui spegnere le fiamme o le bottiglie di bevanda per attizzarle. Mentre i livelli si fanno più intricati e (per fortuna) colorati, la disponibilità di oggetti aumenta, questi diventano combinabili tra loro e prima che Abe se ne renda conto attraverso il crafting disporrà di un scorta di bombe e lanciafiamme, che potrà persino affidare ai Mudokon che rispondono ai suoi comandi. C’è soddisfazione nel guidare in salvo un popolo di oppressi che può infine farla pagare agli oppressori, ma anche un senso di incomprensione verso un gioco che per buona parte della sua durata mi ha spinto a evitare il confronto escogitando soluzioni alternative, pur concedendomi di prendere controllo di un nemico e farlo esplodere attraverso il canto di Abe.
DOVE OSANO I MUDOKON
Se la profondità non manca, anzi Soulstorm tende a gratificare il giocatore che la ricerca, aprendosi davvero solo a chi si impegna a sfruttare tutti gli strumenti a disposizione e culminando in una serie di finali diversa a seconda della quantità di Mudokon portati in salvo, l’equilibrio invece è merce più rara. Non è questione di difficoltà, anche se si muore parecchio in Oddworld: Soulstorm, ma di dettagli fuori posto, piccoli, ma frequenti.
Continua nella prossima pagina…
- 1 2