Quello degli sparatutto spaziali è tra i generi più storicamente importanti nel panorama videoludico, almeno da quando il termine videogioco fu coniato e utilizzato a dovere, nei posti e nei contesti appropriati. Tralasciando i primi videogiochi che traevano ispirazione dallo sport piuttosto che dalla fantascienza, veri e propri mostri sacri come Galaga, Galaxian e Defender cavalcarono l’onda del fantastico che, in quegli anni, vedeva dare i natali a produzioni indimenticabili come Star Wars o Star Trek, destinate a lasciare un segno indelebile nel patrimonio della cultura umana.
Ed è proprio ispirandosi a queste furiose battaglie nel cosmo – a colpi di laser, nova bomb e una manciata di pixel colorati – che RazerWire:Nanowars tenta di ricordarci quanto sia facile divertirsi con l’unico obbiettivo di scalare la vetta del tabellone punti, riuscendoci alla grande.
LA FINESTRA SUL CORTILE
Pur profumando di indie fino al midollo, RazerWire: Nanowars appartiene di merito alla categoria degli sparatutto fatti in casa, che tanto furono famosi nella metà degli anni ‘90 con la scena casalinga nipponica su Windows, PC-98 e Sharp X68000. Il termine “homebrew”, quindi, risulta essere corretto, specialmente se si conosce come questo titolo di poche pretese, ma con un’anima così importante, è nato.
Razerwire: Nanowars tenta, riuscendoci, di ricordare quanto sia facile divertirsi con l’unico obbiettivo di scalare la vetta del tabellone punti
A renderci la vita più facile, e il gioco più interessante, troviamo un fornito negozio di potenziamenti che apparirà a ogni game-over: realizzato con una piacevole interfaccia che ricorda un distributore notturno uscito da qualche film cyberpunk, questo luogo permetterà l’acquisto di vari upgrade, passivi e attivi, tramite la valuta che si può accumulare semplicemente sopravvivendo alle ondate. I potenziamenti non risultano mai troppo esagerati, e sono calibrati per risultare importanti e di grande aiuto, senza essere sproporzionati per le facilitazioni che apportano al gameplay. Da questa schermata, infine, è possibile ricominciare dall’ultima ondata o ripartire da zero; ovviamente, se si sceglie la prima opzione, potremmo sfruttare gli upgrade eventualmente acquistati per progredire nei livelli.
PSICHEDELIA DEI TEMPI ANDATI
Parte integrante dell’azione è un colonna sonora di indubbio rispetto: toni, musicalità e ritmiche scelte provengono dai generi synthwave, techno-elettronica e dance, in linea con gli psichedelici anni ‘80 fatti di luci al neon e giochi di laser.
I potenziamenti sono calibrati per essere importanti e di grande aiuto, senza mai risultare eccessivi rispetto alla sfida
Si tratta un tuffo nel passato, un’ode alla vecchia scuola che tanto è servita da fondamenta per il futuro, diventato oggi il nostro presente. Un momento della storia videoludica in cui l’unica richiesta da parte del gioco era imparare a migliorarsi e, sopratutto, divertirsi nella maniera più assoluta e spensierata possibile.
Senza tanti giri di parole, il gioco di Hogan Pastorelli è sicuramente tra i migliori time-wasters che potreste decidere di acquistare su Steam, un titolo che si presta, nella sua onesta semplicità, a genuine sfide tra amici o anche a soddisfare la vostra sete di distruzione, tutto al prezzo simbolico di un caffè. L’eccellente colonna sonora, disponibile anche tramite DLC, rende il gioco piacevole e intenso, mentre Il sistema di checkpoint e i tre slot di salvataggio eliminano la frustrazione del dover ricominciare da capo, quasi a voler sottolineare che l’unico vero senso di RazerWire: Nanowars è, semplicemente, divertirsi.