EA Sports UFC 3 - Recensione

PS4 Xbox One

Dopo quasi due anni di pausa, la serie UFC di Electronic Arts torna a dispensarci epiche mazzate nei denti nel tentativo di portare finalmente la versione videoludica delle arti marziali miste a un livello di popolarità analogo a quello della disciplina simulata. Il cocktail è sempre lo stesso, con una produzione fantastica, fatta di fotorealismo, una fisica che restituisce con violenza e brutalità i colpi inferti, e un tentativo apprezzabile di riprodurre l’intero carrozzone che ha reso The Notorious, al secolo Conor McGregor, di nuovo volto di copertina, nonché il primo atleta in grado di detenere una doppia cintura mondiale (pesi piuma e leggeri), sia un’icona pop, grazie al suo innegabile carisma.

TIME TO BE GOAT

EA Sports UFC 3 ci lancia subito una sfida, e sin dalla presentazione ci fa sentire il peso della notorietà di McGregor, attraverso una intro che non lesina nella spettacolarizzazione e un incontro che ci cala proprio nei panni dell’irlandese, intento a difendere il suo titolo dei pesi leggeri.EA Sports UFC 3 immagine PS4 Xbox One 20Essere portati direttamente nel cuore dell’ottagono ci conferma l’identità radicale della serie, i cui combattimenti sono tecnici, richiedono una tattica estrema e, soprattutto, una grande conoscenza della disciplina e del moveset del proprio lottatore. Sangue freddo e consapevolezza sono necessari per gestire al meglio le tre riprese, dosando l’energia, assestando i nostri colpi migliori al momento giusto onde evitare di cadere nel giogo dell’avversario. Questo vale sempre, che si impersoni il lottatore irlandese o che si parta dal basso col nostro alter ego.

per essere un’icona delle arti marziali miste bisogna non solo allenarsi duramente, ma mantenere un profilo comunicativo di livello adeguato

La carriera rappresenta chiaramente la porzione più grande dell’esperienza, e si parte dalla solita (ottima) creazione del personaggio per poi lanciarsi alla volta della scalata della hall of fame di tutti i tempi, perché GOAT non vuol dire capra, bensì greatest of all time. La struttura della modalità principale è stata rinfrescata ed è concorde all’idea esposta nel prologo del gioco: per essere un’icona delle arti marziali miste bisogna non solo allenarsi duramente, ma mantenere un profilo comunicativo di livello adeguato. Superata la fase iniziale in cui impariamo le basi del mestiere in una lega minore, infatti, il balzo in UFC apre una serie di scenari molto interessanti.

Ogni incontro è preceduto da un certo numero di settimane di preparazione, dove bisogna distribuire i propri punti allenamento tra lavoro atletico, palestra e promozione. Nel primo caso si migliorano le qualità fisiche, nel secondo si imparano nuove mosse e stili di combattimento, mentre nell’ultimo attirare l’attenzione su di noi permette di scalare più rapidamente la vetta della notorietà, per assicurarci guadagni e prestigio maggiori. A cosa servono i soldi (nel gioco, intendo)? A permetterci l’accesso a palestre più importanti, club esclusivi dove si sbloccano le mosse più efficaci. Il sistema complessivo funziona teoricamente benone, con l’alternanza di incontri minori e main event e la nascita di rivalità che culminano poi sul ring, provando a simulare l’intero carrozzone mediatico della disciplina.EA Sports UFC 3 immagine PS4 Xbox One 07

A tratti, quello che emerge da UFC 3 è che la reputazione di un lottatore dipenda quasi troppo dal numero di streaming che fa su Twitch e da gelide attività di marketing

I problemi, all’atto pratico, sono due: il primo è che andando avanti si percepisce la meccanicità del tutto, e la carriera, per quanto si configuri come un’esperienza solida, è complessivamente ripetitiva al limite del “grindoso”. Il secondo è la resa degli aspetti mediatici, che per quanto volenterosa, rappresenta comunque la parte meno riuscita della carriera. Anche qui entriamo in un terreno minato, nel senso che è difficile immaginare un sistema che possa integrarsi bene con gli altri aspetti ludici, però è anche vero che il carisma dei lottatori spesso nasce delle loro storie e dal loro approccio al personaggio, cosa che qui è totalmente assente. A tratti, quello che emerge da UFC 3 è che la reputazione di un lottatore dipenda quasi troppo dal numero di streaming che fa su Twitch e da gelide attività di marketing, che magari è anche vero, però è un messaggio controproducente, e di sicuro non alimenta il feticismo per il proprio avatar. Insomma, il succo è che la carriera offre un senso di crescita appagante, ma è un po’ annacquata e trasmette poco la legacy del nostro lottatore, che finisce per essere un ammasso di muscoli poligonali un po’ anonimo, ben lungi dal McGregor di turno.

TI SPIEZZO IN DUE

Guardando al resto dell’offerta, c’è l’imbarazzo della scelta per quanto concerne la tipologia di scontri singoli, ma soprattutto c’è Ultimate Team, la modalità multiplayer oramai immancabile in ogni sportivo di Electronic Arts. Nella sua versione dedicata alle arti marziali miste – a dire il vero – delude un po’, non per la necessità di acquistare i pacchetti e investire moneta sonante, che come in FIFA e Madden non è un fattore davvero determinante, ma per la sua struttura, inutilmente complessa e frustrante.EA Sports UFC 3 immagine PS4 Xbox One 09Al di là della discutibile forzatura di dover creare una rosa di lottatori per giustificare il “giro” di carte, tutte le operazioni di crescita del personaggio (come dotazione di nuove mosse e miglioramento delle abilità) richiedono tanto, troppo tempo, e si scontrano con un drop rate casuale e confusionario. Insomma, l’ho trovata ampiamente noiosa, ma sarà che non sono così impallinato di arti marziali miste così come lo sono di calcio.

Ultimate Team, nella sua versione dedicata alle arti marziali miste, delude un po’ per via della sua struttura inutilmente complessa e frustrante

L’alternativa, online, è rappresentata soltanto gli incontri veloci, mentre tutto il resto delle modalità multigiocatore è godibile soltanto sul divano, per una discutibile scelta di privilegiare Ultimate Team per l’online. Un peccato, perché è contro gli altri avversari umani che il gioco dà il meglio di sé, anche quando si sperimentano nuove frontiere del dolore, contro giocatori che ti fanno sentire davvero un punchball che perde sangue. Quando però riesci a costruire un’offensiva degna di nota, preparandola con cura e strategia, UFC 3 regala soddisfazioni notevoli.EA Sports UFC 3 immagine PS4 Xbox One 13

è contro gli altri avversari umani che il gioco dà il meglio di sé

Questo perché, e qui arriviamo al lato estremamente più ludico della questione, soprattutto piedi a terra, siamo davanti a un signor gioco, che migliora dove necessario i precedenti e offre un sistema di controllo ipertecnico e complesso, ma anche assolutamente intuitivo e logico. Imparare a combattere è davvero appassionante, e la resa fisica dei colpi è tosta, brutale, violenta. Di contro, l’uso intelligente delle levette analogiche garantisce un ottimo controllo del corpo, con finte e schivate che dopo qualche ora di gioco diventano naturali. Tutto bellissimo, ma quando si va in proiezione, o peggio, inizia la fase di grappling e sottomissione, il complesso sistema escogitato da EA Canada continua a essere vittima di casualità, mancanza di intuitività e frustrazione come già accadeva in passato. Quando si va giù per terra l’armonia e l’appagamento del combattimento cedono il passo all’arbitrarietà, e ci si trova in situazioni dove è molto difficile capire come provare ad avere la meglio. La verità è che la maggior parte dei giocatori, soprattutto durante la carriera, creano personaggi striker (ovvero bravi a mazzulare in piedi) e incontrare specialisti del grappling (ovvero i tarantolati che ti spingono a terra e ti bloccano) può diventare un incubo da cui è difficile svegliarsi, soprattutto perché anche studiare molto la difesa a terra non garantisce affatto una resistenza adeguata. Insomma, se in piedi la nuova versione di EA Sports UFC 3 è una coerente e ottima evoluzione di quanto fatto in passato, nella morsa degli avversari si ritorna a tempi meno felici.

Complessivamente, è difficile non consigliare il titolo ai fan delle arti marziali miste, anche in virtù dei piccoli, ma significativi passi in avanti dal punto di vista tecnico, con un sistema di illuminazione che impreziosisce l’ottimo lavoro di modellazione dei lottatori, e l’introduzione della tecnologia Real Player Motion, che porta le animazioni a livelli sublimi. L’impatto estetico complessivo è davvero notevole, e insieme alla profondità del sistema di controllo riesce – comunque sul gong – a rendere UFC 3 il miglior esponente della serie, anche al netto delle sue imperfezioni.

Ea Sports UFC 3 è una simulazione di arti marziali miste indubbiamente ben fatta, che restituisce, complessivamente con successo, il brutale spettacolo dei combattimenti con rigore e profondità. Spiace che lo sbilanciamento tra le fasi in piedi e a terra determini un gameplay inevitabilmente poco equilibrato, che la carriera abbia dei passaggi poco convincenti e che il multiplayer online sia vessato dall’imposizione di Ultimate Team. I pregi sono comunque tanti, e gli appassionati non faticheranno ad apprezzare il titolo che resta comunque intenso ed appagante, ma l’evoluzione del titolo di Electronic Arts è leggermente monca.

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Pro

  • Animazioni splendide.
  • Fisicità dei colpi.
  • Piedi a terra è uno spettacolo brutale e intenso.
  • Sistema di controllo complesso ma intuitivo.

Contro

  • Il grappling resta bruttino, squilibrato e casuale.
  • Carriera riuscita per tre quarti.
  • Ultimate Team noioso.
7.8

Buono

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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