Il reboot di una delle avventure grafiche più importanti degli anni ’90, ovvero King’s Quest, è finalmente giunto al suo terzo episodio: dopo un inizio strabiliante che mi ha piacevolmente stupito, e un secondo episodio abbastanza deludente e sottotono, Once Upon a Climb riporta immediatamente la serie su un livello decisamente alto, ma non senza qualche importante e curiosa novità. Il buon Graham non è più un ragazzino inesperto, e dopo esser diventato re di Daventry e aver salvato il regno da un gruppo di goblin è pronto ad affrontare una delle sfide più ardue che un uomo possa mai affrontare: trovare moglie.
LO VOGLIO!
Lo specchio magico, artefatto attorno a cui ruota l’intera serie, in questo episodio mostra al giovane monarca l’ubicazione della sua futura moglie: la cima di un’altissima torre, proprio come nelle migliori fiabe. Una volta giunto a destinazione, però, le cose prendono giustamente una piega alquanto strana: in vetta all’altissima costruzione, in attesa di essere salvate, vi sono addirittura due donzelle. Chi sceglieremo come futura regina di Daventry? Forse Vee, ragazza intelligente, dannatamente furba e amante degli enigmi, o forse Neese, folle artista, sognatrice e tanto ingenua quanto dolce?
Once Upon a Climb riporta la serie su un livello decisamente alto
LUI, LEI, L’ALTRA
Questo terzo episodio di King’s Quest offre molti meno enigmi rispetto ai suoi predecessori, tatto che si trasforma presto in un dating simulator in cui ogni nostra azione ha come fine il conquistare il cuore di una delle due donzelle. I dialoghi, ottimamente scritti ma soprattutto doppiati (ahimé solo in lingua originale), sono uno dei punti forti dell’opera, e sinceramente non ho sentito la mancanza di un “gameplay” più profondo, che ha lasciato il posto a una storia davvero affascinante.
Arrivati ormai a metà della serie possiamo cominciare a tirare le prime somme: ormai è palese che The Odd Gentlemen non si accontenta di offrire al videogiocatore un’esperienza “classica”, e non ha paura di sperimentare “generi” leggermente diversi tra loro. Se difatti il secondo capitolo prendeva ampio spunto da titoli survival-manageriali, in cui dovevamo spremerci le meningi per far sopravvivere tutti i prigionieri compiendo scelte morali affatto semplici, Once Upon a Climb nasconde un’anima molto più casual, e il suo essere “dating sim” non risulta affatto fastidioso, anzi, riesce a brillare grazie a una storia fiabesca capace di farci emozionare non poco. Infine, devo togliermi il cappello innanzi al modo in cui la software house americana ha trattato temi importanti ma spinosi come l’amore, la famiglia e soprattutto la vecchiaia, argomento tanto caro a noi della redazione. Vedere un vecchio re Graham, malato e allettato, implorare quasi in lacrime “un’ultima avventura prima che sia troppo tardi” innanzi allo specchio magico, mi ha davvero sconvolto, ed è una scena che non dimenticherò facilmente. La serie sembra essersi ripigliata alla grande, e ora attendo davvero con ansia il quarto capitolo di questo folle reboot.
Once Upon a Climb riporta in alto una serie che, dopo esser partita alla grande, aveva malamente inciampato già dal secondo episodio. Pochi enigmi, tanto umorismo e dialoghi di una qualità strabiliante – sia per i testi, sia per il doppiaggio originale – ci tengono incollati allo schermo, e tra una risata e l’altra non mancano nemmeno occasioni di riflessione un po’ più profondi. Bravi The Odd Gentlemen, continuate così.