Scribblenauts Showdown - Recensione

PS4 Switch Xbox One

Difficile porsi alla giusta distanza dall’ultimo nato di casa Warner Bros., dato che rappresenta di fatto quel che resta di una IP che, tra il 2009 e il 2013, su Nintendo DS e Wii U ha portato una ventata di novità nel mondo dei puzzle game grazie all’idea di giocare fisicamente con le parole, conquistando il pubblico e vendendo più di 13 milioni di copie. Nel tentativo di sfruttare la gallina dalle uova d’oro, Warner Bros., nel 2014, aveva commissionato a 5th Cell Scribblenauts: Fighting Words, un episodio pensato per mobile. Qualcosa, però, è andato evidentemente storto, con lo studio di Bellevue un po’ allo sbando dopo non essere riuscito a portare avanti la campagna Kickstarter di Anchors in the Drift, un RPG Free-to-Play, ed essere entrato in rotta di collisione con Warner riguardo la licenza di Scribblenauts. Difficile capire cosa sia successo, ma i risultati sono stati devastanti per 5th Cell, con lo studio di fatto smembrato e costretto a lasciare nelle mani di Warner la licenza dell’IP che l’aveva reso famoso, con tanto di cancellazione dell’episodio mobile. Scribblenatus Showdown è dunque il primo capitolo della saga sviluppato da Shiver Entertainment, e più che un nuovo episodio è uno spin-off in chiave party game che prova a sfruttare il lascito del puzzle game integrando l’uso delle parole e della creatività in un impianto di gioco in stile Mario Party.

POCO DI TUTTO

Il processo di integrazione tra il mondo di Scribblenauts e il divertimento immediato dei party game, purtroppo, non è andato a buon fine, ed è evidente sin dal menu che Showdown ha qualche problema di identità. Da un lato, infatti, il titolo non fa mistero delle sue ispirazioni e nelle due modalità principali ricalca praticamente l’offerta del party game di Nintendo.Scribblenauts Showdown immagine PS4 Xbox One Switch 02In “Versus” ci sfidiamo liberamente per un numero definito di round di minigiochi e in “Resa dei conti” fino a quattro giocatori affrontano un boardgame molto basico, dove si guadagna la possibilità di avanzare vincendo le sfide contro gli avversari. All’atto pratico è un attimo più complicato, visto che in realtà il movimento è regolato dalle carte che abbinano un effetto (tipo: avanza di X caselle, indietreggia di Y) a una sfida. Una volta risolta la competizione chi vince guadagna gli eventuali bonus, chi perde subisce dei malus. Ci sono carte che hanno effetto immediato e vince chi arriva primo al traguardo; insomma, come Mario Party, ma con le carte al posto dei dadi.

Scribblenatus Showdown è il primo capitolo della saga sviluppato da Shiver Entertainment, uno spin-off in chiave party game

Accanto al multiplayer c’è però anche una modalità Sandbox, che ripropone, in maniera estremamente semplificata il gameplay dei titoli single player. Il punto è che, come suggerisce il nome, si tratta più di un playground dove è consentito divertirsi col potere di evocare oggetti grazie alla forza delle parole, e in effetti i piccolissimi enigmi proposti sono davvero poca roba. Scribblenauts Showdown immagine PS4 Xbox One Switch 05

la modalità Sandbox ripropone in maniera estremamente semplificata il gameplay dei titoli single player

Non aiuta neanche la possibilità di affrontare i livelli Sandbox con un amico in split screen, perché è talmente tutto troppo banale che nemmeno il coloratissimo dizionario di vocaboli utilizzabili riesce a risollevare le sorti di una modalità che in neanche un paio d’ore esaurisce tutto quello che ha da dire. Certo, in nome della customizzazione dell’esperienza non manca l’editor di personaggi, e non nego di essermi fatto quattro risate nell’evocare oggetti random in contesti davvero poco adatti per vedere quali fossero le reazioni disponibili, assistendo con somma sorpresa a scene grottesche e inaspettate, però – ecco – alla fine hanno prevalso più i rimpianti per quello che avrebbe potuto essere rispetto al piacere di godermi l’offerta in single player. È anche vero che il cuore del titolo restano i circa trenta minigiochi da affrontare in compagnia quindi, proprio come nella pubblicità di Switch, ho preso la console Nintendo e mi sono diretto a casa di amici per il vero banco di prova.

GIÀ VISTO, GIÀ FATTO

Il rapporto difficile tra la meccanica di evocazione degli oggetti in maniera semantica e la struttura di Scribblenauts Showdown è evidente anche e soprattutto durante le sfide in multiplayer. I minigiochi infatti sono divisi tra quelli di velocità, che non utilizzano i poteri degli Scribblenauts, e quelli di parole, che sfruttano il meccanismo celebre del gioco per dare un eventuale bonus durante la sfida, magari vincolando l’uso della lettera iniziale.Scribblenauts Showdown immagine PS4 Xbox One Switch 08

I minigiochi sono divisi tra quelli di velocità e quelli di parole, che sfruttano il meccanismo celebre del gioco

Per esempio, se bisogna correre una gara di velocità e occorre scegliere un veicolo con la A, torna più utile optare per un aereo rispetto, che so, a un amish (sì, io e Claudio siamo persone orribili, e per provare abbiamo testato la possibilità, ma nessuna minoranza è stata maltrattata nel corso della recensione). Il vero problema è che non sempre le risposte più ovvie e premiate dal gioco danno un vantaggio così netto, e quindi diventa molto più divertente lanciarsi in un duello armati di marmotte invece che di mitragliatrici. Se da un lato questo rende Scribblenauts Showdown divertente, perché alla mercé della nostra idiozia, dal punto di vista di gameplay la profondità si appiattisce moltissimo, soprattutto perché i minigiochi sono brevi e si risolvono spesso in chi termina prima una determinata azione. L’assenza di competizione diretta (tranne in alcuni casi, come Tenzone Medievale che è un vero e proprio duello in un livello canonico di Scribblenauts, o Cade! Cade! che è una sorta di Angry Birds dove ci si sfida a distruggere la torre avversaria) uccide clamorosamente la varietà e banalizza tutto. Certo, si ride, e anche tanto, perché le meccaniche sono buffe, e su Switch l’uso dei JoyCon come parenti stretti dei Wiimote è foriero di scene ridicole, però è talmente tutto meccanico e ripetitivo che dopo averci speso una serata difficilmente tornerete a sfidarvi a quelli che sono cloni azzoppati di Dance Dance Revolution, Flappy Bird e Track’n’Field.

La stessa modalità “Resa dei conti” è a tratti poco equilibrata e fin troppo dipendente dal caso per quanto concerne la pesca delle carte, e finisce per randomizzare ancora di più un titolo assolutamente inadeguato a trasmettere quel senso di competizione che dovrebbe animare una produzione del genere. Certo, tirato fuori nel mezzo di una serata ludica, vuoi per la follia di alcuni accostamenti di parole e minigiochi, vuoi per il suo essere confezionato in maniera gradevolissima e colorata, Scribblenauts Showdown è un discreto filler in attesa che arrivino le pizze, però ecco, non più di quello, e lo stesso 1-2-Switch, nella sua semplicità, riesce meglio nel suo scopo.

Non bastano la simpatia innata degli Scribblenauts e il ricordo di un concept gustoso a rendere Showdown Il party game in grado di monopolizzare le feste. Nonostante una confezione dignitosa, infatti, i trenta minigochi circa pensati da Shiver Entertainment esauriscono tutto quello che hanno da dire nel giro di un paio di serate, e si trasformano presto in goffi e maldestri tentativi di riciclare meccaniche note in una chiave spesso superficiale e poco interessante. Le risate non mancano, ma l’ironia scaturisce più dagli accostamenti bizzarri di parole e dall’uso dei JoyCon come motion controller. Entrambe, però, sono emozioni riciclate dal passato glorioso dell’IP e dalla frenesia da Wiimote che non stupisce più.

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Pro

  • Colorato e piacevole da vedere.
  • Si ride abbastanza, non sempre per i motivi giusti.
  • L’idea è divertente...

Contro

  • Modalità sandbox davvero povera.
  • Meccaniche dei minigiochi molto derivative.
  • ... Ma si esaurisce nel corso di un paio di partite.
5

Insufficiente

Se serve un tuttofare il buon Mancini è l’uomo da chiamare. La nostra principessa fotografa, usa la videocamera come se fosse un’estensione naturale del corpo e monta video manco fosse in una catena di montaggio. Ah… e scrive anche. Insomma… il classico “bravo guaglione”.

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