L’atmosfera non è mai mancata in Impact Winter, densa e quasi palpabile anche nella nuova prova su console. Pure stavolta, complice il commento sonoro elettronico di carpenteriana memoria, volutamente cadenzato come ne La Cosa, mi sono trovato a desiderare che uno dei miei compagni sopravvissuti (il reduce Bane, l’aggiustatutto Maggie, l’esperto di elettronica Christophe o ancor meglio la mite cuoca Wendy) si trasformasse all’improvviso in una mostruosa aberrazione aliena, giusto per spargere pepe su una storia che, nonostante le premesse, si dimostra meno interessante e motivata del previsto.
L’atmosfera non è mai mancata in Impact Winter, pur senza brillare in termini puramente narrativi
MALANNI D’INVERNO
Naturalmente, trovandoci di fronte a un puro porting, vi invito alla lettura della recensione PC per una descrizione più accurata delle caratteristiche di base. Ciò detto, ripartire dal principio aiuta a illustrare uno degli aspetti che meno mi avevano convinto, a lato dell’impatto di un meteorite e della conseguente glaciazione di un intero paese: i cinque sopravvissuti, capitanati dal prode Jacob (unico personaggio controllabile dal giocatore) al riparo di una chiesa abbandonata, ricevono una comunicazione radio in cui vengono informati sulla necessità di sopravvivere 30 giorni, così da poter finalmente ricevere i soccorsi; la stessa durata dell’impresa, per ragioni non proprio chiarissime, può essere accorciata dalle “note positive” di un piccolo drone, l’Ako Light, a fianco di Jacob durante le esplorazioni dello scenario open world (in questo dettaglio risiedono, allo stesso tempo, le ambizioni e le principali differenze rispetto a This War of Mine), con il relativo inventario di materiali trasportabili, una specie di impulso per rilevare punti d’interesse e una sorta di trivella termica per fondere il ghiaccio e trovare item nascosti.
Le possibilità di accorciare i tempi per i soccorsi, grazie a una delle funzioni dell’Ako Light, non sono esattamente credibili
Per togliermi il pensiero sui difetti che ancora permangono, meno soggettivi di quello appena espresso, va giocoforza citata la farraginosità nella navigazione dei numerosi menu, insieme alla scelta davvero poco comprensibile di non poter mettere in evidenza (almeno, non a piacere) i materiali per i progetti: è possibile farlo solo per la missione in corso e quelle già completate, cosa alquanto scomoda se si considera che le ricette di crafting sono numerose e spesso importanti, che si tratti di pompe di drenaggio, trappole per animali, upgrade dell’Ako, grimaldelli e tanto altro ancora. Purtroppo, poi, Impact Winter rimane ripetitivo in alcuni scenari ricorrenti, come le ville e le strade sommerse dai ghiacci (frequentate da lupi e altri pericolosi animali nelle ore notturne, come il resto dello scenario aperto), che hanno il ruolo di piccoli “dungeon” ma si presentano troppo limitati in varietà.
SOPRAVVIVERE AI DETTAGLI
Come ebbi modo di dire per la versione PC, Impact Winter non manca comunque di stile e validi elementi di sfida: le quest più avanzate migliorano la sostanza degli scenari e i modi di poterli approcciare, aprendosi la via con il crafting di grimaldelli e ordigni, oppure utilizzando gli accampamenti (in particolare grazie alle conoscenze di Bane, in materia di tende più confortevoli e nozioni di caccia/sopravvivenza) per spingersi sempre più lontano, attraverso strutture abbandonate più affascinanti e varie.
Al di là della ripulitura dei bug, risultano ancora difficili e ben calibrate le decisioni intorno ai sopravvissuti
In questo senso, potete anche prendere le critiche all’impianto narrativo come le lamentele di un integralista del “realismo survival”, sempre alla ricerca di coerenza e verosimiglianza: Impact Winter porge il fianco a critiche e appunti proprio su tali aspetti, peraltro senza nascondere chissà quali segreti sotto le sue coltri di ghiaccio; allo stesso tempo, però, sono spariti i tanti bug che affliggevano le prime versioni PC (almeno, io non ne ho più trovati) ed è migliorata la fruizione dei controlli, banalmente per l’assenza di mouse/tastiera e, così, dei relativi problemi segnalati a suo tempo. Impact Winter rimane un poco più pesante di quel che dovrebbe essere, con alcuni piccoli scatti qua e là, ma è anche meno tedioso nei tempi di caricamento tra scenari al chiuso ed esterno open world, ora nettamente più brevi. Naturalmente, la maggiore stabilità tecnica rende più onesto anche il prezzo, a fronte di una leggerezza survival che forse ha più senso su console e non tocca comunque la difficoltà, invero piuttosto alta nonché arricchita da una modalità permadeath.
Il porting di Impact Winter è stato ben ripulito dai bug (come l’attuale versione PC, d’altronde), ma non ha trasformato il gioco in un capolavoro: permangono difetti per i fanatici del realismo, insiti in un incipit narrativo un po’ confuso e non perfettamente risolto, insieme a caratteristiche implementate in modo non del tutto convincente, tra macchinosità dei controlli, pesantezza tecnica abbastanza immotivata ed errori di design più gravi e fastidiosi. D’altra parte, gli affinamenti sono riusciti a rendere la fruizione dell’esperienza molto più fluida, e così a evidenziare meglio i non trascurabili pregi di Impact Winter, in particolare nella gestione, nel ruolo e nel possibile destino dei personaggi.