Meet Your Maker – Recensione

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Giunto da poco su PlayStation Plus con i nuovi giochi mensili, Meet Your Maker è un interessante e appagante sparatutto in prima persona creato dagli apprezzati autori di Dead by Daylight.

Sviluppatore / Publisher: Behaviour Interactive / Behaviour Interactive Prezzo: € 29,99 Localizzazione: Testi Multiplayer: Co-op online PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One Data d’uscita: Già disponibile

Vi è mai capitato di morire? Intendo nei videogiochi. A me è accaduto tante volte. Ho ripetuto gli stessi livelli, ho impiegato diverso tempo per battere un boss all’apparenza impossibile da sconfiggere e ho provato in ogni modo a vincere le mie paure. Con Meet Your Maker, sviluppato da Behaviour Interactive, sono morto ben prima di raggiungere il mio obiettivo trafitto da una trappola nascosta dietro a un muro.

Che dire, è stato subito amore a prima vista, proprio come succede nei racconti di Nicholas Sparks, con la sola differenza che non ci sono lettere da inviare a qualcuno all’altro capo del mondo, non c’è una ragazza da conquistare e non c’è una scelta da compiere. C’è solo da servire la Chimera, una bestialità che ora domina il mondo sopravvivendo grazie al sangue di leali servitori, ordinando loro di commettere orrendi misfatti.

NESSUNA PACE IN MEET YOUR MAKER

Già, non c’è alcun momento felice. Se state cercando della gioia e della felicità, in Meet Your Maker non ne troverete affatto. Quanto è rimasto della Terra è una distesa di sabbia e rocce appuntite bagnate dal sangue dei Custodi, dei protettori della Chimera e del suo infimo potere corrotto. L’umanità è quasi del tutto scomparsa, soggiogata dall’oscuro potere della creatura, che vive all’interno di una vasca immersa in un liquido verdastro. Il contesto di Meet Your Maker affascina sin da subito grazie a un’introduzione precisa ed esaustiva. Pur presentando una trama classica, la narrazione racconta in maniera fluida e precisa i vari accadimenti e il susseguirsi inevitabile degli eventi. Il protagonista, un Custode, è il servo prediletto della Chimera, nonché la sua fonte preferita di nutrimento.

Meet Your Maker

La Chimera, in tutta la sua bestialità e sobrietà, ci dà il benvenuto.

Per accrescere e rafforzarsi, il suo potere necessita costantemente del Mutagene, una sostanza che potenzia le sue abilità, le sue percezioni e le consente di sopravvivere. Mentre tesse intrighi di ogni genere, la Chimera pensa ad acquisire più potere con la speranza di elevarsi e stringere nella sua morsa l’intero Universo. È strano ma coinvolgente interpretare per una volta il lacchè di una creatura malvagia legata alle sue brame. Nessuno sembra volersi prendere il rischio di inimicarsi una mostruosità del genere, neppure il silenzioso protagonista che ho intrepretato.

Uccidere, correre e scappare: questo è Meet Your Maker

Nascosto da una maschera e da indumenti che potrebbero ricordare Vaughn di Tales from the Borderlands, il Custode ha tre precisi obiettivi: sopravvivere, recuperare più Mutagene possibile per la Chimera e costruire insediamenti protetti da trappole e strani alieni mutaforma. Potrebbe apparire come una missione già vista altrove, se non fosse che le strutture sono erette dai giocatori.

SE NON UCCIDE, BEH… UCCIDE ANCORA PEGGIO

Meet Your Maker è un videogioco basato su un game design dichiaratamente vecchia scuola, ispirato a Doom e a Quake. Avviate le missioni dal Centro di Comando, si possono selezionare le costruzioni erette delle community facendo partire le incursioni, una delle due modalità di gioco disponibili insieme all’edificazione delle strutture. Armato di balestra, di una spada e qualche bomba a mano, il Custode comincia la sua missione. È infatti da qui che il giocatore inizia a menare le mani, approcciando un gunplay dinamico e coinvolgente. Si spara, certo, ma ogni colpo ha una sua importanza, poiché le munizioni sono limitate.

Meet Your Maker

Come dicevo, i giocatori hanno proprio una gran bella fantasia.

Ben prima di partire con le armi spianate, è fondamentale assicurarsi che sia tutto ben preparato, così da affrontare le fortezze in scioltezza. Non è facile riuscire a prendere il Mutagene al primo tentativo. Durante le mie scorribande (in solitaria, purtroppo non c’è stato verso di testare con qualche amico la co-op), ho eliminato prima le trappole e proseguito, sgominando con la balestra i nemici che trovavo lungo il cammino. Il miglior modo per arrivare alla fine, prendere l’antico vaso e scappare a gambe levate, è eliminare le pareti con gli spuntoni arrugginiti che compaiono da ogni lato, evitare le bombe che cadono improvvisamente dal soffitto e nascondersi dai colpi delle guardie poste a difesa del Mutagene.

Meglio non esitare e memorizzare ogni trappola prima dello scadere del tempo

In Meet Your Maker niente deve essere dato per scontato: memorizzare il posizionamento di ogni singola trappola consente di appropriarsi della sostanza e fuggire via, così da nutrire la Chimera e avviare un’altra missione in qualche altra roccaforte.

Meet Your Maker

Una porta che vedrete frequentemente.

Nel corso delle mie disavventure ho usato spesso il rampino per raggiungere luoghi sopraelevati ed evitare le trappole, o per avvicinarmi rapidamente ai nemici e sorprenderli con attacchi corpo a corpo. Un’altra particolarità del gameplay di Meet Your Maker, inoltre, è la modalità dedicata all’edificazione della propria fortezza. Questa implementazione si sblocca solo dopo alcune ore di gioco, con la Chimera che esorta a creare delle roccaforti per accrescere il suo dominio. Blocco su blocco – di cemento o acciaio – la roccaforte diventa più forte ottenendo prestigio, fondamentale per rafforzare il potere assoluto all’interno di Meet Your Maker. Oltre ad aggiungere trappole e guardie a non finire, diverse ma efficaci al tempo stesso, è possibile cambiare il colore e le estetiche delle pareti per confondere l’invasore e sorprenderlo con una trappola nascosta.

La crudeltà non è mai stata tanto divertente, Meet Your Maker sprona a usare la propria brama di violenza per arrivare all’obiettivo

La crudeltà non è mai stata così divertente e non potevo desiderare di meglio, specie in un videogioco che sprona a usare la propria violenza per arrivare all’obiettivo. Il sadismo, insomma, è alla base della struttura ludica di Meet Your Maker: qualcuno direbbe che è meglio lasciare ogni speranza prima di addentrarsi nell’oblio, perché la mente umana è imprevedibile e crudele, nonché ricca di spietatezza. Cosa ho visto, provato e vissuto sulla mia pelle nel nuovo videogioco di Behaviour Interactive meriterebbe di essere messo per iscritto in un libro di antropologia. Ve lo assicuro, l’essere umano è capace di tutto.

In Breve: Meet Your Maker è tanta, tantissima roba. Divertente, coinvolgente, adrenalinico e sovente impegnativo, offre un numero incalcolabile di ore di gioco proponendo una struttura ludica appagante e completa. Sono curioso di vedere come si espanderà in futuro con ulteriori aggiunte e maggiori modalità. Non aspettatevi di sparare fiumi di proiettili nello stile di Doom o Quake: Meet Your Maker, ben prima di essere uno sparatutto vecchio stile, è un videogioco d’ingegno e solida preparazione. Senza le dovute contromisure, può risultare complesso e di difficile approccio. Preparatevi a dovere, o morirete subito.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Il titolo gira ottimamente e non presenta bug o problemi degni di nota. Sottolineo l’importanza del DualSense, che per l’occasione è stato sfruttato in modo adeguato dal team di sviluppo attraverso il feedback aptico.

 

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Pro

  • Un validissimo contesto di gioco/ Una trama classica ma comunque ben proposta/ Impegnativo e appagante / Tante ore di gioco/ Due modalità che faranno gola a tutti

Contro

  • Mancano ulteriori contenuti per offrire un’esperienza totalizzante / Alla lunga potrebbe risultare ripetitivo
8

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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