Football Manager 2018 - Recensione

PC

Sono stato fino all’ultimo indeciso se mettere in calce alla recensione un voto, oppure rimandare il “verdetto” su Football Manager 2018 a data da destinarsi, ma dopo la patch 18.0.3 pubblicata pochi giorni fa credo che si possa formulare un parere compiuto, facendo una fotografia attuale della nuova edizione del manageriale calcistico di Sports Interactive, senza però perdere di vista il suo potenziale, che mai come quest’anno si rivela ambizioso e con ampi margini di crescita. Insomma, per fare un paragone calcistico, recensire ora Football Manager 2018 equivale a fare un bilancio del campionato a novembre, sottolineando le lapalissiane certezze e ipotizzando scenari futuri interessanti. Come avrete capito, la fase di review non è stata esattamente rose e fiori, ma non per un discorso di qualità assoluta (impossibile da mettere in discussione), quanto più a causa di una doverosa registrazione di alcuni meccanismi nuovi, che vanno a scardinare pesantemente le abitudini degli allenatori virtuali, che durante questa stagione saranno messi a durissima prova.

IL LAVORO NEL DOPOLAVORO

Come ogni anno pari che si rispetti, e dopo un’edizione di assestamento, Sports Interactive ha deciso di introdurre modifiche notevoli al suo immenso engine di simulazione del mondo calcistico, puntando sempre di più su un approccio olistico e qualitativo, composto di tante, piccole micro variabili. In questo, la strategia della software house britannica è chiara, e Football Manager 2018 alza notevolmente il target in termini di cultura calcistica. Se, fino a ieri, il gioco si mostrava comunque approcciabile in maniera dolce, oramai la decisione è di dividere il target tra i diversi prodotti dell’ecosistema del brand: il titolo canonico diventa ancora più hardcore ed esigente, sia in termini di hardware che dal punto di vista di abnegazione e tempo richiesti, mentre per chi vuole esperienze più soft ci sono le versioni Touch (che costano 29,99 € e hanno il cross save su tablet) e mobile, scalate in maniera adeguata.

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Football Manager 2018 è dedicato a chi il calcio lo ama per i dettagli

Reciso il retaggio della nostalgia dei Championship Manager, Football Manager 2018 è dedicato a chi il calcio lo ama per i dettagli ed è disposto a perdere anche mezz’ora per preparare una partita, con tutti i pro e i contro di un’esperienza del genere. Chi, come me, ha sempre scelto di vedere un’ampia sintesi dei match e ha un approccio maniacale si sentirà subito a casa e godrà di nuovi strumenti a disposizione per approfondire la conoscenza della propria squadra; chi invece preferiva una gestione più macroscopica si troverà probabilmente in seria difficoltà, e potrebbe trovare straniante e frustrante il nuovo corso di Sports Interactive. Badate bene che non si parla di vera e propria rivoluzione, ma di un’evoluzione diretta del titolo degli ultimi due anni, che aggiunge ulteriori livelli di dettagli e complessità al sistema.

In questa transizione lenta, data l’enormità del gioco, il vero e unico errore del team di sviluppo è stato non essere in grado di rendere digeribile la nuova complessità attraverso un’interfaccia user friendly. L’UI di Football Manager 2018 è un lavoro grezzo e inaspettatamente poco brillante, che prova a innestare il nuovo sfruttando un progetto grafico oramai vetusto e poco al passo con i tempi. Soprattutto, è evidente che l’interfaccia sia pensata per essere goduta su schermi grandi almeno 24 o 27 pollici, cosa non del tutto scontata quando, almeno nel mio caso, Football Manager è il titolo che più utilizzo in viaggio su laptop, dove ho faticato ad abituarmi ad alcune novità. La scelta di puntare su monitor ampi va di pari passo a richieste hardware mediamente più esose, necessarie per gestire il match engine 3D migliorato, nonché ampiamente consigliato per seguire al meglio le partite. Per fortuna, a uso e consumo di chi dispone di configurazioni più arretrate e per i nostalgici come il nostro Stefano Talarico, il 2D classico resta un’opzione utilizzabile, anche se la nuova interfaccia della partita chiama a gran voce l’uso della terza dimensione. In ogni caso, salvo un’ulteriore ottimizzazione dei processi in background, il gioco è sensibilmente più lento nelle elaborazioni: se, come me, amate attivare tantissimi campionati, fareste bene a farlo girare su una macchina muscolosa. Certo, forse si poteva fare meglio, ma la scelta di tagliare i legami con il passato è frutto di uno sguardo al futuro assolutamente intrigante.

SPOSTARE GLI EQUILIBRI

Dal punto di vista di gameplay, le grandi novità sono tante e vanno a colmare alcune lacune evidenti della serie. La prima riguarda le dinamiche sociali all’interno del club, un aspetto che prima si risolveva in rotture improvvise e irrecuperabili dello spogliatoio, mentre ora è regolata da un sistema esplicito, che mostra una piramide gerarchica che esemplifica i rapporti umani tra i giocatori e fornisce le indicazioni utili per tenere a bada la squadra. Il nuovo approccio funziona bene, sebbene alcuni problemi nella localizzazione in italiano (ricorrenti anche in altre sezioni, come lo scouting) e una generale spigolosità in alcune reazioni necessitano una cura superiore, che potrebbe arrivare grazie alle innumerevoli patch che – al solito – si occuperanno di bilanciare Football Manager 2018 nel corso dei mesi.

football manager 2018 recensione pcPiù che altro, l’idea dello spogliatoio prova a ricordarci che il calcio è fatto di sfumature spesso più umane che tecniche e che, per quanto limitate e ripetitive che siano, il numero sovrabbondante di conversazioni che siamo chiamati a sostenere per trarre il meglio dal manipolo di uomini a nostra disposizione serve a dare l’opportunità di cambiare le cose con la giusta misura. Il pregio principale della nuova socialità di Football Manager 2018 sta proprio nel fatto che tutti i cambiamenti richiedono un tempo decisamente più realistico per produrre un effetto, positivo o negativo che sia: sebbene sia necessario lavorare costantemente dal punto di vista tecnico e psicologico, i margini di controllo sono incredibilmente più tangibili rispetto al passato.

Dal punto di vista di gameplay, le grandi novità sono tante e vanno a colmare alcune lacune evidenti della serie

Per quanto questa edizione sia il trionfo della micro gestione, le altre novità – come il centro medico che ci informa sul rischio infortuni (decisamente più bassi e contestualizzati che in passato) di ogni singolo componente della rosa – ci sottopongono una quantità di dati impressionante, ed è un vero peccato non avere un’interfaccia di livello in grado di raccontarci graficamente e brevemente la situazione. Una vittima di scelte estetiche non felicissime è anche il nuovo sistema di scouting, rivisto completamente e reso più realistico dalla necessità di impostare un budget in linea con gli obiettivi societari, e al contempo clamorosamente più agile interessante nelle dinamiche, giacché include la presenza di ricerche per concetti ed esigenze sul breve e lungo termine, l’apporto di data analyst in grado di scremare i dati e la presenza di comode schede riassuntive, che se fossero state realizzate un pelino meglio sarebbero state definitive. Per chiudere la panoramica sulle novità prettamente gestionali, anche il mercato è stato rivisto per introdurre soluzioni tanto in voga, come i prestiti biennali con obbligo di riscatto e alcune finezze contrattuali in linea con i tempi che corrono.

BAILA COMO EL PAPU

Per fortuna, la farraginosa UI non inficia la gestione tattica, che è finalmente una goduria cosmica e permette di gestire nel dettaglio qualsiasi aspetto relativo all’approccio tecnico del nostro undici. Alla presenza di nuovi ruoli quasi d’altri tempi (centromediano metodista e mezzala) si uniscono nuove interpretazioni (carrilero e ala invertita); soprattutto, sviluppando una tattica è possibile tenere d’occhio l’occupazione del campo, l’intensità fisica e mentale richiesta ai nostri giocatori, nonché le linee di intesa tra giocatori che si conoscono bene. Fanno il loro debutto la possibilità di impostare diverse routine su calci da fermo anche in base alla posizione verticale del campo dove sono battute, la presenza di una riunione tattica dove sviluppare soluzioni ad hoc per la singola partita e, infine, l’utilissima schermata dei piani di gioco, dove creare scenari tattici secondo alcune condizioni vincolanti (esempio: se stiamo sotto di un gol al 75°).

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la farraginosa UI non inficia la gestione tattica, che è finalmente una goduria cosmica

Il beneficio di preparare in anticipo il proprio approccio tattico è chiaro, e si collega alla gestione dettagliata della rosa, laddove nulla funziona dal principio e soltanto il sudore paga. In Football Manager 2018 i migliori risultati si raggiungono attraverso il lavoro duro e costante, investendo necessariamente tanto tempo nel ragionare su come si possa sfruttare al meglio la propria rosa in base all’idea di calcio che si vuole esprimere. Sul campo, per quanto resti leggermente avvantaggiata la produzione di gioco sulle fasce, ho trovato le squadre incredibilmente più inclini a seguire con applicazione tutti i dettami tattici; anzi, per la prima volta da anni ho percepito chiaramente il controllo sulla lunghezza della squadra, sulle linee di pressing e sull’occupazione dei mezzi spazi, con i trequartisti che finalmente diventano oggetti meno misteriosi che in passato.

Come l’anno scorso, la personalità dei giocatori mi è sembrata decisamente spiccata sul terreno, laddove il match engine 3D, sviluppato in collaborazione con The Creative Assembly, continua a crescere, mostrando con orgoglio nuove animazioni e movimenti complessivi più realistici. C’è ancora tanto lavoro da fare sulla proporzione dei giocatori, sulle animazioni di raccordo e sulla coerenza tra commento, situazione descritta e movimenti (che fanno sembrare a volte errori buffi ciò che in realtà è solo rappresentato in maniera sommaria), ma la bellezza di alcune manovre è esaltata dal poter godere di una vera partita in 3D, laddove anche i più nostalgici potrebbero cedere alla nuova visuale match analyst, clamorosamente utile per studiare i movimenti di squadra.

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In Football Manager 2018 i migliori risultati si raggiungono attraverso il lavoro duro e costante

In definitiva, è confortante che le sensazioni migliori di Football Manager 2018 arrivino proprio dal campo, dove il flusso emotivo e tecnico delle partite è splendente come non mai. Il nuovo motore 3D e un’Intelligenza Artificiale sensibilmente migliorata (quasi completamente messa a posto dalla patch 18.0.3) portano il coinvolgimento a livelli estremi, tanto che mi sono trovato sin da subito a urlare indicazioni allo schermo e a esultare come un imbecille con la Papu Dance quando il buon Gomez mi ha risolto una partita al novantesimo. E questo resta impagabile, anche al netto della perdita di dignità.

PASSIAMO ALLE COSE FORMALI

Insomma, il nuovo corso evolutivo inaugurato da Football Manager 2018, dopo una beta in cui le sensazioni iniziali erano miste, si sta confermando assolutamente di livello e il potenziale è chiaramente oltre ogni immaginazione, soprattutto perché le vere chicche arrivano dopo qualche stagione e raccontano di federazioni che votano per lo stop anticipato al mercato, una Brexit minacciosa che incombe e una serie di sviluppi sociali che parlano di un calcio vivo e credibile.

quello che abbiamo tra le mani ora è un Football Manager più grezzo del solito

Perché, dunque, il voto è sensibilmente più basso che in passato, vi starete chiedendo? Perché quello che abbiamo tra le mani ora, prima del tuning che avverrà nei prossimi mesi, è un Football Manager più grezzo del solito, che di tanto in tanto può far storcere il naso. Al netto del discorso hardware e dell’interfaccia, infatti, ancora oggi alcune cose non vanno esattamente come dovrebbero, e parlo di atteggiamenti in campo da parte dell’Intelligenza Artificiale che denotano uno scollamento strano dalla realtà: il Napoli di Sarri che gioca col 4-2-4 e Allegri che ricorre a Manduzkic quasi sempre e solo come prima punta sono soltanto due dettagli fuori luogo emersi nelle mie due carriere provate in questi giorni. Se, infatti, in campo è tutto credibile e le personalità dei giocatori sono riprodotte con una cura maniacale (grazie al lavoro monumentale degli scout sparsi in tutto il mondo), quelle degli allenatori e dei presidenti a volte sono fin troppo fantasiose, e l’atteggiamento predatorio di alcuni club può cambiare drasticamente gli scenari in maniera apocalittica. Quest’ultimo dettaglio non è affatto lontano dalla realtà, visti i recenti episodi del mercato estivo, ma va in contrasto con un ritmo che, al contrario, favorisce lo sviluppo organico dei cambiamenti. Il modo più intelligente per contrastarlo e rallentare il tutto è disabilitare la prima finestra di mercato, che è un colpo al cuore per chi ama trattative e il brivido delle scommesse, ma che agevola una simulazione più realistica. Poi certo, si può deliberatamente scegliere di fregarsene e vivere il proprio mondo parallelo e godersi un viaggio sportivo che, potenzialmente, potrebbe rivelarsi il migliore da anni a questa parte, ma che per concretizzare il suo potenziale ha bisogno ancora di qualche ritocco da parte dei sempre attenti sviluppatori britannici.

Football Manager 2018 è un titolo ancora più immenso, arcigno e complicato del solito. La scelta di puntare sugli hardcore football gamer e differenziare il brand su tre prodotti secondo me è intelligente, ma potrebbe rivelarsi insidiosa. Al netto di qualche (grave) problema di interfaccia, e un’ottimizzazione non perfetta, però, il cuore manageriale della simulazione di Sports Interactive resta brillante, laddove le novità introdotte regalano un controllo totale della squadra. Il risultato è ammirevole e, e sebbene richieda un’abnegazione totale in termini di tempo e voglia, raggiunge momenti di esaltazione pura; tuttavia, alcuni meccanismi potrebbero essere rifiniti meglio e il vero potenziale del gioco sarà probabilmente concretizzato intorno a febbraio, con la solita mega patch post mercato invernale.

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Pro

  • Tante novità gestionali introdotte…
  • Esperienza sempre più complessa e coinvolgente…
  • Cura maniacale dei dettagli.
  • Controllo totale degli aspetti tattici.
  • Match engine notevolmente migliorato.

Contro

  • … non tutte ancora a regime.
  • … ma dalla curva di apprendimento molto più ripida.
  • Interfaccia grafica vecchia e confusionaria.
  • Richieste hardware più esose del solito.
8.4

Più che buono

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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