In un ritorno che non ha letteralmente chiesto nessuno, Mobile Suit Gundam Seed Battle Destiny Remastered rispolvera un vecchio gioco per PS Vita, con tutti i pro e i contro del caso.
Sviluppatore / Publisher: Bandai Namco Forge Digitals Inc. / Bandai Namco Entertainment Inc. Prezzo: € 39,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam), Nintendo Switch
C’è stato un periodo in cui Gundam SEED ha rappresentato una vera e propria rivoluzione copernicana. Dopo anni trascorsi tra mobile suit dalle forme bizzarre come mulini a vento o centurioni, senza dimenticare la versione coi baffi metallici partorita da Sid Mead in preda a quella che sembrava una sbronza coi fiocchi, SEED ha saputo rilanciare la saga. La rielaborazione di alcune delle più affascinanti tematiche dell’Universal Century, vedi l’impossibile convivenza tra gli esseri umani e una stirpe geneticamente potenziata – i cosiddetti Coordinatori – all’interno di un universo comunque troppo stretto per entrambi, ha conferito nuovo fascino alla serie.
Il risultato è stato un vera boccata d’aria fresca, capace di monopolizzare le copertine di Newtype e ravvivare la passione dei fan dell’opera di Tomino. Avanti veloce fino a oggi: Mobile Suit Gundam SEED Battle Destiny Remastered è figlio di quel contesto, un adattamento sospeso nel tempo di un gioco originariamente sviluppato da Artdink (sì, quelli di A-Train) per PS Vita, mai uscito in Occidente.
MOBILE SUIT GUNDAM SEED BATTLE DESTINY REMASTERED COMBATTE OLTRE LE BARRIERE DEL TEMPO
Il gioco è un arcade puro, basato su scontri tra Mobile Suit all’interno di arene, con una leggera spruzzata di elementi ruolistici a insaporire un piatto che non cerca certo di nascondere le proprie origini. La struttura a missioni brevi e dirette, pensata chiaramente per la natura portatile della PS Vita, si distingue per la sua essenzialità quasi estrema, priva di fronzoli. Battle Destiny non perde tempo a raccontare l’affascinante conflitto tra Kira Yamato e Athrun Zala, lasciando al giocatore il compito di ricostruire la trama per conto proprio, mentre sul campo si alternano personaggi difficili da identificare per chi non ha familiarità con SEED, scambiandosi battute criptiche comprensibili solo a chi conosce a fondo la serie. Il fatto che i due personaggi iniziali creati dal giocatore – un pilota principale e il suo secondo – siano semplici soldati anonimi coinvolti nello scontro tra le figure chiave del conflitto contribuisce a creare un senso di alienazione, che riduce ulteriormente il coinvolgimento se non si ha familiarità con le vicende dell’Era Cosmica.

Paradossalmente, l’assenza di elementi scenici nello spazio rende le missioni siderali le più affascinanti da vedere.
Fortunatamente, il sistema di gioco è piuttosto divertente, con un’azione rapida che non scende mai sotto i 60 fps e un livello di difficoltà sorprendentemente impegnativo, capace di richiedere attenzione tra una sortita e l’altra. La progressione si basa sull’investimento dei punti esperienza per migliorare i Mobile Suit e ottimizzare una ricca dotazione di abilità passive, che si sbloccano gradualmente per entrambi i piloti. Sul campo, un buon arsenale garantisce la giusta versatilità tra attacchi corpo a corpo e a distanza, da gestire bilanciando con attenzione l’uso dei postbruciatori per coprire rapidamente le distanze e impartendo comandi al secondo pilota per agire in sinergia, mentre attorno infuria l’apocalisse meccanizzata.
Il vero tallone d’Achille del gioco è il sistema di lock, probabilmente ideato dal demonio in persona
Una particolarmente soddisfacente, con oltre cento Mobile Suit; alcuni inediti rispetto al gioco originale, mentre le vecchie glorie emergono rinfrescate da un efficace restyling grafico che le rende scintillanti in alta risoluzione. Le arene, invece, confermano le origini portatili del gioco: spoglie e spartane, non riescono a nasconderne gli originali limiti tecnici. Tuttavia, il fascino dei protagonisti corazzati riesce in buona parte a compensare questa carenza.
SYSTEM FAILURE
Con una campagna che ripercorre gli eventi di Gundam SEED e SEED Destiny dalla durata di circa una dozzina d’ore e una sezione libera in cui riaffrontare le missioni principali senza le limitazioni imposte dalla trama, arricchita da incarichi inediti e via via più impegnativi, Battle Destiny Remastered vanta una longevità sorprendente. Se riesce a catturarvi difficilmente vi lascerà andare, specie se a completare il pacchetto arriva una modalità versus completamente personalizzabile tra regole e modificatori, perfetta per mettere alla prova i riflessi contro la cattivissima CPU. Al netto della semplicità strutturale – che in fondo non è necessariamente un difetto grazie a un approccio diretto ed essenziale – il vero tallone d’Achille del gioco è il sistema di lock, probabilmente ideato dal demonio in persona: uno dei peggiori che mi sia mai capitato di usare. È possibile scegliere tra due varianti nel menu delle opzioni, ma entrambe si rivelano clamorosamente inadeguate, soprattutto quando si viene bersagliati da ogni direzione dagli assi nemici e la telecamera decide di non collaborare.

Un grosso bersaglio da difendere, nemici aerei e assi in avvicinamento: decisamente una brutta gatta da pelare per il nostro anonimo eroe.
Il problema diventa ancora più evidente in aree affollate da nemici rapidi o unità volanti, dove l’azione richiede precisione e reattività che il sistema, semplicemente, non è in grado di offrire. Il risultato è una difficoltà che spesso appare artificiosa, soprattutto nelle missioni di scorta, dove si finisce per passare più tempo a lottare contro un sistema di controllo ottuso che contro i nemici stessi. Il problema si amplifica nelle sezioni ambientate nello spazio, dove la maggiore mobilità accentua l’imprecisione del lock-on e l’imprevedibilità della telecamera, mentre l’unità che dovremmo proteggere può solo incassare colpi in attesa del peggio.
La struttura a missioni brevi e dirette, pensata chiaramente per la natura portatile della PS Vita, si distingue per la sua essenzialità quasi estrema
L’enfasi sugli attacchi melee, con i loro bruschi cambi d’inquadratura, non fa che aggiungere ulteriore confusione, trasformando l’esperienza in qualcosa di inutilmente frustrante. Un gioco che ha il potenziale per appassionare, ma che cela dietro l’azione serrata e la generosa quantità di contenuti un’esperienza troppo penalizzata da scelte meccaniche discutibili. Chi saprà perdonarle, troverà comunque qualcosa per cui valga la pena combattere.
In Breve: Mobile Suit Gundam SEED Battle Destiny Remastered è un adattamento che, pur rimanendo fedele alle origini portatili del titolo originale, offre un’esperienza di gioco solida e appassionante per gli amanti della saga SEED. Il gameplay rapido e fluido, unito a una discreta personalizzazione dei Mobile Suit e a un ampio roster di mech, costituisce il cuore pulsante di un titolo capace di intrattenere per ore. Tuttavia, la narrazione scarna e frammentaria, rivolta quasi esclusivamente ai fan di lunga data, e soprattutto un sistema di lock-on frustrante e mal calibrato, frenano notevolmente il potenziale del gioco. Il buon livello di sfida viene spesso ingiustamente ostacolata da scelte di design poco felici, che rendono l’esperienza meno accessibile ai neofiti. In definitiva, un prodotto imperfetto ma con fascino, che riuscirà a soddisfare principalmente chi ha già familiarità con l’universo di Gundam SEED.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 5800X, RTX 4070 12Gb, RAM 32GB 3600Mhz, SSD
Com’è, Come Gira: 60 fps fissi in ogni situazione, e vorrei ben vedere. È un peccato che le opzioni riservate alla versione PC siano ridotte all’osso; è presente un sistema di controllo alternativo via mouse e tastiera, ma questo è chiaramente un arcade cucito attorno al pad.