A voi piacciono gli ossimori? A me sì, tantissimo. Ricordo come fosse ieri il libro di grammatica e i suoi esempi, tanto basilari quanto efficaci: “un silenzio assordante”, “un’oscurità accecante”. Affascinante. Quale mente poteva associare concetti così antitetici? Un genio, per forza. Ma forse sto divagando. No, tutto sommato direi di no. O forse sì, non ne sono certo. Parafrasando il nostro capitano Mario, “divago dicendo che sto divagando”. Ma allora tagliamo corto e passiamo all’oggetto di questa recensione, Radio Commander, che si propone di metterci al centro di un’esperienza più immersiva di quanto abbiamo mai provato in un RTS collocandoci il più lontano possibile dall’azione. Come? Magia dell’ossimoro.
APOCALYPSE NOW
Ci ritroviamo nel pieno della guerra del Vietnam, al comando di forze statunitensi. Come di consueto per i giochi strategici, non spetta a noi vestire i panni dei soldati e tirare il grilletto in prima persona contro Vietcong o soldati nemici, bensì impersoniamo un comandante alla guida di un numero ben definito di truppe nel corso di una campagna che ci vede visitare gran parte del paese del sud-est asiatico. Fin dai primi secondi l’impronta distintiva del gioco degli sviluppatori di Serious Sim appare evidentissima: la mappa di gioco su cui passiamo la totalità del nostro tempo non è altro che una cartina topografica dell’area di missione messa su un tavolo della tenda da cui dirigiamo le operazioni.
Ho pensato: “Che figata!”
Sulla mappa di gioco è poi possibile aggiungere nuove pedine, per esempio quando vengono identificati dei nemici, o porvi altri segni per evidenziare aree o pattuglie da evitare; oltre ai vari strumenti forniti di default è anche disponibile il disegno libero che permette al nostro libero genio di sbizzarrirsi come più gli aggrada.
Al nostro acume tattico non viene dato spazio di manovra
PLATOON
Certe volte in Radio Commander la sconfitta arriva senza tante cerimonie. Quando incontrano resistenza, le nostre truppe forniscono commenti sull’andamento dello scontro, ma in più di un’occasione mi è capitato che un’unità passi dall’aver subito poche perdite alla completa disfatta nel giro di pochi secondi. I ragazzi di Serious Sim hanno implementato un sistema di combattimento che tiene conto di una quantità di fattori come la gittata e potenza delle armi, la salute e il già citato morale delle forze in campo, ma di tutto ciò al giocatore arriva ben poco.
Quando i nostri hanno la peggio, a noi non arriva un riscontro sufficiente per consentirgli di capire dove ha sbagliato e come rimediare, il che è tanto più grave perché, come detto, il game over è dietro l’angolo. Esiste una modalità di replay dove tutte le statistiche e le posizioni delle truppe nemiche vengono rivelate, il che aiuta a comprendere gli ingranaggi che muovono questo strategico; si tratta comunque di un sistema artificioso e non immediato, mentre sarebbe stato fortemente preferibile imparare le regole del gioco tramite feedback in-game.
L’aspetto puramente tattico offre una discreta varietà grazie all’uso di mezzi di supporto come l’artiglieria, blindati di trasporto o elicotteri, ciascuno con le proprie peculiarità, ma manca di profondità. Non esiste alcun tipo di gestione di abilità speciali, né è possibile cambiare formazione o atteggiamento tattico per approcciare nemici diversi a seconda dell’occasione; non è neanche presente un sistema di progressione, nonostante comandiamo gli stessi uomini che diventano sempre più veterani di guerra. Dunque, a fronte di scenari abbastanza variegati dalla discreta molteplicità di obiettivi, lo svolgimento di ciascuno di essi si declina secondo azioni ripetitive in cui al nostro acume tattico non viene data la libertà di manovra che mi aspetto da uno strategico di spessore che possa consigliare spassionatamente a tutti gli amanti del genere.
L’idea alla base di Radio Commander è un’intuizione brillante che finisce però per essere la gabbia da cui gli sviluppatori non sono riusciti a liberarsi. La lontananza tra comandante e truppe in campo non è una buona scusa per la scarsa profondità del sistema di combattimento e l’inadeguato riscontro che ci viene fornito su cosa ha funzionato e cosa no del modo in cui utilizziamo le nostre truppe. Con la gradita presenza di un impianto narrativo ben calato nella realtà politica della guerra del Vietnam, Radio Commander può comunque essere apprezzato da chi ha sperimentato davvero tanti strategici e cerca qualcosa di sfizioso.