Senua’s Saga: Hellblade II – Recensione

PC Xbox Series X

Gli incubi sono reali, la realtà è una finzione e il mondo, annientato e distrutto dal sangue e dalla rovina, è la nuova poesia scaldica di Senua, protagonista di Senua’s Saga: Hellblade II, il prosieguo intenso dopo il viaggio nell’Hel raccontato da Ninja Theory nel 2017 per riportare indietro Dillion. È il preludio alla sofferenza in un cammino denso di oscurità e cadaveri putrescenti, assordante di silenzi e voci martellanti, da ombre che diventano persone, da esse che si tramutano nei figli di Jǫtunheimr.

Sviluppatore / Publisher: Ninja Theory / Microsoft Prezzo: 59,99 euro Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC e Xbox Series X|S (Steam, Xbox Game Pass PC) Data d’uscita: 21 maggio 2024

È la morte ciò che si porta dietro Senua. È sempre stato così sin dalla sua infanzia, quando suo padre, per evitare che avesse contatti con le altre persone, la convinse che era sbagliata, che era un errore, che era come sua madre, Galena, arsa su un rogo per sfregio e paura. Il viaggio, all’epoca, culminava in un percorso fatto di ricordi e paure. Senua era persa, immersa in un mare di sofferenza, e quella barca che la conduceva ai margini di Hel, la trasportava adagio verso l’oblio.

La stessa Senua, d’altronde, è da sempre smarrita in questo binomio esistenziale. Poiché l’uno non può esistere senza l’altro, la giovane, portando con sé la testa decapitata del suo amato in una sacca sporca del suo stesso sangue, percorre il più brutale dei viaggi per una guerriera delle Isole Orcadi, il suo luogo di nascita. La Pitta, infatti, ha vissuto sulla pelle il marchio delle violenze di un padre che, vergognandosi della sua natura, decise di isolarla a causa delle sue voci. Le voci martellanti che, come uniche compagne, sono amiche e nemiche al tempo stesso, ma soprattutto l’abisso dal quale può trovare la realtà di una vita spezzata. È così che Hellblade: Senua’s Sacrifice si concludeva, con la sua consapevolezza. Era costretta a lasciare andare quel ricordo e a dimenticare le ombre. Doveva accettare il suo fato nefasto e tornare, così, alla sua tribù. Le sue voci erano ancora lì, assillanti ma meno spaventose, non più minacce che considerava asfissianti quanto lo stesso respiro del lupo Fenrir, di cui aveva sentito parlare da Druth, che conobbe la realtà dei Norreni e le leggende che essi portavano con loro.

Dall’oblio alla consapevolezza…

Ninja Theory, quando parlò del disturbo di Senua, disse apertamente che la giovane era afflitta da una malattia mentale: la psicosi. A suo tempo, infatti, fu notevole coinvolgersi nel racconto di una ragazza che, costretta a viaggiare negli incubi, dovette affrontare le fiere e della Mitologia Norrena, dettagliata da Druth, l’Omero pitto che non sfigurerebbe nel confronto con quello reale, presente in Hades II. Senua’s Saga: Hellblade II è l’esatta prova, concreta e pregevole, di cosa significhi il videogioco d’autore e come un’opera del genere diventi in maniera inevitabile un metro di paragone per un genere che meriterebbe maggiore attenzione.

Ben oltre il proprio destino, c’è un viaggio che appartiene a chi non ha nulla da perdere

Lo stesso racconto di Senua, in tal senso, la meriterebbe: il suo viaggio, vissuto sul fio di spada e nel ricordo del suo passato, ora si è fatto più oscuro. Non è più in Britannia, non è nelle Isole Orcadi e la Pittia, l’attuale Scozia, è un ricordo. È in Islanda, una terra disseminata di morte e paura, in cui la fine aleggia nell’aria, dove si respira il senso della fine. Dove anche i morti, prendendo il posto degli esseri umani, compongono le loro storie nel nome di nemici ben peggiori degli antichi Dèi, che non dominano più il tuono, la luce e le foreste. In Senua’s Saga: Hellblade II resta il silenzio. È rotto dalle lame dei nemici. È rotto dalle voci.

HELVEGEN

Trasportata da un mare in burrasca, con la pioggia e l’acqua ovunque, Senua giunge in Islanda da schiava. Come in The Northman di Robert Eggers, accetta il fato tremendo, con un solo obiettivo: cessare i sacrifici umani sulla sua gente. I Norreni, storicamente aggressori delle Isole Britanniche, attaccano le coste e gli entroterra della Terra di Albione, depredando, uccidendo e prendendo come schiavi coloro che possono essere utili. Senua è su una nave di schiavi: di quel luogo non conosce alcunché, ma Druth gielo ha raccontato, poiché nel freddo gelo, nascosta dalle nubi e dall’occhio di Odino, esiste un’isola in cui chiunque può divenire un re. O un signore maledetto, grondante di sangue.

Immersa in un mondo di morte e schiavitù, Senua si ritrova a dover fare i conti con il proprio nefasto destino

È l’obiettivo della giovane, nobile e commovente: chiedere all’Odhi, il capo schiavista islandese, di cessare i sacrifici. Cosa cela però il luogo, come qualunque in cui lei sia mai stata, è sofferenza. Evitando spoiler, il racconto di Senua’s Saga: Hellblade 2 si concentra su un racconto di preservazione nei confronti altrui da parte della protagonista. Lo scontro con Hela, gli antichi signori Norreni e le ombre che l’hanno sempre dominata, è solamente il passato. La ragazza è in una terra che non conosce luce né bellezza, ma solo il sangue di chi è morto per difendere la libertà altrui. Da eroina che non avrebbe mai accettato di divenire null’altro che una folle senza alcuna speranza, Senua rappresenta una salvatrice per coloro che decidono di affidarsi a lei, alle sue azioni e al suo passato.

Cosa celerà quella nube scura?

Ninja Theory, attraverso una scrittura brillante, ha tirato fuori una storia dal grande impatto emotivo. L’intensità che si vive, si sente e percuote dall’inizio alla fine, si focalizza sugli elementi cardine che hanno fatto grande il primo capitolo, ora notevolmente espansi e trattati con un diverso approccio. La fiamma del ricordo, che attanaglia Senua, è la stessa che la conduce ad approcciarsi con coloro che ora, finalmente, sembrano affidarsi alle sue mani. È complesso riuscire a trovare le parole giuste per far capire quanto Ninja Theory sia arrivato a elevare ed espandere il suo contesto e le sue idee per arrivare a un culmine di accadimenti che si susseguono a un ritmo che non perde mai il filo né disperde le sue reali intenzioni, quelle di far provare il giocatore costantemente in un’oscurità da cui può trovare la luce.

È complesso riuscire a trovare le parole giuste per far capire quanto Ninja Theory sia arrivato a elevare ed espandere il suo contesto e le sue idee per arrivare a un culmine di accadimenti che si susseguono a un ritmo che non perde mai il filo né disperde le sue reali intenzioni

È in questo caso, infatti, che Senua’s Saga: Hellblade II viene fuori con un’idea creativa densa e carica di parole ed emozioni varie. Era da tanto tempo che un gioco, dal suo inizio alla sua fine, non mi teneva così incollato allo schermo. Non era solo la curiosità a darmi una spinta per vedere cosa stesse avvenendo, bensì il resto del racconto, dall’inizio alla sua fine, con un’impronta registica di illustre fattura, ora superiore al passato soprattutto grazie all’ottima scrittura di Senua, nonché dei vari comprimari. Anche perché, alla fine di tutto, Senua non è più sola: è connessa con le altre persone, divenendo parte integrante di quelle realtà e accettando il viaggio asfissiante che si trova a percorrere per giungere alla sua luce. Il racconto è reale, vero e tangibile: è la storia più bella di questo 2024, per quanto mi riguarda, perché si espande attraverso il misticismo e il simbolismo, per poi finire nei problemi mentali di Senua, tra illusioni reali, confusioni di vario genere e realtà. È più impaurita a conoscere che a ripetere le parole che sente nella sua testa. Amata, odiata, denigrata a temuta, Senua viaggia tra il passato, il presente e il suo futuro, dando vita a una saga in cui sono presenti i nemici reali di Asgard, i giganti che un tempo erano uomini. “Non sei sola”, “Sei sola” o “Morirai”: le parole di quelle amiche, martellanti e insopportabili, non sono mai mancate. Non sono mancate. O forse sì, mi sono mancate.

LAUKR

Senua’s Saga: Hellblade II è un’avventura narrativa. Rispetto al predecessore, ora lo è ancora più marcatamente, forte di un impianto ludico essenziale quanto efficace e potente al tempo stesso, capace sia di coinvolgere non presentandosi affatto in maniera ripetitiva, quanto di appagare. Se non altro, si potrebbe dire che il secondo capitolo della storia di Senua sia simile al predecessore, ma sarebbe un errore grossolano: tornano le rappresentazioni runiche da incastrare in aperture, ingressi e percorsi. Il punto è che tutto, sia nel percorso quanto nelle varie aree che la ragazza si trova ad affrontare, varia in modo fluido, non risultando mai pesante.

Il viaggio verso il proprio destino.

Intanto, è bene sottolineare che la seconda avventura della guerriera che sconfisse Hela propone una visuale in terza persona, cinematografica e d’impatto, in cui l’Unreal Engine 5, il motore grafico utilizzato, si rappresenta al suo meglio. Senua, durante i suoi percorsi nelle zone d’Islanda che si trova ad affrontare, deve interfacciarsi con enigmi ambientali, creando ponti che connettano una riva all’altra, o che aprano strade ulteriori. Oppure, specie a d’un certo punto dell’esperienza, a enigmi che propongono al giocatore di entrare in contatto con delle bolle d’acqua che portano in altre realtà.

Il mondo di Senua verrà travolto completamente

È stato molto d’impatto vedere un cielo poco prima plumbeo divenire stellato e colorato dall’aurora boreale, con i raggi viola e verdastri che si univano come due alberi avviluppati per creare un senso di scoperta ulteriore, nel giocatore. Mai come in questo videogioco, infatti, la connessione fra il racconto e il gameplay è stato così ben amalgamato in un contesto che riesce sempre ad affascinare, rendendo piacevole anche solo camminare senza alcun obiettivo, perdendosi ad ammirare un paesaggio e ciò che si ha attorno. Cosa ben più importante, peraltro, è notare come Ninja Theory sia stata capace di evolvere quanto c’era di buono con il predecessore, proponendo un sistema di combattimento per nulla intricato, nonché appagante e coinvolgente.

Lo ammetto: aver sminuzzato gente è la parte migliore del viaggio.

Ora è ancora reso più brutale, soprattutto grazie alle animazioni. È fisico, tecnico e il sangue sgorga a fiumi, con teste mozzate e spade infilate tra le fessure delle armature nemiche o nei punti deboli delle creature della notte che Senua affronta per arrivare all’obiettivo finale: uccidere i giganti, liberare la sua terra e, così, dare ai Norreni d’Islanda un nuovo modo di vivere. Senua può schivare gli attacchi avversari e, in seguito, colpire con un attacco leggero o pesante a seconda della situazione chi si trova davanti, come deviare le offensive avversarie per poi concatenare una serie di combo che può scatenare attraverso lo specchio della madre che tiene legato al fianco, consentendole di attaccare strenuamente e con decisione. Di non arrendersi mai, di non avere più paura.

SENUA’S SAGA: HELLBLADE II, NON SOLO UNA GRANDE EPOPEA D’AUTORE

Il voto che leggete poco più in basso, qualora non abbiate prestato attenzione ulteriore, corrisponde esattamente a un’esperienza unica nel suo genere. Ninja Theory, nel corso di questo periodo, è cresciuto e si è voluto come studio, dimostrando ancora una volta il suo talento approfondendo ancora di più le dinamiche della psicosi e svolgendo, inoltre, un lavoro di assoluta passione per quanto riguarda l’intero percorso di Senua.

Non ce la farai, Senua… O forse sì?

È un videogioco ancora più incentrato sulla sua figura, ma che si espande anche grazie ai comprimari e a coloro che conosce, imparando l’odio, l’amore e quel bene che l’era stato strappato. Nonostante i trenta fotogrammi al secondo su Series X, la produzione di Ninja Theory è bellissima da vedere, con scorci meravigliosi che appagano gli occhi, riempiendoli di bellezza, ma soprattutto per merito delle espressioni facciali della stessa protagonista.

Ben oltre le aspettative che avrei mai immaginato

Melina Juergens torna di nuovo a vestire i panni di Senua in modo unico, donando al personaggio maggiore spessore, dando prova di un’interpretazione di assoluta caratura. Senua’s Saga: Hellblade II è un videogioco intenso, un’opera d’autore e la prova di quanto la creatività sia seria, nel vasto panorama videoludico. Microsoft ha ciò che non gli è riuscito con Starfield: un’esclusiva di spessore, di cui essere orgogliosa. Ha la sua opera intensa creata, amata e custodita da Ninja Theory. È la miglior esperienza narrativa del 2024.

In Breve: Senua’s Saga: Hellblade II è il coronamento di un team che ha saputo, nel corso degli ultimi anni, dedicarsi a ogni aspetto della sua opera con particolare e affezionata intensità, riuscendo nel complesso tentativo di superare quanto fatto in passato e delineando una produzione dal grande spessore culturale. La produzione è toccante, violenta, brutale e fisica, completa e brillante. Da avere assolutamente.

Piattaforma di Gioco: Xbox Series X
Com’è, come gira: Su Xbox Series X il videogioco di Ninja Theory è piacevole da vedere, nonostante i trenta fotogrammi al secondo. La versione PC, che abbiamo provato in concomitanza con quella Xbox, sarà sul prossimo numero della rivista.

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Pro

  • Intenso, realizzato e proposto in modo ottimo / Enigmi trattati e gestiti meglio / Un lato tecnico da capogiro / Direzione artistica di assoluta caratura / Studio attento e oculato del materiale scientifico e mitologico

Contro

  • Alcuni luoghi oscuri potrebbero inquietare i deboli di cuore / Fate finta che sia bianco
9.8

Ottimo

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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