Rise of the Ronin – Recensione

PS5

Due anime legate da un unico destino nel Giappone di fine XIX secolo, teatro di un periodo di enormi cambiamenti da Oriente a Occidente. Le lame gemelle cambieranno il futuro del paese e voi plasmerete il loro in Rise of the Ronin, nuova esclusiva PlayStation 5 firmata Team Ninja.

Sviluppatore / Publisher: Team Ninja / Sony Interactive Entertainment Prezzo: € 79,99 Localizzazione: Completa Multiplayer: Coop PEGI: +18 Disponibile su: PS5 Data d’uscita: 22 marzo 2024

Finalmente ci siamo: una delle esclusive PS5 più attese dell’anno è pronta al debutto, per la gioia di chi si sente orfano di Ghost of Tsushima e di chi attende con ansia il misterioso Assassin’s Creed: Codename Red. Team Ninja ha dato fuoco alle polveri della rivoluzione, forte di un’esperienza non indifferente in ambito di “giochi di samurai, ninja e via dicendo”.




Sappiamo che siete scimmiette curiose e che molto probabilmente siete già scesi a fondo pagina a sbirciare il voto… quindi che diavolo è successo? State già gridando “scaffale”? Con calma, proseguite nella lettura e scoprirete che di capolavoro non si tratta ma anche che non tutto è così brutto come sembra.

LIBERO SFOGO A STILE E VIOLENZA

In fase di anteprima abbiamo tenuto a sottolineare che Rise of the Ronin NON è un souls-like e solo in parte segue le orme dei precedenti titoli del Team Ninja. Precisiamo che per la recensione abbiamo giocato al livello intermedio e sebbene i picchi di difficoltà non siano mancati, l’eccellente combat system e alcuni escamotage ci hanno permesso di godere di un’esperienza abbastanza bilanciata ma comunque distante dalla definizione “masocore” coniata dagli sviluppatori di Nioh. Come già sottolineato nella nostra copertura precedente, è il sistema di combattimento a brillare più di ogni altra cosa. Inizierete ad assimilarlo fin dal lungo prologo ma solo con la pratica ne assorbirete tutti i segreti.

Pregare nei numerosi santuari nascosti vi farà guadagnare velocemente punti esperienza. Ce ne sono decine sparsi in giro.

La vostra lama gemella potrà maneggiare svariati tipi di armi, sia da mischia che da distanza, ognuna con caratteristiche uniche e svariati stili di lotta. Se pistole, fucili ed archi saranno utili principalmente come strumento di offesa secondario, katane, lance, baionette e via dicendo richiederanno molta più pratica e potrete equipaggiarne due scegliendo tra una miriade di opzioni, vendendo o smontando quelle che non vi servono più. Utilizzandole più spesso inoltre aumenterete le vostre “competenze arma” sbloccando di conseguenza nuove mosse. Non esistono vere e proprie stances come in Nioh perché i diversi set di attacco e determinate nuove mosse sono legate ai vari stili di combattimento associabili a determinati tipi di arma e alternabili in tempo reale. In alcuni casi il gioco vi consiglierà di cambiare stile per utilizzarne uno più efficace contro determinati nemici, ma da un certo punto in poi a fare la differenza sarà la vostra abilità e voglia di sperimentare.

Non siamo in GTA, ma avere comportamenti “non appropriati” soprattutto in città potrebbe farvi guadagnare una bella taglia da ricercato.

Non vi aspettate di andare lontano senza parry e schivate che, pur non rivestendo l’importanza critica che gli viene riconosciuta nei Souls, hanno un ruolo molto importante. Nel corso degli scontri la stamina cala e si ricarica come vi aspettereste, utilizzando tecniche, parando e via dicendo, ma in modo meno brutale rispetto ai classici Souls. C’è poi da tenere d’occhio il Ki, che rappresenta l’energia, lo spirito vostro e degli avversari. È una seconda barra posta sopra a quella dell’energia e il focus consiste nel farla calare in modo da affaticare il nemico, romperne le difese e renderlo più vulnerabile.

Sebbene non manchino digressioni, la ricostruzione del Giappone di fine XIX secolo è ben fatta e immersiva mentre si passa dall’iniziale Yokohama a Kyoto ed Edo, l’attuale Tokyo

A quel punto potrete rimaneggiare molto più velocemente la sua energia o in alcuni casi farlo fuori direttamente con un paio di colpi ben assestati… con relativo spargimento di sangue e arti. Lo sblocco di ulteriori tecniche (alcune legate alla classe, altre alle armi, altre ancora agli stili) rende il parterré di mosse disponibili in Rise of the Ronin ampio e sontuoso, forse anche troppo perché visto il ritmo degli scontri difficilmente riuscirete a gestire tutto questo ben di Dio in scioltezza senza incartarvi le dita.

TRUCCHI DEL MESTIERE

Vista l’ampia varietà di possibili approcci negli scontri a viso aperto, ci saremmo aspettati un trattamento simile anche nello stealth, che invece si limita alle meccaniche classiche non concedendo una così grande libertà. In questo senso il rampino avrebbe potuto essere sfruttato molto meglio visto che è possibile utilizzarlo solo su determinati appigli o in specifici momenti. Utilizzarlo è figo perché permette di agguantare nemici posizionati più in alto per farli cadere o arpionare oggetti da usare a mo’ di arma, ma forse concedere libertà totale con un accessorio del genere avrebbe complicato il level/mission design, pur giovando non poco alla godibilità di scontri ed esplorazione.

Ovviamente non poteva mancare un fido destriero. Potrete cambiarlo e potenziarlo nelle stalle ma quando lo cavalcherete potrete utilizzare solo gli attacchi secondari.

Secondo problema, questo ancora più grave: l’Intelligenza Artificiale. Vi troverete di fronte nemici abbastanza aggressivi ma che raramente attaccheranno più di uno/due alla volta, i boss o semi-boss richiedono molta attenzione e spesso bastano un paio di colpi sbagliati per terminare uno scontro con una vittoria o una sconfitta. Nel secondo caso si vanno ad instaurare delle faide che vi faranno perdere parte dell’esperienza guadagnata. In questo in effetti siamo abbastanza vicini ad un souls-like, ma per recuperare ciò che vi è stato tolto non dovrete necessariamente uccidere il rivale, vi basterà infliggergli un colpo critico e poi fuggire… ed è qui che Rise of the Ronin presta il fianco ad una delle critiche più feroci: non è possibile che nel 2024 ci troviamo ancora di fronte a nemici che agiscono “a zona”, ovvero vi vedono, vi inseguono ma se uscite anche un metro dal loro cerchio d’azione girano le spalle e tornano indietro.

Quando Rise of the Ronin si apre alla sua natura open-world inizia a incespicare sempre più vistosamente, anche in modalità Performance

Questo da vita agli escamotage a cui accennavamo, che speravamo di esserci lasciati alle spalle: eliminare avversari forti o nutriti gruppi di nemici diventa solo una questione di pazienza perché basta infliggere qualche colpo e scappare per poi tornare e ripetere il tutto fino alla conclusione. Questo avviene quasi sempre nelle zone chiuse o semi-chiuse, fortunatamente un po’ meno negli accampamenti aperti.

MEGLIO SOLI CHE MALE ACCOMPAGNATI?

Il potere decisionale a cui accennavamo nell’anteprima è presente spesso e volentieri nel formulario di Rise of the Ronin. Lo incontrerete nelle conversazioni, i cui risvolti dipenderanno anche dalle abilità sbloccate, che vi daranno accesso all’arte della persuazione e persino della minaccia modificando lo svolgimento di determinati eventi e influenzando in alcuni casi anche la velocità e semplicità di risoluzione degli stessi. In alcuni casi potrete anche decidere del destino di alcuni NPC. Nelle prime ore ci siamo trovati a scegliere se risparmiare o meno la vita di un brigante che avevamo combattuto, abbiamo scelto la prima opzione e ce lo siamo ritrovato davanti qualche ora dopo impaurito per il ricordo del nostro precedente incontro. A quel punto ci è stato offerto di unirci a lui oppure di risolvere la cosa una volta per tutte e in questo caso abbiamo optato per il duello finale.

L’aliante di cui verrete in possesso dopo qualche ora è utile per gli spostamenti in e fuori città, ma smorza un po’ l’immersione nella veridicità storica del gioco.

In più di un’occasione potrete decidere se affrontare determinate sezioni di gioco in compagnia di un’altro personaggio, del quale potrete prendere il controllo diretto passando da un protagonista all’altro con una facile combinazione di tasti, oppure se lasciarlo al suo destino e proseguire in solitaria. Potrete altresì ingaggiare qualche amico reale e provare la modalità coop di Rise of the Ronin, che purtroppo a noi era preclusa per ovvi motivi. Lo ripetiamo, siamo anni luce distanti dalla varietà e profondità di un Baldur’s Gate 3, ma in questi ambiti Team Ninja ha fatto davvero un buon lavoro.

UNA VOLTA QUI, IN RISE OF THE RONIN, ERA TUTTA CAMPAGNA

A corredo di una main-quest discretamente intensa e interessante troviamo missioni secondarie un po’ old-style. Chi vi scrive è rimasto letteralmente rapito dal modo di costruire e raccontare le side-quest in Banishers: Ghosts of New Eden, gioco che a fronte di un gameplay per forza di cose alla lunga ripetitivo, quasi mai ha banalizzato le storie raccontate “a corredo”. Rise of the Ronin presenta al giocatore unaserie di attività a volte poco contestualizzate, che sul lungo periodo tendono alla ripetitività. Carini i passatempi a base di corse a cavallo, poligoni, gare di planata e via dicendo, ma quando ci si trova a dover accontentare gli NPC per guadagnare Karma ecco che si ricade nei soliti “vammi a prendere questo”, “scopri dove è nascosto quest’altro” e compagnia bella.

Nella foga della lotta, occhio a non esaurire il vostro Ki. Se dovesse accadere rimarreste immobili e completamente in balia degli avversari.

L’idea di dare al giocatore un doppio binario per ottenere esperienza e Karma però non è male. Ciò è possibile farlo completando missioni in maniera tradizionale, ma ancora di più guadagnando popolarità nei vari territori. Questa si ottiene aiutando persone che chiedono aiuto, scoprendo nuove location o ristabilendo l’ordine, ovvero eliminando drappelli di malviventi e/o personaggi di dubbia moralità che di fatto fungono da mini-boss. Mentre il primo tipo di esperienza non può essere persa, il secondo è a rischio se doveste morire. In questo caso si innesca il sistema di faide descritto poco fa, ma per non rischiare potrete “mettere in salvo” il Karma accendendo uno stendardo, a quel punto verrà convertito in punti abilità rari utili per sbloccare nuove tecniche nei rami di specializzazione.

Molta più quantità che qualità ed è un peccato perché un combat system di questa caratura e un setting così affascinante avrebbero meritato ben altro trattamento

Il world building è buono. Personaggi ed eventi vengono introdotti e contestualizzati con dovizia di particolari e, sebbene non manchino digressioni, la ricostruzione del Giappone di fine XIX° secolo è abbastanza immersiva mentre si passa dall’iniziale Yokohama a Kyoto ed Edo, l’attuale Tokyo. Tre fazioni si contendono potere e futuro e tale contrapposizione è ben visibile sia negli eventi narrati che nella mutevolezza delle location, che a seconda delle zone passano dai tradizionali panorami rurali nipponici a città ben più estese e contaminate dall’architettura occidentale. In tutto questo sono stati inseriti degli elementi di gameplay un po’ stridenti, che finiscono per guastare un po’ l’atmosfera. Esempio: l’aliante che utilizzerete da un certo punto in poi per spostarvi tra una location e l’altra (ma non solo) ricorda la macchina volante “prestata” da Leonardo Da Vinci a Ezio Auditore in Assassin’s Creed II ed entra in gioco come un gadget utile alla causa che però smorza l’immersione nel contesto storico.

TUTTO MOLTO BELLO IN RISE OF THE RONIN? INSOMMA…

E veniamo a quello che forse è il vero Tallone d’Achille della produzione: il comparto tecnico. L’intro inganna in questo senso perché essendo ambientata in spazi molto limitati regala una visione d’insieme tecnicamente apprezzabile. I problemi arrivano quando Rise of the Ronin si apre alla sua natura open-world e inizia a incespicare sempre più vistosamente, anche in modalità Performance, che è quella che abbiamo utilizzato per il test. A quel punto le texture inizialmente buone si fanno poco definite e l’illuminazione si appiattisce, tutto si carica con ritardi visibili e l’intero mondo di gioco tentenna, “aggiustandosi” con pesanti fenomeni di pop-in, sfarfallamenti e cali di frame rate ben al di sotto del target di 60 fps e spesso con scatti improvvisi e fastidiosi. Purtroppo anche in termini di animazioni non siamo messi bene: se quelle relative al combat system sono tutto sommato buone (anche perché a quella velocità sfidiamo chiunque a notarne i difetti), lo stesso non si può dire di ciò che si vede durante salti, scalate, cavalcate e via dicendo.

Sarà anche possibile un arco.

Una patch è già stata resa disponibile per chi ha recensito il gioco ma non ha prodotto effetti tangibili, un’altra è prevista per il giorno del lancio e ci auguriamo che sistemi un po’ le cose perché in queste condizioni Rise of the Ronin non arriva mai alla soglia dell’ingiocabilità ma di sicuro non è un prodotto degno di una console dell’attuale generazione. Rimane comunque un titolo che chi ha apprezzato Ghost of Tsushima et similia non può non prendere in considerazione. Molta più quantità che qualità ci verrebbe da dire ed è un peccato perché un combat system di questa caratura e un setting così affascinante avrebbero meritato ben altro trattamento.

In Breve: Rise of the Ronin è una sorta di parco divertimenti per samurai, un’avventura a mondo aperto con un eccellente combat system, nella quale l’abbondanza di attività potrebbe distogliervi da una trama avvincente e ben raccontata. È più vicino ad un Assassin’s Creed che a un souls-like o a uno dei giochi precedenti del Team Ninja e avrebbe potuto essere ancora migliore se sotto il profilo tecnico fosse stato meno problematico.

 

Piattaforma di Gioco: PlayStation 5
Com’è, come gira: Come già descritto in sede di recensione, Rise of the Ronin propone non pochi problemi a livello tecnico, con continui tentennamenti del motore grafico, aggiustamenti in corsa di texture e complessità poligonali, vistosi cali di frame rate, pop-in e via dicendo. L’open-world messo in scena da Team Ninja ha bisogno di qualche intervento correttivo perché pur non raggiungendo mai la soglia dell’ingiocabilità, in questo stato non è certo il titolo che tutti speravamo.

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Pro

  • Combat system eccellente, vario e appassionante / Storia principale ben raccontata e documentata / Molte attività secondarie... forse anche troppe.

Contro

  • Vari problemi tecnici tra cali di frame rate, pop-in, etc / Il design delle side-quest puzza un po' di naftalina / I.A. altalenante che permette di “rompere” il gioco / Doppiaggio italiano così così... giocatelo in lingua originale!
7.5

Buono

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