Con Destruction AllStars, Lucid porta il Destruction Derby nel XXI secolo, reinterpretandolo alla moda del multiplayer competitivo moderno e sperando che le buone idee facciano girare il motore.
Sviluppatore / Publisher: Lucid Games / Sony Interactive Entertainment Prezzo: 80,99€ Localizzazione: Completa Multiplayer: Competitivo Online PEGI: 12 Disponibile Su: PS5
Ve li ricordate Destruction Derby e Demolition Racer su PlayStation? Per me, che da bambino avevo già uno spiccato feticismo per l’automobilismo ma anche per gli incidenti, tanto da demolire sistematicamente le mie automobiline più rovinate e inutilizzate con una perizia da potenziale serial killer, avere due giochi del genere a portata di pad voleva dire poter sfogare quelle pulsioni senza prendere martelli di nascosto dalla cassetta degli attrezzi, salvando probabilmente qualche falange.
Nella decostruzione dell’automobile in poligoni regolari, nella metamorfosi di un design compiuto e funzionale in un ammasso di rottami virtuali dove il motore continuava miracolosamente a tossire e a far muovere le ruote per inerzia alla pressione del tasto X, si nascondeva il piacere che opere ben più sofisticate e ingessate, come i primi Gran Turismo (che ho imparato ad apprezzare contemporaneamente al vino), non riuscivano a trasmettermi, quello per una distruzione da sempre ben più tangibile della costruzione, così controproducente eppure così affascinante, manuale, un rigurgito di libero arbitrio dove vedere staccarsi le portiere della propria vettura diventa più soddisfacente della vittoria stessa.
LUCID DECIDE DI STARE DALLA PARTE DEL PUNK, UNO UN PO’ CONFORMISTA MA CHE PORTA COMUNQUE A UNA GLORIOSA ODE AI ROTTAMI
RACING PARKOUR
Wreckfest, Twisted Metal, Pursuit Force, Overwatch, Rocket League. C’è ben più di un’ispirazione alla base del primo titolo multiplayer online pensato esclusivamente per PlayStation 5 e in omaggio per gli abbonati Plus. Le regole talmente semplici da farsi bastare un breve tutorial giocato per assorbirle attraverso l’epidermide, al tocco del DualSense. Un’arena, 16 avversari, un parco auto alla mercè dei concorrenti e la particolarità che ritrovarsi a piedi, dopo essere stati brutalmente speronati da un balordo, è solo parte del divertimento.
L’agilità dei concorrenti tale da saltare in slancio (con i giusti riflessi) un’auto lanciata a 200km/h che cerca ardentemente l’omicidio stradale, una corsa da centometrista e un balzo da cestista sulla prima piattaforma “di sosta” disponibile, una nuova auto da maltrattare, piede a tavoletta e giù di nuovo nel catino. La guidabilità alla Burnout, con quella fisicità e reattività tipica di Paradise (ma mai altrettanto feroce), l’analogico destro a gestire tamponamenti e sportellate, boost di velocità e aggressività dedicato alle mazzate, fondamentale per scatenare brutali takedown e ingrassare il punteggio.
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