Stories: the Path of Destinies - Recensione

PC PS4

Stories: The Path of Destinies è il titolo perfetto da giocare in un weekend di relax, magari di brutto tempo, quando si ha voglia di svagarsi in maniera tranquilla e serena. È un gioco per chi ama prendersi poco sul serio, per chi adora ascoltare le storie e pensa che il genere cappa e spada, in qualunque forma e colore, sia sempre prodigo di soddisfazioni. Ergo, indossate il cappello piumato e seguitemi nel percorso di questa recensione.

IL RACCONTO DEI RACCONTI

In Stories si narrano le gesta ricorsive di Reynardo, una volpe avventuriera non certo esemplare, che accompagniamo nel suo personalissimo viaggio dell’eroe. Il tema della ripetizione e delle scelte costituisce l’ossatura narrativa di Stories: The Path of Destinies e ben presto capiremo che il buon Reynardo, e noi con lui, è intrappolato in un loop di eventi degno di quello in cui si ritrova Bill Murray in Groundhog Day. Per uscire dal circolo vizioso e sfruttare il potere del libro magico che ci permette di cambiare il nostro destino e, contestualmente, quello del mondo di Boreas, dobbiamo scoprire le quattro volontà fondamentali della storia e decidere, una volta per tutte, il tipo di eroe che vogliamo essere. I tropi classici delle favole e delle storie fantasy, e la loro combinazione, diventano quindi la materia principale dei segmenti narrativi che Stories: The Path of Destinies ci permette di vivere, per un incedere della vicenda che ricorda la Morfologia della fiaba di Vladimir Propp o gli Esercizi di stile di Queneau.

Stories The Path of Destinies recensione pc immagine

Il tema della ripetizione e delle scelte costituisce l’ossatura narrativa di Stories: The Path of Destinies

Sottolineo molto l’aspetto narrativo non perché siamo davanti a una scrittura sopraffina o a una vicenda che ci struggerà chissà quanto, ma perché la combinazione narrativa dei vari elementi è la chiave di interpretazione di un videogioco che diventa ben presto, pur nella sua leggerezza fiabesca, una sorta di saggio metaludico basato su elementi ricorrenti della letteratura fantastica. Il pregio migliore dello script ideato da Spearhead Studios (Tiny Brains, Arena Cyber Evolution) è quello di miscelare con sagacia, ironia e intelligenza anche una serie infinita di riferimenti a videogiochi, film e fumetti. E così, fra un “Sei Morto” di soulsiana memoria e situazioni prese in prestito da Star Wars o I Pirati dei Caraibi, Stories diventa una vera e propria favola della contemporaneità, sospesa in un mondo senza tempo e raccontata in maniera egregia sulla falsariga dei giochi Supergiant, con una splendida voce narrante (Julian Carsey) a leggerci – in inglese, ma fortunatamente con sottotitoli in italiano estremamente curati – le pagine di un libro di cui siamo co-autori e protagonisti.

AGILE COME UNA VOLPE

Sì, in realtà sarebbe furbo, ma non c’è dubbio che le volpi siano anche animali aggraziati, tanto quanto l’intera opera dello studio di sviluppo canadese: Stories: The Path of Destinies è una favola in salsa ARPG con visuale isometrica, arricchito da sporadici elementi puzzle che riportano alla mente la tradizione classica del genere, e scorre veloce senza grossi patemi lungo la manciata di ore che servono per arrivare al true ending. La struttura ricorsiva, che ci permette di rivivere alcuni avvenimenti per compiere la scelta più corretta (o almeno quella che crediamo sia così) non appesantisce mai il gameplay e gli scampoli del mondo di Boreas che visitiamo sono belli, colorati e interessanti, pur non nascondendo mai la propria natura di blocchi modulari disposti ad hoc per essere esplorati in maniera sempre più completa durante ogni playthrough.

Le mancanze dal punto di vista dell’ottimizzazione non sono esattamente di poco conto

Analogamente a quanto accade nei roguelite, la crescita di Reynardo, iterazione dopo iterazione, non si limita solo all’acquisizione della verità e della consapevolezza di sé, ma coinvolge anche le sue abilità e, soprattutto, la possibilità di utilizzare quattro spade dai diversi poteri elementali. Oltre a essere le chiavi per le porte segrete dislocate in lungo e in largo nei vari livelli, le quattro lame sono anche il nostro unico strumento offensivo contro la moltitudine di nemici che ci separa dal compimento della nostra impresa. Il battle system, come l’intero gioco, si presenta abbastanza trasparente, di facile comprensione e basato su un sistema di combo che si regge su un paio di attacchi diversi (spada e una sorta di grappling hook energetico), i poteri delle lame, alcune abilità passive e, infine, contromosse in stile Arkham. La sensazione è che si sarebbe potuto fare di più dal punto di vista della complessità, soprattutto perché, dopo le quattro o cinque run che servono a sbloccare un po’ tutto il necessario per rendere Reynardo una macchina da guerra, c’è poco da fare, e la tentazione di sbloccare tutte le possibili alternative della storia è deputata soltanto alla nostra curiosità dal punto di vista narrativo. Questo non vuol dire che il gioco non diverta, anzi: Stories: The Path of Destinies è un gioiellino di misura e game design, e tutti gli elementi si fondono alla perfezione; tuttavia il suo scopo non è assolutamente offrire una sfida di livello supremo o impegnare per chissà quanto tempo, quanto semplicemente quello di intrattenere e offrire una cornice suggestiva alla sua struttura narrativa. Tutti gli elementi contribuiscono a catturarci nella sua atmosfera fiabesca, da una grafica stilizzata che sembra uscita da un libro di illustrazioni a motivetti fantastici da fischiettare.

La caratterizzazione di Stories: The Path of Destinies è azzeccata sotto tutti i punti di vista, e in un gioco così stilisticamente perfetto spiace quando, sporadicamente, il frame rate crolla inspiegabilmente. Certo, mai sotto la soglia dell’ingiocabilità, ma in un titolo dove i combattimenti si basano sulla velocità e i riflessi e l’intera messa in scena fa leva sulla sospensione di incredulità, le mancanze dal punto di vista dell’ottimizzazione non sono esattamente di poco conto. Questo però non impedisce al gioco di Spearhead di divertire e farsi adorare per la sua magnetica capacità di raccontare una storia fantastica attraverso un gameplay immediato e piacevole. Un gioco da weekend, dunque, magari da vivere in compagnia di qualcuno che ami le atmosfere fiabesche e percorra con noi il cammino eroico.

Stories: the Path of Destinies è uno di quei giochi che grazie a un paio di concetti ben realizzati riesce a far innamorare. Non inventa nulla di nuovo e, anzi, saccheggia ampiamente universi ludici e culturali pre-esistenti, ma il modo con cui mescola e intreccia i sentieri del destino e la maniera sublime con cui Spearhead Studio porta avanti la narrazione fanno sì che il gameplay lineare e neanche troppo vario del gioco passi in secondo piano. Se vogliamo, dunque, il limite di Stories è quello di essere solo un compitino, seppur realizzato in maniera ottima e frutto di un concept estremamente interessante.

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Pro

  • Divertente e piacevole da giocare...
  • Una vera e propria fiaba.
  • Meccanismo narrativo sublime.
  • Mondo colorato e personaggi ben caratterizzati.

Contro

  • ... ma non esattamente profondo.
  • Cali di frame ingiustificati.
7.8

Buono

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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