Shadows of Doubt – Recensione

PC PS5 Xbox Series X

Dopo un Accesso Anticipato che ha fornito diversi indizi circa le sue ambizioni, finalmente il simulatore investigativo Shadows of Doubt è disponibile in versione 1.0: ColePowered Games ha compiuto il miracolo oppure no?

Sviluppatore / Publisher: ColePowered Games / Fireshine Games Prezzo: 24.99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam), PS5, Xbox Series X|S Data di uscita: Già disponibile

Giocando al detective sim mi è capitato di pensare più volte alla leggenda di Icaro, a quel suo volo troppo vicino al sole e al suo splatch. Non è questo il caso, intendiamoci: Shadows of Doubt ha sicuramente un potenziale fuori dal comune.

Eppure, scemato lo stupore per le prime interazioni e l’entusiasmo delle prime ore di gioco, al di là delle luci al neon, delle promesse di libertà sand box e dell’affascinante atmosfera noir, si scorge un simulatore d’indagine dal concept indiscutibilmente intrigante ma anche dai limiti evidenti.

IL NOIR DI SHADOWS OF DOUBT

ColePowered Games è uno studio di sviluppo di piccole dimensioni, tuttavia ha deciso di realizzare un gioco dalle grandi anzi enormi ambizioni. In Shadows of Doubt impersoniamo un investigatore privato alle prese con una serie di casi da risolvere, tra un lavoretto e l’altro. Il suo obiettivo personale è assicurare alla giustizia gli ultimi criminali, certo, ma anche e soprattutto, dopo anni di attività, racimolare abbastanza pecunia per godersi una meritata pensione. Il riposo professionale però ha un costo, mica è regalato sicché ci si deve rimboccare le maniche e, collegando un indizio dopo l’altro, scovare assassini, stalker, farabutti e il meglio del peggio che la società abbia da offrire.

ColePowered Games è uno studio di sviluppo di piccole dimensioni, tuttavia ha deciso di realizzare un gioco dalle grandi anzi enormi ambizioni

Società che si trova in una realtà alternativa rispetto a quella a noi nota. L’anno è il 1979, ci troviamo nell’UAS e, a causa dell’iperindustrializzazione e dell’innalzamento dei livelli del mare, una conseguenza del surriscaldamento globale, gran parte delle persone sono costrette a vivere, lavorare e morire in complessi urbani colmi di smog, povertà e luci al neon, città isolate tra loro dalle acque tossiche.

Shadows of Doubt

Ecco dove tutto ha inizio.

Un simile scenario spinge chiunque a sognare di ottenere il punteggio di credito sociale necessario per andare in pensione a The Fields, un quartiere in non alla portata di tutti. In qualità di ex poliziotto, abbiamo le capacità per raggiungere tale scopo come… lavoratore autonomo. Ecco allora che il contesto proposto da Shadows of Doubt prende definitivamente forma: indagare sui casi, catalogare le prove e arrestare i responsabili dei crimini in cambio di denaro – utile anche ad acquistare nuovi strumenti e innesti cyber per aiutarci nel nostro lavoro – e, soprattutto, di un miglior punteggio di credito sociale. Cosa non tocca fare, pur di andare in pensione!

LA MAGIA È SERVITA

I primi passi in Shadows of Doubt sono magici per diversi motivi. Il merito è dell’atmosfera che si respira nella città preconfezionata o generata proceduralmente sulla base delle opzioni/condizioni che possiamo tarare a nostro piacimento, ma anche dei voxel, che con il loro stile spigoloso contribuiscono a rendere minaccioso ogni singolo NPC, edificio, anfratto e istante. A impressionare più di tutto però sono le opportunità che il gameplay prevede, le tante situazioni in cui ci si può ritrovare e le possibilità di gestirle o uscirne.

A impressionare sono le opportunità che il gameplay prevede, le tante situazioni in cui ci si può ritrovare e le possibilità di gestirle o uscirne

Ogni edificio è accessibile sia legalmente sia illegalmente, ciascun individuo ha un nome, un indirizzo di residenza, un lavoro e una routine giornaliera. Ognuno dei casi in cui ci imbattiamo tra un lavoretto e l’altro – bisogna pur campare, eh – ha almeno un colpevole da trovare dopo aver scovato e collegato tra loro gli indizi utili a incastrarlo. In mezzo a 100, 200 o più individui dall’alibi facile, non è mica un’impresa da poco.

Trovato il contratto della vittima, trovato il luogo dove lavorava.

Il primo caso da risolvere è guidato, una sorta di sorprendente tutorial utilissimo a capire alcune delle meccaniche basilari e il funzionamento del gameplay. Aiuta a capire che l’elenco telefonico è una miniera d’oro piena di contatti e indicazioni sugli abitanti della città, che una porta chiusa può essere superata in svariati modi, che le telecamere possono essere un problema facilmente aggirabile, che raramente una città virtuale è stata rappresentata in maniera così credibile e che il confine tra legalità e illegalità è molto più sottile di quanto si possa pensare, anche se il nostro alter ego non può usare armi da fuoco. Insegna inoltre che non tutti gli indizi che troviamo portano nella giusta direzione, ergo ci si deve calare completamente nella parte dell’investigatore per pizzicare quelli giusti, appuntarli e poi collegarli correttamente tra loro sulla Bacheca del Caso, una delle feature fondamentali del gioco.

SANDBOXFOBIA

Una volta risolto il primo caso, Shadows of Doubt spalanca le porte del sand box lasciando totale libertà al giocatore. Sebbene il poter vivere la città e la sua fragile quotidianità regali sensazioni che non è facile trovare altrove, specie se si pensa che siamo di fronte a una produzione indipendente, è proprio questo il momento in cui oltre ai pregi si iniziano a delineare i difetti. Con un numero così imponente di variabili, informazioni sulle persone e potenziali indagati, interazioni, indizi da estrapolare in molteplici modi (video delle telecamere a circuito chiuso da analizzare, impronte da raccogliere, persone da ascoltare, e ancora giornali, contratti etc) e meccaniche di gioco tutto incastrato in ambienti/contesti criminali generati proceduralmente, può capitare di smarrirsi tra i fumi del degrado sociale senza capire come procedere. Sebbene ci siano varie tipologie di casi e siano differenti per modalità/crimine commesso, bene o male gli archetipi diventano abbastanza riconoscibili dopo aver passato un po’ di tempo in game. A volte, tra l’altro, può anche capitare di non riuscire a risolvere un caso a causa di un bug, un’eventualità non così frequente ma comunque concreta nonostante il rilascio della build 1.0.

Sto seguendo la pista giusta o no? Dubbio amletico.

Shadows of Doubt non è un’occasione sprecata, è qualcosa di più. Ha un potenziale veramente immenso, è originale e unico perché vestire i panni del detective regala sensazioni talmente profonde, credibili e autentiche da imprimersi nel cuore. Quando ogni meccanica di gioco funziona alla perfezione come nei casi scriptati, delle elaborate indagini da sviluppare un indizio alla volta nelle viscere di una città che, tra pixel e atmosfera noir, pulsa realmente di vita fittizia, ci si ritrova immersi in un’esperienza investigativa a 360° che lascia a bocca aperta.

Quando ogni meccanica di gioco funziona alla perfezione come nei casi scriptati ci si ritrova immersi in un’esperienza investigativa a 360° che lascia a bocca aperta

È per questo che dispiace vedere un progetto così ambizioso sporcato da delle imprecisioni che, talvolta, finiscono per gravare sulla sua fruizione, per tacere di quei momenti in cui il miscuglio di idee, interazioni e possibilità procedurali sembra farsi lo sgambetto da solo finendo per risultare ripetitivo oppure mettendo così tanta carne sul fuoco da causare un’indigestione. Purtroppo la generazione procedurale regala gioie ma anche dolori, si sa, ed è un compromesso comprensibile se si considera la clamorosa quantità di elementi e sistemi di gioco in ballo in Shadows of Doubt, un titolo capace di farti sentire un detective a tutti gli effetti. Sia quel che sia, resta solamente una cosa da fare: augurarsi che gli sviluppatori non abbandonino il gioco, un dubbio che dalla pubblicazione della 1.0 attanaglia la comunità.

In Breve: Vorrei davvero premiare con un voto più alto le ambizioni e il coraggio di ColePowered Games, giuro. Amo il concept di Shadows of Doubt, come potrebbe essere altrimenti? Quanto potenziale c’è nelle sue idee, nella sua ambientazione e soprattutto nel suo modo speciale di farci vivere in prima persona ogni aspetto della quotidianità di un investigatore? Ciononostante devo fare il mio lavoro e indicare i punti deboli di una produzione cui voglio bene e che, proprio per questo ma non solo, spero non venga abbandonata dai suoi padroni. 

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD M.2
Com’è, Come Gira: Nonostante dei requisiti diverse spanne oltre quelli consigliati, Shadows of Doubt ha dato segno di qualche sporadico tentennamento nel frame rate, segno che tecnicamente si può levigare ulteriormente. Per il resto, niente da da dire: i voxel, la palette cromatica e i giochi di luci/ombre riescono a dare sostanza e sfumature a una città piena di vita e pericoli.

 

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Pro

  • Un concept originale / C’è tanto di quel potenziale da lasciare senza parole / Un detective sim come nessun altro, con stile da vendere e gameplay geniale

Contro

  • Diversi bug e problemi tecnici / I casi guidati sono strepitosi, quelli liberi perdono mordente alla lunga / @dev non lo abbandonate!
7.5

Buono

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