La Braindance è un’avanzata tecnologia neurale che permette di registrare i pensieri e le emozioni di una persona, da rivivere direttamente indossando un apposito visore

La modalità fotografica è completa all’inverosimile, e mi permette di immortalare il mio cafonissimo rasta in pose particolarmente tamarre.
Comunque vada, l’importante è non far arrabbiare le forze dell’ordine: generalmente prendere a pugni un passante o strappare civili dal volante (è necessario incrementare alcune caratteristiche, ché i veicoli del futuro sono più gagliardi di quelle bagnarole che scorrazzano per Liberty City) di un auto è sufficiente a richiamare l’attenzione delle pattuglie nei paraggi, ma perseverate e vi troverete alle costole truppe preparatissime accompagnate dai cugini cattivi dell’ED-209.
STRANAMENTE, I CITTADINI DI NIGHT CITY NON SEMBRANO PARTICOLARMENTE INTERESSATI ALLA PROPRIETà PRIVATA
NEUROMANCER
A parte questo ci sarebbero un paio di appunti. L’esplorazione del cyberspazio è funzionale alla trama e serve principalmente per svelare dei particolari narrativi, quindi potete dimenticare i sogni di gloria da netrunner, anche perché una vasca da bagno piena di ghiaccio per evitare di friggervi le sinapsi e la relativa interfaccia non la si trova a ogni angolo di strada. Però in fondo l’ho presa bene: nel 1988 Pondsmith butta giù quaranta pagine che descrivono tutto quel che c’è da sapere per gli incursori del cyberspazio, ma il paradosso è che – allucinazione consenziente a parte – molte cose lì descritte sono divenute realtà nel giro di trentadue anni. Mi va più che bene, per adesso, barattare parte di queste fantasie con una più rapida fruizione del concetto di hacking, cucita su misura attorno al dinamismo ludico che Cyberpunk 2077 offre.
Allo stesso modo, un po’ mi mancano le auto volanti, visto che, a quanto pare, i veicoli VTOL sono appannaggio delle forze di polizia, del Trauma Team e di altri privilegiati come i dirigenti dell’Arasaka, tanto che avrete uno sfuggente assaggio di tale tecnologia scegliendo corporativo come backstory. Gia mi vedevo, novello Deckard, piombare in un vicolo come un falco, illuminare con i fari della mia auto un cyberpsycho e tenerlo sotto tiro con polvere e immondizia sollevati dai motori antigravitazionali! Mai dire mai, però: la storia e The Witcher 3 insegnano quanto CD Projekt RED possa essere maestra anche nel campo delle espansioni, e qualcuna di queste defezioni potrebbe tornare sotto forma di contenuto aggiuntivo in un secondo momento, più in forma che mai, possibilmente in un periodo meno turbolento e distopico. Come specchio distorto del futuro basta e avanza Cyberpunk 2077.
In Breve: Cyberpunk 2077 è qui tra noi, e dopo tante attese e rinvii potremmo chiuderla qui, specialmente al termine di questa recensione fiume. Una cosa però la voglio aggiungere: non ricordo un altro gioco che in tempi recenti mi abbia fatto innamorare a tal punto della tangibile cura profusa dai suoi sviluppatori, di una sekaikan (eccola lì, la tiro fuori sempre nei giochi che contano) così convincente e avvolgente. Ha attraversato una gestazione problematica in un periodo storico tragico e imprevedibile, una condizione che avrebbe rappresentato una condanna a morte per un titolo dotato di metà della sua ambizione in mano a un team meno talentuoso, eppure si è presentato alla festa come un vero fuoriclasse, seppure in ritardo e con qualche pezzo di carrozzeria ancora da verniciare. Da giovane Neuromante era un po’ l’armadio verso una mia personale e cibernetica Narnia, un affascinante quanto decadente universo di fantascienza che i videogiochi a cavallo tra ‘80 e ‘90 non potevano rappresentare degnamente. Per la verità nemmeno quelli delle due decadi successive. Oggi Cyberpunk 2077 mi ha mostrato per la prima volta il cielo di quel lontano GdR, battuto dalla pioggia scrosciante in un caleidoscopio di insegne al neon così come me l’ero immaginato sfogliando le sue pagine. Non sarà forse il gioco perfetto che tutti si aspettavano, ma lo è per me.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: i7, GTX 1070, 16 GB RAM, SSD
Com’è, Come Gira: Il RED Engine è una creatura curiosa, capace di spremere come un limone un’architettura non più recente garantendo una fluidità impensabile. Qualche incertezza in pochi momenti, vissuti tra architetture ardite e eserciti di punk assetati di sangue.