KAKU: Ancient Seal - Recensione

PC

Bingobell è uno sviluppatore con poca esperienza alle spalle, e cimentarsi con un open world è una sfida non per tutti. I sistemi di gioco da gestire sono molti e vanno incastrati alla perfezione per ottenere un risultato da ricordare. Il loro, con Kaku, sarà stato ripagato?

Sviluppatore / Publisher: Bingobell / Bingobell Prezzo: € 24,50 Localizzazione: Sottotitoli Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: ND

Ogni tanto capita in redazione uno di quei giochi che arrivano un po’ in sordina, senza troppo clamore, al che li guardi e dici: “Wow, un action adventure open-world! Questo titolo se la deve vedere con una competizione mica da ridere!”. Per dire, a metà maggio è arrivato su PC Ghost of Tsushima, tra gli attuali punti di riferimento delle ambientazioni a mondo aperto…

Per questo mi sono affacciato a Kaku: Ancient Seal con la curiosità di un delifno goloso, pronto a gettarmi in acque  inesplorate. Cosa sarebbe mai potuto andare storto?

KAKU: ANCIENT SEAL, CHI ERA COSTUI?

Partiamo dalle basi, ché a volte la teatralità della medias res è fuori luogo. Kaku è un giovane avventuriero, che incontriamo mentre cerca di catturare un porcellino volante. Nel giro di pochissimo, i due diventano amici e alleati, e Kaku si trova di fronte alla più classica delle avventure epiche: il mondo ha perso il proprio equilibrio, i quattro elementi sono fuori controllo e qualcuno deve rimettere tutto quanto in ordine, combattendo contro gli spiriti elementali per riportare le loro essenze al tempio sacro. Cos’ha di speciale Kaku? Niente, non pare che abbia chissà quale esperienza, ma la sua tenacia e determinazione saranno la chiave per salvare il mondo.

Lo sbilanciamento delle erbe curative a disposizione rende quasi inutile preoccuparsi di evitare gli attacchi nemici

Come potete vedere, l’impianto narrativo verte verso il generico in maniera piuttosto spinta,  e più andiamo avanti nell’avventura, più questa sensazione viene confermata dall’esperienza di gioco. Le quest secondarie non aggiungono varietà alla campagna, ma si limitano a metterci davanti a fetch quest piuttosto basilari, di interesse poco costante e tendente verso il basso sia a livello di storia che di gameplay.

Queste erbacce vanno abbattute con proiettili speciali.

A volte, un gioco riesce a cavarsela anche quando le missioni non brillano per originalità, perché magari riesce a mostrarci PNG intriganti dal backstory profondo, o con un rapporto inedito e stimolante con il nostro personaggio. Niente di tutto ciò perviene in Kaku, e da un certo punto in poi mi sono trovato a leggere i dialoghi frettolosamente mentre cercavo solo le informazioni più cruciali. Qualche personaggio secondario accompagna di tanto in tanto il percorso del nostro giovane impavido, e non è che siano antipatici, ma da lì a essere memorabili ce ne passa. Quanto meno, la storia è sottotitolata in italiano, anche se ho avuto l’impressione che si tratti di un lavoro automatizzato: sul menù principale campeggia in bella vista la scritta “Gruppo Discordia”. Poi sia chiaro, secondo me meglio così che niente, ma ogni tanto qualche piccolo intoppo si nota, ma si tratta di pochi casi, con effetti trascurabili. Passiamogliela, dai.

LE ARMI DI KAKU

Quindi, la storia di Kaku: Ancient Seal mi ha lasciato tiepidino. In un action adventure però c’è anche altro, per esempio l’esplorazione: sotto questo aspetto registro alcune note positive, anche se il quadro non si può dire privo di problemi. Il mondo di gioco è diviso in alcune macro-aree liberamente esplorabili; si tratta di zone ampie e con una certa varietà topografica, caratterizzate da una parte da un aspetto dominante, legato all’elemento naturale di riferimento, ma al tempo stesso non monotone o noiose. Non si scappa però dal fatto che questi grandi livelli ci portano a visitare ambienti ormai visti e rivisti: nel mondo dell’acqua abbondano isolotti e corsi d’acqua, in quello del fuoco siamo circondati da montagne e vulcani. Se ho parlato di un aspetto positivo e uno neutro, adesso tocca a quello complessivamente negativo, che affligge Kaku: Ancient Seal non solo per quanto riguarda l’esplorazione e la lieve componente platform, ma lo caratterizza dall’inizio alla fine. Facciamo che tagliamo la testa al toro: l’impatto visivo, complice – va detto – il coraggioso tentativo di confrontarsi con titoli dal budget più alto, è nel complesso deludente.

Fasci d’acqua concentrati come laser? Eccoli.

o fatto un rapido tuffo nel passato, per la precisione indietro di un paio di generazioni di console, giusto per trovare un paragone che non coinvolgesse le mille generazioni di schede grafiche su PC: la PlayStation 3 ci ha regalato (cioè, regalato no, ma ci siamo capiti) giochi come Ratchet & Clank Future: Tools of Destruction e Little Big Planet 2, e insomma, se Kaku fosse uscito quindici anni fa, avrei anche potuto complimentarmi con gli sviluppatori di Bingobell per le loro buone capacità tecniche, ma da allora sono passati ormai tre lustri. Alcuni scorci godono di un certo fascino naturale, ma più ci si avvicina agli elementi di gioco, più la sensazione di bellezza sfuma. Questo vale non solo per le componenti delle ambientazione ma anche per i modelli delle bestiole che scorrazzano nel mondo di gioco, e che dobbiamo prendere a mazzate, non tanto perché sembrino malvage, ma piuttosto perché ci servono i punti esperienza che rilasciano quando vengono sconfitte. E con questo siamo passati al combattimento. Che dire. Cos’è che avevo detto della grafica?

I poteri del nostro maialino ci permettono di attraversari tratti altrimenti insuperabili.

Ecco, il combattimento è ancora più altalenante. Da dove iniziare, come fare a spiegarvelo? Anche qui ci sono alcuni aspetti non proprio positivi ma nemmeno terribili, come il moveset di Kaku, che ha il minimo sindacale di varietà tra attacchi di mischia, da lontano, conditi dai soliti parry e schivate. Il problema vero, però, sta proprio in come il combattimento è calato nella struttura di gioco. Quando si arriva al primo boss è evidente che serve una serie di upgrade ai propri punti vita e alla propria stamina, usata per attacchi speciali, che si ottengono in piccoli livelli platform a sé stanti che costituiscono quasi un mini-gioco separato.

Kaku: Ancient Seal offre raramente PNG intriganti dal backstory profondo o con un rapporto inedito e stimolante con il nostro PG

Dopo aver potenziato il nostro eroe abbastanza per eliminare il boss, qualsiasi altro combattimento negli scenari open-world diventa triviale, si finisce per fare un po’ di button smashing fino a quando si eliminano le bestiole che si incontrano in giro. A questo va aggiunto un bilanciamento discutibile nelle risorse che si raccolgono in ogni angolo, le quali forniscono una quantità di erbe curative tale da rendere del tutto inutile preoccuparsi di evitare o parare gli attacchi nemici. Aumentare il livello di difficoltà non aiuta, proprio perché il divario tra il proprio personaggio e i mob è troppo eclatante. Si salvano solo le altre boss fight, ma non perché siano più di tanto interessanti, quanto piuttosto perché gli spiriti elementali diventano dei bullet sponge con alcuni attacchi in grado di oneshottarci. A questo punto riparte il ciclo degli upgrade, che però nel frattempo diventa più una rottura necessaria che una sfida interessante. che però nel frattempo diventa più una necessità che una sfida interessante. E via così, verso il prossimo mondo, e poi il prossimo boss, fino a quando rischia di passare la voglia. Magari non a tutti, ma a me si.

In Breve: Come giudichereste i Teletubbies? Ai bambini piccoli fanno impazzire, quindi è uno show imperdibile. O no? Kaku: Ancient Seals mi ha fatto pensare ai pupazzoni colorati: è facile, tecnicamente datato e narrativamente banalotto. La spiegazione più plausibile è che si rivolga a un pubblico molto giovane alle prime armi con gli action adventure. Siccome però ho il sentore che, se state leggendo questo articolo, non fate parte di una schiera di imberbi alla scoperta del mondo videoludico, valutate l’acquisto con una certa attenzione. Non è un gioco brutto, ma le sue prerogative sono spesso un po’ banali.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Intel i7-10750H, RTX 2070, SSD
Com’è, Come Gira: Kaku gira senza problemi, d’altra parte il comparto tecnico è più che abbordabile sia per le configurazioni più recenti che per quelle più attempate. In altre parole, sembra un gioco della PS3.

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Pro

  • Ambientazioni abbastanza varie / Può divertire i più giovani giocatori / Nobile tentativo per un piccolo team

Contro

  • Combattimento basilare e talvolta sbilanciato / Tanti personaggi dimenticabili / Sa tutto di già visto
6.5

Sufficiente

Dopo traverse vicende in alcune cittá italiche, il nostro Solar Nico é sbarcato in terra d’Albione. Se da una parte ancora si da alla ricerca matta e disperata di un parco (ma anche un praticello va benissimo) per approfittare di qualsiasi mezza giornata di sole londinese, dall’altra Nicoló ha rassegnato ogni speranza all’idea di stare al passo della propria, sempre crescente, libreria Steam.

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