Il tempo passa anche per i Saiyan: dal 1986 a oggi, si contano circa settanta videogiochi dedicati a Dragon Ball a partire da Dragon Ball: Dragon Daihikyou, un bizzarro incrocio tra sparatutto e combattimenti pubblicato sul Super Cassette Vision di Epoch, una sorta di giocattoloso ColecoVision dagli occhi a mandorla, curiosamente importato in Francia dalla Yeno. Personalmente, il battesimo del fuoco avvenne negli anni Novanta con la serie Super Butouden per Super Famicom, un trittico di titoli – se si esclude un quarto capitolo postumo su Saturn – che si permetteva l’ardire di innovare il genere dei giochi di combattimento mentre fuori casa impazzava il ciclone Street Fighter II, ricavandosi una nicchia sul popolatissimo carro dei vincitori con idee impensabili quali split screen e personaggi volanti. Oggi come allora, adattare efficacemente l’opera omnia di Toriyama in un videogioco non è affatto semplice e, anzi, le linee guida universalmente accettate nell’era post Street Fighter vanno messi un po’ da parte quando c’è da schierare su un ring digitale personaggi capaci di far esplodere pianeti e muoversi a velocità supersonica.
NESSUN NAMECCIANO È STATO FERITO DURANTE QUESTA RECENSIONE
I combattimenti di Dragon Ball Z sono fulminei e deflagranti, con iconici personaggi che devastano montagne con nonchalance, spostando l’asse terrestre mentre si prodigano in attacchi caratterizzati da un alto tasso di megalomania: uno spettacolo che un dozzinale clone di Street Fighter faticherebbe a replicare. Con un portfolio comprendenti veri e propri anime in movimento tra cui Blazblue e Guilty Gear, Arc System Works si è qualificato da subito come lo sviluppatore ideale per creare l’adattamento definitivo, il perfetto punto d’incontro tra tecnica e spettacolarità, il videogioco di Dragon Ball che i fan hanno sempre sognato. Sissignore, anche quelli che provano una cera allergia per Ryu e soci. Dragon Ball FighterZ si propone dunque come un progetto decisamente stratificato: un moveset relativamente limitato (almeno se confrontato con il resto dell’offerta Arc System Works) ma al contempo accessibile va a braccetto con le ormai onnipresenti auto combo: le due cose permettono a chiunque di iniziare a giocare tempestando lo schermo di pirotecnici kamehameha e masenko, al fine di replicare l’estetica della serie Z appoggiandosi a una presentazione audiovisiva che non teme rivali.
Dragon Ball FighterZ si propone come un progetto decisamente stratificato
Evitando scomodi spoiler, la trama si presenta bizzarra anche per gli standard di Dragon Ball, ma è retta alla grande dalla massiccia dose di scenette in cui eroi e cattivi saccheggiano adorabilmente il lore ideato dal Bird Studio, conferendo autenticità a dialoghi e situazioni. Sul piano dell’esecuzione si tratta indubbiamente di una modalità architettata per far impratichire i nuovi venuti di cui si parlava all’inizio, quei fan del materiale originale un po’ refrattari alle più profonde meccaniche dei giochi di combattimento competitivi. Ci si muove in una serie di mappe mirando al combattimento contro il boss della situazione, passando da una casella all’altra entro un numero di turni praticamente impossibile da esaurire, reclutando alleati e affrontando cattivi spesso e volentieri introdotti da alcuni tutorial, da ripassare comunque anche nell’apposita sezione. La forza dei personaggi è contraddistinta da un livello incrementabile tramite esperienza, ma non sono mai stato sconfitto dalla CPU, nemmeno quando l’avversario vantava decine di livelli in più rispetto alla mia squadra.
la trama si presenta bizzarra anche per gli standard di Dragon Ball
Pare assurdo, ma anche le prese muoiono dalla voglia di farsi sotto in Dragon Ball FighterZ, rimpiazzate da uno scatto a breve distanza chiamata Dragon Rush che ci proietta verso il nemico (anche in salto) per riempirlo di colpi e spedirlo in aria, pronto per un nuovo appuntamento col dolore. Buona parte di queste tecniche è attivabile premendo un paio di tasti o – ancora meglio – gli appositi dorsali adibiti a scorciatoie, mentre per eseguire le combo automatiche è sufficiente martellare come pazzi uno dei pulsanti di attacco: in questo modo anche i giocatori meno abili saranno in grado di replicare l’azione vista in televisione. Ancora meglio, la combo automatica con il quadrato mostra spesso e volentieri animazioni non replicabili altrimenti, ma che sicuramente faranno accendere una scintilla ai fan, come la stretta dell’orso di Cell, nel manga usata per costringere Gohan a mostrare il suo vero potere.
LA PRATICA RENDE PERFETTI
Nonostante quanto scritto finora, l’ultimo purosangue nella scuderia Bandai Namco non è assolutamente un gioco superficiale e votato all’estetica piuttosto che alla sostanza, ma è necessario un pizzico di dedizione extra per iniziare a studiare le sue meccaniche meno immediate e cominciare a fare sul serio. Grazie all’allenamento, i riflessi impareranno a interrompere l’abuso di Super Dash con precisi uppercut, mentre i sette livelli immagazzinabili nell’indicatore delle Super garantiscono una certa flessibilità nell’arte della carneficina tra tecniche potenziate (i colpi EX del gioco, eseguibili semplicemente terminando una tecnica speciale con il pulsante dell’attacco forte), provvidenziali teletrasporti alle spalle del nemico con calcione incluso nel prezzo e attacchi finali decisamente teatrali che raggiungono l’apoteosi con i Meteor Attack, ovvero colpi spettacolari che richiedono l’uso di ben tre livelli d’energia.
Una volta padroneggiate le basi, arriverà il momento di sfruttare gli assist forniti dai compagni di squadra per prolungare le combo, richiamandoli addirittura durante una tecnica finale per incrementare il contatore dei colpi e il dolore fisico inflitto, esattamente come accade nella serie vs di Capcom. Per finire, ecco lo Shenron System, ovvero la ricerca del Sfere del Drago con pugni e calci al posto del Dragon Radar di Bulma! A seconda delle combo inflitte si conquista una delle sfere, compito reso difficile dall’impeto dell’avversario che ovviamente proverà a fare altrettanto, cercando di reclamare le preziose reliquie per sé. Al termine della raccolta, il primo che manderà a segno una combo automatica con il quadrato e la barra delle Super al massimo potrà evocare il drago Shenron, scegliendo tra quattro potentissimi desideri che vanno dalla resurrezione di un compagno mandato al tappeto a una Vampata di energia in più. Si tratta di un’idea che dona agli scontri un inedito livello di imprevedibilità, specialmente quando la raccolta è completa e basta un passo falso per consegnare nelle mani dell’avversario un vantaggio che rischia di sbilanciare anche un incontro potenzialmente impeccabile.
Dragon Ball FighterZ non è assolutamente un gioco superficiale e votato all’estetica, piuttosto che alla sostanza
Con tutte queste variabili in gioco, definire una tier list è al momento un compito complicato, destinato a essere affrontato una volta che la community inizierà a fare sul serio. Al momento, i vari saiyan paiono generalmente molto immediati e user friendly, mentre personaggi dalle meccaniche un po’ più particolari come Hit, Beerus e il caotico Capitano Ginew richiederanno sicuramente qualche capatina in più in modalità allenamento per essere assimilati e sfruttati a dovere. Messa da parte l’impressionante caratterizzazione dei singoli elementi tra animazioni che paiono ricalcate sui rodovetri originali e un doppiaggio esaltante come pochi, la diversità del cast riesce a soddisfare pienamente, permettendo di chiudere un occhio su alcune defezioni richiestissime dai fan (Broly e Bardak su tutti) che probabilmente si paleseranno sotto forma di DLC. Se gradite un parere della prima ora, vedo un po’ come fanalini di coda Nappa (i Saibaimen ci mettono un’eternità a spuntare!) e il Capitano Ginew. Davvero: tra una squadra di esagitati da richiamare in rapida successione e il Body Change, non ho ancora capito se l’obbligatorio mal di testa sarà destinato a chi deciderà di controllare il mercenario alieno dall’esuberante (a dir poco) personalità o al suo avversario!
Nel frattempo, il gioco offline offre numerose opzioni per divertirsi e allenarsi in vista degli scontri sulla rete; tra queste, la modalità Arcade è ottima, e garantisce quel livello di sfida che tanto manca alla Storia. Le regole sono semplici: si sceglie fra tre diversi serie di combattimenti (Via del Serpente, Estrema Gravità e Stanza dello Spirito e del Tempo) suddivisi in un numero variabile di scontri, e si progredisce a seconda della nostra performance. Portando a casa una A o una S guadagneremo il diritto di sfidare avversari più tosti ma, in caso contrario, rischieremo la “retrocessione”. Concludere una volta i tre percorsi sblocca la loro versione difficile, gustoso banco di prova per misurarci con una CPU particolarmente aggressiva: superate questa sfida con una valutazione lusinghiera e guadagnerete il diritto di controllare le versioni Super Saiyan God Super Saiyan di Goku e Vegeta. Il terzetto dei personaggi sbloccabili viene quindi completato da Androide 21, gentilmente messa in palio dalla Storia.
in attesa che il sistema di matchmaking trovi un avversario su misura per noi, potremo ingannare il tempo in buona parte delle attività single player
Dragon Ball FighterZ è prodigioso nel soddisfare ogni tipo di giocatore, offrendo un’esperienza profonda ma allo stesso tempo abbordabile, confezionata tanto per i giocatori più abili quanto per quelli alle prime armi. L’enfasi sull’attacco, l’impossibilità di spezzare le combo e la facilità con cui alcune tecniche (Super Dash, sempre tu…) possono essere spammate potrebbero non soddisfare ogni palato; tuttavia, il lavoro di Arc System Works merita indubbiamente un applauso, anche solo perché rappresenta l’ideale punto di ingresso nella nobile arte del pestaggio digitale per quella fetta di pubblico in precedenza spaventata dai tecnicismi di Street Fighter V o Guilty Gear.