Ho ancora un ricordo vivo delle mie giornate in redazione, mentre lavoravo alla recensione di Outlast in versione PC. Con un paio di cuffie ben salde in testa a isolarmi dal mondo circostante, mi sono tuffato nel mondo tetro e spaventoso dell’ospedale psichiatrico di Mount Massive, saltando dalla sedia a ogni passaggio particolarmente teso e prendendo a male parole quei colleghi che avevano la malaugurata idea di toccarmi sulla spalla nei momenti meno opportuni. Il fatto che un titolo “adulto” come Outlast giunga anche su Nintendo Switch è un bel segnale di come si stia muovendo la casa di Kyoto al fin variegare in modo importante la sua offerta (ne ho discusso recentemente in questo editoriale, nel caso vogliate approfondire il mio pensiero sull’argomento), e la cosa bella è che un horror di questo tipo funziona davvero bene anche in modalità portatile, come andiamo a vedere testé.
FARSELA SOTTO IN AUTOBUS
Tentare la fuga da un manicomio infestato da creature che ci danno la caccia, specie se siamo armati solo di una videocamera a infrarossi, è un grattacapo non da poco. In Outlast i jumpscare sono all’ordine del giorno e al nostro protagonista – il giornalista Miles Upshur, recatosi alla magione per indagare su strane pratiche nei confronti dei pazienti ivi ricoverati – non resta altro da fare che restare nascosto ed evitare il più possibile i pericoli, in una sorta di Alien Isolation senza possibilità di offesa nei confronti di chi vorrebbe trasformarlo in carne da macello.
Outlast è un titolo che in mobilità va giocato tenendo saldamente la console tra le mani
UN PORT PRECISO AL PIXEL
L’esperienza, a livello di contenuti e interfaccia, è quindi praticamente la stessa che abbiamo assaporato sulle piattaforme che hanno ospitato Outlast prima di Nintendo Switch. Anche dal punto di vista tecnico siamo sulla parità assoluta: Red Barrels sa sfruttare l’Unreal Engine 3 con perizia e la versione Switch è estremamente simile alle versioni PS4 e Xbox One a livello visivo, laddove in versione portatile i 720p si adeguano alla risoluzione nativa della console, mentre in versione docked non ci si allontana troppo dal Full HD. Dove la versione Switch di Outlast paga un po’ pegno è in ambito frame rate, che si assesta sui 30 fps (granitici), quando sulle altre piattaforme si viaggia al doppio della frequenza. Poco male, visto che siamo di fronte a un titolo che non richiede chissà quali tempi di reazione: benissimo ha quindi fatto lo sviluppatore a tagliare su questo fronte, pur di mantenere intatta la qualità su altri aspetti più importanti.
In Outlast i jumpscare sono all’ordine del giorno
Outlast in versione Switch “ce la fa” nella misura in cui Red Barrels ha operato il minimo sforzo per ottenere il massimo risultato. Siamo di fronte a una conversione 1:1 delle incarnazioni che già conosciamo a menadito, da esse tecnicamente quasi indistinguibile se si omette un frame rate bloccato a 30 fps, quando altrove è il doppio. Per il resto, il delirio che alberga nei corridoi del manicomio di Mount Massive non ha perso una virgola della sua carica emotiva, e i salti sulla poltrona sono garantiti anche qualora si decida di fruire del gioco in modalità portatile. La presenza del DLC Whistleblower allunga il brodo di quel tanto che serve per arrivare “serenamente” a fine mese, quando su eShop farà la sua comparsa Outlast 2. Evviva.