Heretic + Hexen – Recensione

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Dalle nebbie dei floppy disk e delle configurazioni DOS, Heretic e Hexen tornano a ruggire grazie al restauro di Nightdive Studios, pronti a riconquistare veterani e nuovi avventurieri con sangue, magia e acciaio.

Sviluppatore / Publisher: id Software, Nightdive Studios / Bethesda Softworks Prezzo: 14,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Cooperativo / competitivo locale e online PEGI: 16 Disponibile su: PS4, PS5, Switch, Steam, GOG, Xbox One, Xbox Series

Un tempo, quando Atlantide non era ancora sprofondata negli abissi, pochi temerari giocavano su PC, armeggiando con dischetti e configurazioni minimal di MS-DOS. Questi pionieri gestivano memoria alta ed estesa e includevano persino il driver del mouse per guadagnare le risorse necessarie a far girare giochi meravigliosi. E poi ci sono i Raven: forse oggi li conoscete per titoli muscolari come Call of Duty, ma all’epoca non avevano la minima dimestichezza con il DOS.

Tanto che, quando Electronic Arts chiese loro di convertire Black Crypt da Amiga a PC IBM compatibili, i fratelli Brian e Steve Raffel pubblicarono un annuncio sul giornale locale di Madison, in Wisconsin. A rispondere fu il loro vicino di casa, a pochi isolati di distanza: un certo John Romero. Forse ne avete sentito parlare: si dice abbia creato un giochino a base di demoni e motoseghe che ha venduto piuttosto bene.

HERETIC + HEXEN È LA RICETTA PER LA FELICITÀ

Quando la sacra eredità di id Software incontra i maestri di Nightdive Studios, è sicuramente il momento di festeggiare. Come il nome lascia intendere, Heretic + Hexen riporta alla luce il primo FPS di Raven (mai convertito per altri sistemi al di fuori del PC) e il suo seguito spirituale, in cui la passione per Dungeons & Dragons della famiglia Raffel si fonde con il sangue e l’acciaio dei giochi d’azione in prima persona. Sul fronte contenuti, il pacchetto non delude sin dalla schermata dei titoli: i due giochi arrivano già corredati dalle loro espansioni ufficiali (Shadow of the Serpent Riders e Deathkings of the Dark Citadel), affiancate da un paio di campagne nuove di zecca. Il livello qualitativo è altissimo: il lavoro di svecchiamento preserva il glorioso aspetto originale, introducendo però il supporto al widescreen e risoluzioni fino a 4K a 120 fps, rendendo la carneficina più dinamica e coinvolgente che mai. Oltre a ciò, una serie di interventi rielabora elementi fondamentali di entrambi i giochi: porzioni di mappe sono state ridisegnate, l’impatto delle armi migliorato, l’intelligenza dei nemici ottimizzata per un bilanciamento più solido. Le dinamiche di gioco si liberano così dalle limitazioni imposte dalle macchine dell’epoca, esaltando lo schema originale.

Lì, quella mummia particolarmente magra è un Draugr, un nemico recuperato dagli archivi Raven.

La balestra eterea, ad esempio, è ora un’arma davvero soddisfacente e in grado di competere con il canne mozze di Doom in quanto a “gusto”, perfetta per affrontare scenari sia vecchi che nuovi. E le nuove mappe realizzate da Nightdive Studios sono splendide: lunghe, intense e autentiche, con quel feel anni ’90 in parte perduto ma mai dimenticato, ricche sin dalle prime battute di nemici pericolosissimi che metteranno alla prova i veterani (e la loro abilità nel trovare potenziamenti vari al di là di pareti illusorie) nonostante le migliorie.

In questa nuova versione, Hexen ha ricevuto un restauro ancora più generoso rispetto al fratello.

Tra questi, alcuni modelli che sono stati scartati durante la produzione del gioco originale, recuperati, messi a punto e scatenati contro il giocatore; imparerete la loro storia e tante altre curiosità nella sezione Raven Vault, una galleria di immagini d’epoca e materiali inediti, curata e arricchita da testi descrittivi, preziosa per la preservazione. Una ricca serie di opzioni consente di replicare l’esperienza originale così come la ricordate, con area di gioco 4:3 e pixel grandi come l’anima oscura di D’sparil in persona; ma tornare indietro è difficile, soprattutto se avete vissuto quei giochi all’epoca, apprezzandone il valore storico nonostante i difetti, specie su macchine come i gloriosi 486DX.

DOVE VAI, GUARDA CHE NON ABBIAMO ANCORA FINITO

Hexen, in particolare, era particolarmente esigente su quelle architetture e spesso dispersivo, con mappe tentacolari che si diramavano dagli hub rendendo l’esplorazione caotica. In questa nuova versione ha ricevuto un restauro ancora più generoso rispetto al fratello: indicatori aiutano a localizzare il prossimo obiettivo senza snaturare l’esperienza, le texture sono più chiare e leggibili, e compaiono extra inattesi come tomi capaci di cambiare al volo la classe (guerriero, chierico o mago) per aggiungere varietà a un’avventura oggettivamente lunga. Lo scudo abbinato all’arma base del chierico, un tempo la più debole, ora consente parate in perfetto stile picchiaduro: se erette all’ultimo istante, stordiscono l’avversario, aprendo la strada a un contrattacco devastante capace di sventrare persino i possenti centauri con un solo colpo di maglio. Per chi – e qui ammetto con un filo di vergogna – come me ha finito il gioco all’epoca solo grazie alla rubrica Top Secret di TGM, perso in quel dedalo di pixel spesso confusi, questa è l’occasione perfetta per riscoprire un titolo tanto carismatico. Un’opera capace di trasformare in realtà l’intuizione iniziale dei fratelli Raffel, nata prima tra dadi e manuali e poi concretizzatasi in Black Crypt e ShadowCaster.

Con undici kill all’attivo il mio guerriero domina, mentre Sgt. Pepper in persona inneggia al massacro!

La cura riservata al game design e alla grafica si conferma anche nel comparto audio, che ora vanta uno splendido remix della colonna sonora firmato da Andrew Hulshult. Come per tutti gli elementi aggiuntivi, è possibile sostituirlo con l’audio originale, scegliendo tra tracce FM o MIDI, ma vale la pena ascoltarlo, parola di chi tiene il fido Roland MT-32 sempre collegato al PC. Apprezzabili anche le numerose opzioni di accessibilità e il completo supporto alle mod, gestibili direttamente dal browser integrato in tutta semplicità.

Porzioni di mappe sono state ridisegnate, l’impatto delle armi migliorato, l’intelligenza dei nemici ottimizzata per un bilanciamento più solido.

Il multiplayer include cooperativa e deathmatch fino a 8 giocatori in split-screen, LAN o online con crossplay per attingere a un bacino di avversari praticamente infinito. Con circa 120 mappe deathmatch e una ricca selezione di campagne vecchie e nuove, avrete materiale sufficiente per un paio di reincarnazioni.

In Breve: Heretic + Hexen segna il ritorno in grande stile di due classici del fantasy in prima persona, riportati alla vita da Nightdive Studios con un lavoro di restauro impeccabile e pieno di attenzioni. Le migliorie tecniche, le campagne inedite e il bilanciamento rivisto arricchiscono l’esperienza senza tradirne lo spirito originale, offrendo il meglio di entrambe le epoche: la freschezza e l’usabilità della modernità e il fascino ruvido degli anni ’90. Che siate veterani pronti a rispolverare vecchie glorie o nuovi avventurieri curiosi di esplorare queste pietre miliari, vi troverete davanti a un pacchetto solido, ricco e capace di coinvolgere per decine di ore.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di prova: Ryzen 7 5800X, RTX 4070 12Gb, RAM 32Gb 3600Mhz, SSD
Com’è, Come Gira: Che vi aspettavate? Giocato a 2560×1440 con 240fps i due giochi non hanno mostrato rallentamenti di sorta, ricordandoci che l’era dei 486 è finita da un pezzo. Ottima anche la stabilità dei deathmatch.

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Pro

  • Restauro eccellente di meccaniche e comparto audiovisivo / Multigiocatore ricco e flessibile, con tanto di crossplay / I due giochi come li ricordate, con due campagne inedite e supporto integrato alle mod.

Contro

  • Al netto della bellezza, sono giochi provenienti da un'altra epoca, semplici, forse non adatti ai palati più giovani / La Raven Vault poteva essere più ricca.
9.3

Ottimo

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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