THE HAND OF GLORY SFOGGIA UN’ABBONDANTE DOSE DI UMORISMO, A VOLTE PERSINO FUORI LUOGO, E LOCATION ASSOLATE CHE SPAZIANO DALLA FLORIDA A BORGO SAN LEO
Persino lo stile grafico si allinea a questa dualità: la sensazione è che gli asset siano proprio stati realizzati da almeno due artisti diversi, uno con un stile caratterizzato da un tratto più sottile, vicino all’estetica di Bojack Horseman, e un altro più cartoonesco e dalle linee più marcate.
Molti aspetti dell’avventura sembrano richiamare i fumetti della Bonelli
UN EROE IN GABBIA
Questi rimandi al fumetto non sembrano per nulla casuali, soprattutto alla luce di come la contaminazione tra i due media arrivi a influire anche sulle meccaniche di gioco. Alcuni enigmi od oggetti, infatti, aprono delle vere e proprie vignette racchiudendo temporaneamente l’azione al loro interno.

Il classico pixel hunting è scongiurato grazie alla possibilità di evidenziare tutti gli oggetti interagibili.
Più in generale, The Hand of Glory cerca abbastanza spesso di introdurre qualche variazione sul tema in grado di spostare il genere del punta e clicca dal classico… ehm… punta e clicca, appunto. Un buon esempio lo si trova già nel prologo, in cui la risoluzione di un puzzle dentro l’appartamento del sospettato conduce Lazarus sul punto di essere scoperto.
È UN UN PECCATO CHE L’ABBONDANZA DI IDEE NON SIA SUPPORTATA DA VALORI PRODUTTIVI IN GRADO DI ESALTARLA
È un po’ un peccato che l’abbondanza di idee non sia tuttavia supportata da valori produttivi in grado di esaltarla dal punto di vista tecnico, soprattutto per quanto riguarda le animazioni spesso approssimative e i dettagli grafici che sgranano quando il gioco zooma per attirare l’attenzione del giocatore.
In Breve: The Hand of Glory trabocca di idee. Non tutte sono azzeccate, anzi qualcuna per nulla, ma è un rischio che bisogna correre quando si vuole fare qualcosa che esca un po’ dagli schemi classici. Il primo impatto è straniante perché tutto è poco omogeneo, dalla grafica ai continui cambi di registro nella narrazione, ma alla lunga questa strana formula alchemica funziona, complice una trama che vira verso territori decisamente inattesi e abbandona il giocatore sul più bello con un grosso cliffhanger che alza la barra dell’attesa per il secondo atto. Qualche peccato di gioventù in fondo è perdonabile.
Configurazione di Prova: Intel i5 7200U @2.50, 8 GB, Intel HD 620, SSD
Com’è, Come Gira: Come sempre nel mio caso la prova pad alla mano mira a testare la fruibilità su configurazioni datate o non pensate per il gaming: test superato alla grande. Non c’è modo però di configurare opzioni video di nessun tipo, perché non previste nel menù.
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