Reigns: Her Majesty - Recensione

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Quando ho scoperto il primo Reigns ero a Colonia, con l’allegra banda di TGM. Di ritorno da una delle distruttive giornate su e giù per la fiera, steso sul divano in fin di vita, ho scaricato questo nuovo giochino di cui tutti parlavano. Ho passato tutta la serata azzeccato sui tarocchi digitali, cercando di superare il record di Davide e degli altri amici. Una droga: non solo il sistema era spassoso per il contenuto delle carte e per il modo in cui si plasmava una storia tutta personale, ma anche perché riusciva a darti l’impressione di progredire, nonostante ogni volta si ricominciasse da capo. Un titolo davvero particolare, la cui peculiarità è diventata una caratteristica che l’ha reso famoso in tutto il mondo.

LUNGA VITA ALLA REGINA

Ci sono voluti quasi due anni per dargli un seguito (ma bisogna essere onesti e dire che l’originale Reigns ha goduto di un supporto invidiabile che ha aggiunto carte, contenuti e la traduzione italiana in corsa). Sul fotofinish del 2017, anno in cui la figura femminile è stata fondamentale nel mondo dell’intrattenimento (ludico e non), non si poteva che dedicare questo sequel alla donna, ovvero alla regina. Reigns: Her Majesty attinge dal predecessore in tutto e per tutto, ma ne amplia la formula declinandola in chiave femminile. Se non avete mai giocato al titolo precedente di Nerial, sappiate che si tratta di un gioco basato su una sorta di meccanismo simil Tinder: ci viene posta davanti agli occhi una carta personaggio con un messaggio per noi e dobbiamo decidere se spostarla a destra o a sinistra, a seconda della risposta che si intende dare. La nostra decisione influenza i quattro parametri su cui si basa il regno: il favore della chiesa, la felicità del popolo, la potenza militare e la riserve di denaro.

Reigns Her Majesty recensione pc mobile

Her Majesty attinge dal predecessore in tutto e per tutto

La difficoltà nello gestire queste statistiche è duplice: intanto non sappiamo se le nostre decisioni le influenzeranno in modo positivo o negativo, e poi bisogna assolutamente mantenerle in equilibrio. Se uno dei parametri scenderà troppo sotto gli altri o se viceversa diventerà preponderante, si finirà per soccombere. Che si venga giustiziati per blasfemia, linciati dal popolo o si finisca a marcire in gattabuia durante un colpo di stato militare, la morte in Reigns: Her Majesty è una compagna fedele e presente, spesso atroce e a volte buffa: può arrivare dallo squilibrio dei parametri o anche dalla folta schiera di personaggi insidiosi, pronti a ficcarvi un coltello tra le scapole alla prima occasione.

TENERE IN PIEDI UN REGNO

In effetti, giocare a Reigns deve essere – con le dovute misure – proprio come cercare di tenere in piedi un regno per davvero: i rapporti con gli altri personaggi sono sempre sul filo e dovrete imparare davvero molto bene a dosare bastone e carota. Sbilanciarsi totalmente in favore di una fazione significa condannarsi a una fine ingloriosa; allo stesso tempo, scontentare tutti vi esporrà al rischio di un colpo di stato. Il segreto è l’equilibrio, ma in Reigns non è semplice capire come trattare le richieste dei tantissimi personaggi: chiesa ed esercito sembrano sempre sul piede di guerra e, progredendo nell’avventura, entreranno a corte personalità complesse, le cui volontà non sposeranno nessuna fazione in particolare. Quelle di questi personaggi rappresentano sicuramente le richieste più insidiose, ma anche quelle in grado di espandere maggiormente il gioco perché aggiungono tarocchi al pool delle carte disponibili. Nuove espansioni del mazzo alimentano personaggi e situazioni che assicurano la possibilità di proseguire con l’avventura e raggiungere l’endgame, ma il prezzo da pagare è farsi strada in decisioni sempre più ambigue.

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La peculiarità interessante di Reigns: Her Majesty risiede proprio nella sua natura criptica

Seppure in Reigns: Her Majesty, come anche nel predecessore, sia divertente anche solo cercare di restare in groppa al regno il più al lungo possibile (sfidando i record dei propri amici), l’avventura presenta una vera e propria conclusione che arriva solo se siete abbastanza scaltri da seguire scrupolosamente i suggerimenti e le suggestioni sussurrate nel corso della partita. La peculiarità interessante di Reigns: Her Majesty risiede proprio nella sua natura criptica: potete giocare per mille anni senza arrivare mai al punto, ma se siete abbastanza svegli da ricordarvi tutti gli indizi sibillini sussurrati dai personaggi, i passi da fare non sono poi molti. Il tutto sta nell’avere fortuna che le situazioni capitino nella stessa run e avere la prontezza di combinare tutti gli oggetti necessari al momento giusto. Ci vuole un po’, ma la strada che conduce ai tre possibili finali vi impegnerà per diverse ore. Sempre che troviate la soluzione all’enigma.

OLTRE LO SPECCHIO

Il nuovo Reigns ha anche l’intelligente pensata di rendere tutto un po’ metareferenziale, un aspetto che si avverte quasi subito, non appena i glitch grafici fittizi cominciano a sconvolgere lo schermo all’apparire di uno dei personaggi chiave della vicenda. Ma questo aspetto si ritrova anche in tanti oggetti che bucano la quarta parete e che, grazie al personaggio della strega, forniscono al giocatore un contesto decisamente più intrigante del fantasy classico nonché una serie di indizi importanti per rivolgersi al finale più completo. Proprio per questo l’interazione con i manufatti è maggiormente presente che nel prequel e, se è vero che snatura l’effetto di un gioco che aveva la sua forza nella semplicità delle meccaniche, allo stesso tempo lo rende più profondo e ne espande le possibilità. Alcuni snodi narrativi, infatti, si scioglieranno solo usando un determinato oggetto su un certo personaggio. Va da sé che la guida più efficace per il giocatore saranno gli hint dati dal sistema di obiettivi interno che, a ogni morte della regina, informa su quali sono i traguardi ottenuti e quali quelli mancanti per proseguire nell’avventura.

si tratta di un titolo piccolo (realizzato da appena 5 persone) ma decisamente interessante

Reigns: Her Majesty è un titolo che, secondo chi vi scrive, trova la sua forma definitiva su piattaforma mobile. Non è un caso che, dopo aver giocato approfonditamente la versione su Steam, abbia deciso di comprarlo anche su iPhone per continuare lì: l’interazione con lo swipe lo rende d’altronde perfetto proprio per la sua ispirazione alla nota app di incontri Tinder. Viverlo sullo schermo del computer ha comunque il vantaggio di regalare un’interfaccia più chiara dove tenere sotto controllo tutte le caratteristiche del tavolo di gioco. Qualunque sia la forma in cui deciditate di farlo vostro (il prezzo è grossomodo lo stesso e si aggira sui tre euro) sappiate che si tratta di un titolo piccolo (realizzato da appena 5 persone) ma decisamente interessante: sia per la vibrante vena femminista, sia per un sistema divertente che, nonostante l’inevitabile ripetizione con il prequel, mantiene una freschezza e un divertimento di fondo che lo rendono una vera e propria droga.

Seguendo la scia del primo indimenticabile Reigns, Her Majesty aggiunge meccaniche interessanti e un sottotesto politico davvero azzeccato e pertinente al nostro momento storico. Resta divertentissimo sia per le situazioni che presenta, sia per un sistema di gioco che non ha perso un briciolo della sua immediatezza, sia che lo giochiate su Steam, sia che decidiate di fare vostra la versione mobile.

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Pro

  • Non smetteresti mai di giocare.
  • Divertente interpretare diversi personaggi.
  • Interessante dal punto di vista sociopolitico.

Contro

  • A volte è frustrante ricominciare daccapo.
  • Non è sempre semplice capire come procedere.
  • Si può letteralmente restare incastrati per giorni.
8

Più che buono

Avete presente quelle persone che sembrano un po’ ciula, ma poi non lo sono affatto? Ecco… non è il caso di Fabio, battezzato in tanti di quei modi da fare il giro (scegliete voi tra De Luigi, Stefano Accorsi o Stanis). Per lo meno ci mette l’anima, nonostante proprio non gli riesca di pronunciare “pala eolica” come a tutti i comuni mortali.

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