Stories: The Path of Destinies è il titolo perfetto da giocare in un weekend di relax, magari di brutto tempo, quando si ha voglia di svagarsi in maniera tranquilla e serena. È un gioco per chi ama prendersi poco sul serio, per chi adora ascoltare le storie e pensa che il genere cappa e spada, in qualunque forma e colore, sia sempre prodigo di soddisfazioni. Ergo, indossate il cappello piumato e seguitemi nel percorso di questa recensione.
IL RACCONTO DEI RACCONTI
In Stories si narrano le gesta ricorsive di Reynardo, una volpe avventuriera non certo esemplare, che accompagniamo nel suo personalissimo viaggio dell’eroe. Il tema della ripetizione e delle scelte costituisce l’ossatura narrativa di Stories: The Path of Destinies e ben presto capiremo che il buon Reynardo, e noi con lui, è intrappolato in un loop di eventi degno di quello in cui si ritrova Bill Murray in Groundhog Day. Per uscire dal circolo vizioso e sfruttare il potere del libro magico che ci permette di cambiare il nostro destino e, contestualmente, quello del mondo di Boreas, dobbiamo scoprire le quattro volontà fondamentali della storia e decidere, una volta per tutte, il tipo di eroe che vogliamo essere. I tropi classici delle favole e delle storie fantasy, e la loro combinazione, diventano quindi la materia principale dei segmenti narrativi che Stories: The Path of Destinies ci permette di vivere, per un incedere della vicenda che ricorda la Morfologia della fiaba di Vladimir Propp o gli Esercizi di stile di Queneau.
Il tema della ripetizione e delle scelte costituisce l’ossatura narrativa di Stories: The Path of Destinies
AGILE COME UNA VOLPE
Sì, in realtà sarebbe furbo, ma non c’è dubbio che le volpi siano anche animali aggraziati, tanto quanto l’intera opera dello studio di sviluppo canadese: Stories: The Path of Destinies è una favola in salsa ARPG con visuale isometrica, arricchito da sporadici elementi puzzle che riportano alla mente la tradizione classica del genere, e scorre veloce senza grossi patemi lungo la manciata di ore che servono per arrivare al true ending. La struttura ricorsiva, che ci permette di rivivere alcuni avvenimenti per compiere la scelta più corretta (o almeno quella che crediamo sia così) non appesantisce mai il gameplay e gli scampoli del mondo di Boreas che visitiamo sono belli, colorati e interessanti, pur non nascondendo mai la propria natura di blocchi modulari disposti ad hoc per essere esplorati in maniera sempre più completa durante ogni playthrough.
Le mancanze dal punto di vista dell’ottimizzazione non sono esattamente di poco conto
La caratterizzazione di Stories: The Path of Destinies è azzeccata sotto tutti i punti di vista, e in un gioco così stilisticamente perfetto spiace quando, sporadicamente, il frame rate crolla inspiegabilmente. Certo, mai sotto la soglia dell’ingiocabilità, ma in un titolo dove i combattimenti si basano sulla velocità e i riflessi e l’intera messa in scena fa leva sulla sospensione di incredulità, le mancanze dal punto di vista dell’ottimizzazione non sono esattamente di poco conto. Questo però non impedisce al gioco di Spearhead di divertire e farsi adorare per la sua magnetica capacità di raccontare una storia fantastica attraverso un gameplay immediato e piacevole. Un gioco da weekend, dunque, magari da vivere in compagnia di qualcuno che ami le atmosfere fiabesche e percorra con noi il cammino eroico.
Stories: the Path of Destinies è uno di quei giochi che grazie a un paio di concetti ben realizzati riesce a far innamorare. Non inventa nulla di nuovo e, anzi, saccheggia ampiamente universi ludici e culturali pre-esistenti, ma il modo con cui mescola e intreccia i sentieri del destino e la maniera sublime con cui Spearhead Studio porta avanti la narrazione fanno sì che il gameplay lineare e neanche troppo vario del gioco passi in secondo piano. Se vogliamo, dunque, il limite di Stories è quello di essere solo un compitino, seppur realizzato in maniera ottima e frutto di un concept estremamente interessante.