In Other Waters – Recensione

PC Switch

Gareth Damian Martin ci mostra un mondo alieno sullo schermo di un radar, lasciandocelo immaginare attraverso le parole della sua protagonista. Il risultato è potentissimo.

Sviluppatore / Publisher: : Jump Over the Age / Fellow Traveller Prezzo: € 14,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12+ Disponibile su: PC (Steam), Switch

L’onda del sonar disegna un cerchio perfetto nelle profondità oceaniche. Il segnale si irradia per l’ambiente circostante, accarezza architetture naturali, piante, creature mai viste, tornando indietro arricchito, consapevole, illuminando la fredda, azzurra mappa topografica di icone giallo fluorescente. Mondo bicromatico, stilizzato, visto attraverso gli occhi di un’intelligenza artificiale senziente, quella che gestisce la tuta della xenobiologa Ellery Vas. Le sue parole, supposizioni sul mondo che la circonda ricche di gioia, competenza scientifica e stupore riempiono il vuoto estetico, fondendosi all’analisi ambientale per trasformarsi in immagini, sensazioni, fisiche e psicologiche.




Una scarica di informazioni iniettata nel cervello che spinge ad uscire dai limiti del monitor, venendo sopraffatti dalle possibilità che quei simboli possono rappresentare. Un mondo alieno, ecosistema vergine, pulsante, vivo. L’oceano come culla della sua vita, quella stessa distesa d’acqua che sulla Terra soffre, malata e maltrattata, su Gliese 677cc resiste alla carica distruttiva dell’uomo, si ribella come un sistema immunitario, lotta per mantenere un equilibrio fragile. In Other Waters diventa così un travolgente racconto interattivo di preservazione ambientale, bramosia, vita e morte, attraverso il viaggio di Ellery in cerca di Minae, collega, amica, amante.

IN A BAR, UNDER THE SEA

Ossigeno, potenza, profondità attuale. Tutto è sotto controllo. Siamo gli angeli custodi di Ellery, compagni fedeli in un gameplay che reinterpreta il concetto ludico di esplorazione, limitando i movimenti e sostituendo le parole della scienziata ai poligoni. È quasi sadico il modo in cui Jump Over the Age ha deciso di privarci del fascino visivo del suo mondo e degli esseri che lo popolano, mostrandoci solo i contorni.

In Other Waters Recensione

L’ambiente si intuisce, i colori aiutano, le parole descrivono, è poi la mente che deve completare il puzzle.

Un panorama che si riempirà passo dopo passo, segmento dopo segmento, orientandoci coi punti cardinali e tracciando un percorso ramificato tra canyon e fitte foreste acquatiche.

Siamo gli angeli custodi di Ellery, compagni fedeli in un gameplay che reinterpreta il concetto ludico di esplorazione

La meraviglia nelle parole di Ellery, trascritte simultaneamente dal software integrato nella tuta Baikal. La disposizione dei segnali sul radar come un codice morse che racconta di creature impossibili; vegetali capaci di emettere bioluminescenze a intermittenza, come a voler comunicare in una lingua occulta, nascondendo tra le loro fronte xeno-granchi intenti a trasportare, lentamente, sacche di muco sul dorso. Abissi profondissimi dominati da correnti impetuose e letali, dalle cui viscere si ergono torri di roccia erosa alle cui sommità, come festoni, pendono colonie di micro-organismi che si nutrono dei raggi dei soli che filtrano tra le acque cristalline.

In Other Waters Recensione

Nelle zone più profonde del reef solo le bioluminescenze della flora possono illuminare l’ambiente circostante.

Un fascino sussurrato e avvolgente. Come quello del mistero che, esattamente come succederà a Ellery, continuerà a scendere in profondità col passare delle ore, rivelando un’indole da thriller sci-fi spiccata e pungente.

Le fasi di ricerca vengono accompagnate da momenti di alta tensione, come scariche di adrenalina a un gameplay minimale

La ricerca di indizi sulla scomparsa di Minae verrà spesso accompagnata, col passare delle ore, da momenti ad alta tensione, come attraversare foreste tossiche pulsanti di morte, capaci di consumare ossigeno come una fiamma libera. Situazioni che danno una scarica di adrenalina a un gameplay minimale, introducendo nuove meccaniche e piccoli puzzle che, inseriti al momento giusto, non consentono mai all’interesse di ristagnare.

In Other Waters Recensione

La nostra base, strutturata in più livelli, completa di laboratori di ricerca e medici, pausa guadagnata dopo ogni uscita in mare aperto.

Scelte di design che si installano perfettamente nell’impalcatura simil-metroidvania costruita da Gareth Damian Martin, con tanto di potenziamenti per la tuta, da ritrovare per poi superare ostacoli prima insormontabili. È però nella raccolta e analisi di campioni biologici che l’opera respira a pieni polmoni e dimostra tutto lo studio, lessicale e scientifico che c’è dietro In Other Waters.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Un racconto bellissimo capace di concentrarsi sul singolo uomo come sull’immensità della natura
  • Estetica originalissima, dove l’HUD si fa arte moderna
  • Colonna sonora da brividi
  • Senso di scoperta poderoso

Contro

  • Giocato su Switch le scritte risultano davvero minuscole
9

Ottimo

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