Quando arriva il periodo dell’uscita del nuovo capitolo di PES, il timore di ritrovarsi tra le mani un prodotto molto simile a quello dell’anno precedente sfiora sovente gli apPESsionati meno ottimisti, vuoi perché a forza di levigare prima o poi ci può ritrovare con ben poco da sistemare, vuoi perché oltre un certo limite dovrebbe essere difficile spingersi. Sbaglio? Può darsi, ma di una cosa ho appena avuto conferma: dopo l’ultima e decisiva prova sono ancora più convinto che, mai come quest’anno, il sospetto che Konami abbia raggiunto il limite di idee calcistiche sia clamorosamente infondato. Il prefisso eFootball davanti al più conosciuto PES 2020 lascia intuire la direzione verso cui il brand ha intenzione di andare, infatti non è un mistero la sua volontà di ritagliarsi la propria fetta di una torta tanto competitiva quanto succulenta come quella degli esport. Se avrà le carte in regola per riuscirci lo scopriremo nel corso del tempo e soprattutto dopo aver testato a fondo la componente online, evento che avverrà nei prossimi giorni e che non mancheremo di raccontarvi. Data la mancanza delle funzionalità multigiocatore questa recensione è da considerarsi non definitiva, ma ora bando alle ciance e diamo il calcio d’inizio all’analisi.
MEGLIO CASTOLO O CRISTIANO RONALDO?
Le origini della storia di PES, acronimo che sta per Pro Evolution Soccer, risalgono al 1994 in Giappone, guarda caso l’anno della sfortunata -per noi che popoliamo l’italico Stivale- finale mondiale tra Brasile e Italia. Qualcuno forse avrà subito pensato a Holly e Benji, ma è fuori strada. Mi riferisco piuttosto all’infanzia di Winning Eleven (Asia)/International Superstar Soccer (resto del mondo) che, tra momenti particolarmente floridi e periodi meno felici, nel tempo è diventata l’adolescenza di PES. Stagione dopo stagione, la battaglia tra PES e FIFA per stabilire chi fosse il migliore esponente del calcio digitale si è consumata senza esclusione di colpi, con i due contendenti mai domi e sempre più determinati ad avere la meglio sull’avversario. La vittoria di questa sistematica guerra videoludica spesso è stata proprio come i fuorigioco di Pippo Inzaghi, cioè una questione di pochi centimetri. Sembrerà una banalità ma non lo è: quest’anno lo scontro tra le due filosofie si è fatto decisamente aspro, con eFootball PES 2020 e Konami intenzionati a fare la voce grossa.
volontà di ritagliarsi la propria fetta di una torta tanto competitiva quanto succulenta come quella degli esport
Cotanta abbondanza evidenzia la determinazione di Konami nel voler recuperare il terreno perduto nella corsa alle esclusive di peso. Per carità, Minanda e Castolo rimarranno tatuati nei nostri cuori per l’eternità, probabilmente qualcuno ci avrà pure battezzato i figli con quegli storici nomi, ma poter contare su giocatori reali e divise ufficiali è tutt’altra cosa; è un brivido infantile che fomenta l’ultras nascosto in ognuno di noi, che da piccoli giocavamo a pallone per ore impersonando questo o quel fuoriclasse, ingenui marmocchi semplicemente felici di poterci sbucciare le ginocchia fino all’osso in quel mortale e stupendo campetto di cemento con le porte dalla traversa immaginaria. A proposito, non credo di fare un torto a tutte le altre leghe presenti ufficialmente se affermo che alcuni tra i diritti più eccitanti riguardano quelli legati all’Europeo 2020 che si svolgerà l’estate prossima in diverse località europee e che, per la gioia di molti, godrà di una trasposizione videoludica ufficiale nel gioco grazie a un DLC. Mancano le competizioni FIFA come la Champions League o l’Europa League, ad esempio, ma in fatto di licenze non credo davvero ci si possa lamentare, questa volta. Scusate, mi dev’esser finito un nostalgico bruscolino nell’occhio, torno subito.
PICCOLI EINIESTA CRESCONO: BONJOUR FINESSE DRIBBLE
Eccomi, pardon. Dopo una rapida panoramica sulle licenze è il caso di approfondire il discorso circa il gameplay. Per quanto concerne alcuni fondamentali calcistici imprescindibili come il controllo della palla e il dribbling, Konami ha coraggiosamente deciso di scalare vette qualitative sconosciute. Per riuscire nell’impresa di creare un gameplay cucito su misura del talento e della fantasia rimanendo dentro i contorni di una silhouette simulativa, gli sviluppatori si sono affidati alla consulenza di un luminare del settore del calibro di Andrés Iniesta, indimenticato e indiscutibile campione dalla tecnica sopraffina. Grazie a questa collaborazione sono state implementate due nuove feature: il Dribbling di precisione e la Finta di tiro. Questi colpi di genio calcistico sono in grado di dar vita a giocate imprevedibili e decisive, consentendo ai più abili di riuscire a ricreare in versione digitale quegli entusiasmanti momenti di magia sportiva che sono appannaggio esclusivo dei più talentuosi artisti del pallone. Ci sono perciò numerosi modi per scatenare tutta la nostra creatività tra cambi di direzione e controlli con la suola, finte culminanti in passaggi filtranti, colpi di tacco e qualsiasi altra invenzione l’istinto o la pazzia ci spingano a tentare, per la gioia senza freni degli esteti. Addomesticare il pallone adesso risulta assai più realistico, con le condizioni di equilibrio del giocatore al momento dello stop piuttosto che nell’attimo prima di calciare molto più determinanti rispetto al passato. Tutto ciò si inserisce con naturale delicatezza in un contesto più ampio e delizioso che offre un’esperienza in fatto di realismo della giocata dal sapore unico, giacché la possibilità di condire qualsiasi azione con delle spezie calcistiche così finemente realizzate è l’ingrediente segreto che conquisterà anche i palati più esigenti.
Ci sono perciò numerosi modi per scatenare tutta la nostra creatività
A contribuire ulteriormente al senso di immersione ci pensano i ricami grafici e gli orpelli estetici di cui il gioco fa gran sfoggio, con il motore grafico tirato a lucido e più che mai voglioso di lasciarsi ammirare nel suo abito migliore, quello custodito gelosamente per le grandi occasioni. Se è vero, come sembra, che con l’arrivo della prossima generazione di console si punterà su un diverso engine, questo è certamente l’addio più affascinante che potessimo sperare per il Fox Engine. Tra le scansioni 3D dei volti e dei corpi che regalano movenze dei calciatori realistiche e naturali, una tecnologia per la gestione di luci/ombre notevolmente perfezionata, un’ottimizzazione eccellente e una fluidità ipnotica, ogni elemento grafico sembra far parte di un dipinto in cui ogni pennellata ne aumenta il valore intrinseco. Questo è uno di quei casi in cui osservare un replay grazie alla telecamera ravvicinata o una partita da spettatore esterno permette di cogliere dettagli e minuzie che altrimenti, a causa della frenesia dell’azione, è difficile notare e un delitto perdersi.
ogni elemento grafico sembra far parte di un dipinto in cui ogni pennellata ne aumenta il valore intrinseco
CHI AVEVA ORDINATO QUATTRO CHILI DI MODALITÀ E UN PEZZO DI GRAN FINALE?
I menù snelliti rispetto al passato consentono una navigazione più rapida e meno confusionaria, e ciò è certamente un bene. Tra le modalità single player in cui ci siamo avventurati troviamo Calcio d’Inizio, utile per esibirsi in sfide contro la CPU o in locale, tornei vari e singoli campionati, Diventa un Mito, la modalità in cui dovremo impersonare un giocatore sconosciuto e guidarlo alla conquista di successi durante la sua lunga -si spera- carriera e, ovviamente, la storica Master League. Quest’ultima è il fulcro assoluto della PESperienza per antonomasia e una longeva modalità in cui gestiremo l’intero universo sportivo che ruota attorno a una squadra reale o fittizia nei panni dell’allenatore-manager di turno. Visto che si parla di manager, è bene ricordare che potremo scegliere il nostro alter ego tra Maradona, Gullit, Roberto Carlos e altri ex campioni di epoche diverse e personalizzarlo. Questa modalità è sicuramente uno dei pilastri che sta alla base del successo di PES, perché permette di vivere la propria squadra attraverso il coordinamento di numerosi aspetti, passando dalla scrivania al campo e viceversa per raggiungere i risultati concordati con la dirigenza e, magari, stupirla. La struttura della Master League è stata rinnovata per offrire un’esperienza più immersiva e profonda, soprattutto attraverso scene d’intermezzo interattive in cui il coach viene ora posto con maggior risalto al centro dell’attenzione e che aumentano l’empatia col giocatore che lo impersona. Un altro miglioramento legato alla Master League riguarda il sistema dei trasferimenti, il quale appare più personalizzabile rispetto al passato e meno “astratto”, dal momento che sfrutta un nuovo algoritmo grazie a cui ora il calciomercato in gioco e quello reale risultano meglio allineati nei parametri e nei possibili sviluppi delle trattative. A voler cercare il famigerato pelo nell’uovo, si potrebbe discutere del peso specifico delle novità della Master League. Chiariamo il concetto: la modalità è sempre valida e stimolante, dal potenziale enorme e dai risvolti interessanti, ma la rivoluzione evolutiva che ha travolto, arricchito, rinnovato e perfezionato tanti altri elementi della produzione non pare aver colpito le novità della Master con uguale intensità. La verità, tuttavia, potrebbe essere più semplice di così e cioè che l’abbagliante bellezza di alcune meccaniche accechi a tal punto da far risaltare meno altri lati del gioco; in fondo è pur vero che la modalità funziona come ha sempre fatto e, perciò, credo proprio che gli appassionati più tradizionalisti non ne rimarranno delusi. D’altro canto, come si suol dire, modalità che vince non si cambia.
l’abbagliante bellezza di alcune meccaniche accechi a tal punto da far risaltare meno altri lati del gioco
ALCUNI CONTENUTI SONO, PER COSÌ DIRE, UN PO’ TROPPO CONTENUTI
Il 10 settembre eFootball PES 2020 è uscito ufficialmente su PC (Steam), PS4 e Xbox One, con il suo comparto multigiocatore finalmente giocabile e i valori aggiornati degli atleti che si sono messi in risalto. Basta poco per intuire come il ruolo di regina delle modalità online spetti di diritto a myClub; grazie alla dipendenza che crea (occhio con le microtransazioni), è lei che più spicca per profondità e coinvolgimento. Chi vive per la competizione, poi, troverà nelle opzioni di eFootball il necessario per soddisfarsi tra sfide rapide, tornei, co-op e agguerrite divisioni. Non aspettatevi innovazioni qua ma, per quanto sia basic, la giostra funziona. L’aggiunta di Matchday imprime nei giocatori l’emozione di partecipare in prima persona a uno show esportivo, ha bisogno di tempo ma, da sola, non sembra avere la personalità sufficiente a spostare gli equilibri. L’infrastruttura online mi è parsa mai in affanno e sorretta da un buon netcode, senza lag né gravi problemi al matchmaking. Che si giochi offline o che si competa online, gli esperti della lavagna saranno contenti di sapere che ogni indicazione tattica influisce in tempo reale sulla propria squadra, in virtù di un discorso che raggruppa una vasta gamma di strategie e movimenti. Passare durante i match dal Tiki Taka di Guardiola al Gegenpressing di kloppiana memoria e magari vincere è una sana goduria. Infine un consiglio: chi è solito spremere i calciatori facendoli scattare perennemente avrà non poche difficoltà. È rischioso farsi annebbiare i riflessi dalla stanchezza, gli arbitri puniscono con (troppo?) zelo gli interventi e i cartellini rossi vanno evitati come la mer… peste, anche perché le punizioni calciate dal limite dalla CPU dal limite sono praticamente gol certi.
Gli sforzi profusi dagli sviluppatori per creare la simulazione calcistica più realistica possibile sono palesi. Gli abbaglianti miglioramenti del gameplay fanno un po’ d’ombra a dei contenuti cui avrebbe giovato un restyling più deciso, perché la sensazione che sia arrivato il momento di varcare i sicuri ma stretti confini della tradizione per esplorare nuovi orizzonti c’è. Fortunatamente, questa percezione è abbondantemente controbilanciata da un gameplay solidissimo che racchiude in sé l’essenza del calcio giocato e un realismo stupefacente: se tirare premendo il quadrato è per voi uno stile di vita irrinunciabile, eFootball PES 2020 non può assolutamente mancare nella vostra collezione.
Il talentuoso pargolo di mamma Konami pare aver stappato la bottiglia della next-gen prima del tempo. La qualità del suo nettare è eccelsa, ma per la sublimazione del sapore bisognerà lasciarlo decantare ancora nelle cantine di sviluppo nipponiche. Le effervescenti opportunità offerte dal gameplay più frizzante che la serie ricordi e da un Fox Engine deciso a celebrare la sua ultima festa con delle bollicine splendidamente disegnate, infatti, risultano lievemente annacquate da un’offerta ludica che non trasmette la stessa incontenibile e contagiosa voglia di omaggiare il miglior PES di sempre. Ciononostante, eFootball PES 2020 merita d’esser celebrato perché sa regalare delle sbornie calcistiche genuine e indimenticabili.