Stellar Blade – Recensione

PS5

L’umanità e il pianeta da salvare, la propria casa da salvaguardare, un passato ancora da tenere ben saldo: Stellar Blade, sviluppato da Shift Up Corporation, conferma le aspettative generate in sede di anteprima, espandendosi come una delle esclusive PlayStation più riuscite di quest’anno.

Sviluppatore / Publisher: Shift Up Corporation / Sony PlayStation Studios Prezzo: 79,99 euro Localizzazione: Presente Multiplayer: Assente PEGI: 18  Data di lancio: 26 aprile 2024

Ricordo con simpatia le parole di Yoko Taro di qualche giorno fa. Ora, sia chiaro, rimanga tra me e voi: lo sviluppatore nipponico è famoso per la sua follia, nonché per quel modo di fare che, a dirla tutta, ha fatto tanto parlare di sé. I complimenti di una personalità così influente, d’altronde, fanno luccicare gli occhi e sì, riescono proprio a trasportare chiunque verso l’infinito e oltre che Shift Up Corporation ricerca tra gli astri, sognando di raggiungere quella meraviglia, risplendendo tra gli altri. Le parole del creatore di Drakengard e NieR, padre di un franchise che necessita un nuovo capitolo, sono tonanti: “Stellar Blade è superiore a NieR: Automata”.


Disinnescando queste parole, proprio alla luce delle analogie che si possono trovare – ma ci arriviamo a breve -, Stellar Blade ha davvero poco in comune con le produzioni di Yoko Taro. Ciò non significa che le ispirazioni non ci siano: sarebbe strano il contrario. Ma quante opere, nel vasto universo del mercato videoludico, prendono molto da formule già collaudate? Penso a Lies of P, a produzioni non certamente fantastiche come Lords of the Fallen (il remake, ma nemmeno il primo capitolo era indimenticabile) e quella perla pubblicata in Accesso Anticipato su Steam di No Rest for the Wicked, opera che coinvolge e affina una struttura ludica isometrica con un sistema di combattimento à la Souls. Che poi, a dire il vero, sarebbe da capire se è utile paragonare opere di questo calibro con un altro franchise conosciutissimo: ma pure in quel caso, e lo sottolineo, c’è da fare una grande distinzione.

Stellar Blade Anteprima Hands On apertura

Vi presento EVE, e vi entrerà nel cuore. Anche con la sua spada, sì.

Stellar Blade è un videogioco diverso, tanto diverso dalle creature di Yoko Taro. Se ve lo state chiedendo, il discorso basato sull’umanità, su come essa cambi e in che maniera si possa salvarla dalla disintegrazione, in Stellar Blade non è presente. E questo fa capire una importante distinzione tra gli approcci dello sviluppatore nipponico e del team sudcoreano: l’umanità relegata all’oblio, a un’oscurità costante e perpetua, fatta di parole e speranze mai esaudite.

Una spada stellare che colpisce e il debutto di un team con un videogioco di prima fascia che si trova tra le mani un gioiello

In Stellar Blade sono i concetti stessi di morte e fine a dettagliare l’intera esperienza di gioco, portando all’eccesso quel genere di approccio che, senza mezzi termini, riesce a incastrare una storia che sa esattamente come porsi al giocatore, utilizzando il linguaggio di Yoko Taro, rispettando una proprietà intellettuale che non necessita presentazioni. E nel raccontarlo, questo team sudcoreano dalle ottime premesse, sono l’inizio, lo svolgimento e la conclusione a essere impattanti, dal grande carattere, dalla personalità densa e profonda. È una spada stellare che, insomma, trafigge gli astri e giunge su cosa resta del nostro pianeta con l’obiettivo di ridarlo all’umanità.

FOR THE MANKIND… O QUASI

Come avevo già sottolineato nell’anteprima hands on uscita qualche settimana fa, Stellar Blade racconta la storia di EVE, membro della Settima Unità Aerea. È incaricata, assieme alle sue compagne, di debellare i Nyatiba dal pianeta Terra per salvarlo e dare così una speranza all’umanità intera, costretta a dover sopravvivere di scarti e nascosta in luoghi ben celati. Per non rovinare l’esperienza al giocatore, tralascio volontariamente ulteriori nozioni di trama, poiché il rischio di rovinare l’esperienza è dietro l’angolo.

Adam e EVE in un momento di sguardi profondi e rassicuranti.

L’opera, in tal senso, narra una costante lotta per la sopravvivenza: se da una parte il mondo, ormai disintegrato, è prosciugato dalla corruzione dei Naytiba, dall’altra esistono delle possibilità per chiunque – o quasi – di riappropriassi del pianeta. EVE, del mondo in cui si trova, non conosce alcunché, poiché della Terra ha solo sentito parlare: è al corrente che un tempo, come viene mostrato dalla produzione, c’era un mondo bellissimo, dominato dalla natura e dalla meraviglia. Era un mondo incontaminato e splendido, in cui sorgevano antiche città e i grattacieli, che un tempo sfioravano le nuvole, ora sono macerie. Quelle stesse macerie celano un passato di grande difficoltà, nonché una tentata e ostinata ripresa che, però, ha solo ulteriormente portato il pianeta alla sua fine. La Colonia, un luogo al sicuro nello spazio, non intende arrendersi: l’umanità deve continuare, in un modo o nell’altro. E crescendo lontana dalla Terra, EVE non sa cosa aspettarsi, né cosa sia davvero questo luogo: è al corrente solamente che, un tempo, c’era un luogo che proteggeva l’intera umanità. In primo luogo, appare come una ragazza che deve apprendere cos’ha realmente attorno, rimanendo sorpresa per il tocco della pioggia sul suo palmo; in seguito, avanzando nel corso dell’opera, EVE assume più sicurezza, divenendo un’arma sia per sé stessa che per i nemici, dominando i campi di battaglie proposti all’interno dell’opera di Shift Up Corporation, capace sia di mostrare il suo talento quando, inevitabilmente, delle lievi mancanze.

Vorrei perdermi ancora una volta nel worldbuilding di Stellar Blade

In altre occasioni, in realtà, mi è capitato spesso di lodare il doppiaggio in italiano nei videogiochi: alcune volte, specie nei momenti più commoventi, è stato complesso riuscire a sentirsi effettivamente armonizzati con la scena che veniva mostrata a schermo. Una macchia che, tuttavia, non cancella affatto quanto è stato fatto di buono nel corso dell’avventura, con un racconto che, oltre a commuovere, sa trattare argomenti importanti e delicati, dando vita a una protagonista prima inconsapevole e insicura, ma dopo forte e temeraria, esattamente come il suo team di sviluppo. Racconti del genere, considerando le tante alternative e la presenza di nomi noti, fanno del bene all’intero mercato videoludico, soprattutto se riflettono sulla morte, la fine e un probabile inizio. Inoltre, è da sottolineare positivamente la presenza di due spalle fantastiche: Adam e Lucy. Entrambi, infatti, rappresentano una reale ancora di salvezza per la protagonista, portandola sovente a riflettere sul senso di tutto.

XION è una cittadina che, per certi versi, mi ha ricordato Sanctuary di Borderlands 2.

La sceneggiatura non propone chissà quali effettivi colpi di scena: cosa attira davvero di Stellar Blade è il suo mondo di gioco e, soprattutto, la lore proposta dal team. Ora, non è nulla di particolarmente intricato e comprenderla non porterà nessuno a dover fare un triplo salto carpiato per parlare con quel determinato personaggio: è il world building ciò che affascina. E, nonostante le chiarissime ispirazioni al genio di Yoko Taro, Stellar Blade è comunque un racconto affascinante e particolareggiato, arricchito da documenti fondamentali da recuperare e seguire per avanzare al suo interno.

Se hai il plauso di Yoko Taro, dovresti andarne fiero

Questa è una ricchezza in più che, oltre a convincere, permette d’interfacciarsi con quanto viene narrato in maniera appassionante. Complici le missioni secondarie e le fetch quest à la NieR – ma guarda un po’ – Stellar Blade ha la grande capacità di raccontare anche le vicende dei comprimari e di chiunque sia in difficoltà con grande umanità e lucidità. In un mercato spesso dominato da open world macroscopici senza realmente nulla da raccontare, la produzione di Shift Up Corporation, al contrario, si affida a diverse aree, alcune di esse esplorabili e destinate al perfezionamento delle abilità di EVE. È qui che avviene il bello, perché Stellar Blade è un videogioco ricco e brillante, non privo tuttavia di alcuni difetti nella sua struttura ludica che, premetto, ho apprezzato per la varietà e il ritmo che EVE assimila in base alla sua progressione, divenendo una sola cosa con l’arma che si trova ad avere fra le mani. Che è, pensate un po’, fermaglio che tiene a posto la sua lunga e infinita capigliatura.

STELLAR BLADE ALLA PROVA DEL NOVE

È un souslike? Un semplice action adventure? È una marmotta? Stellar Blade è, semplicemente, un action. Un action che riprende le meccaniche dei falò tipici di Dark Souls, per poi proporre un sistema di combattimento basato su attacchi veloci, pesanti e deviazioni da concatenare con particolare attenzione. Come, niente schivate? Nel sistema di combattimento proposto per l’occasione da Shift Up Corporation, Stellar Blade preferisce affidarsi su altro: quel caro, mai dimenticato e sempre utilissimo parry che, senza mezzi termini, indebolisce le difese avversarie basate sugli scudi e, in seguito, sbilancia il nemico per colpirlo con efficacia in molteplici occasioni. È un sistema che, tuttavia, non è così rapido e istantaneo come in tanti altri action: spesso, serve studiare accuratamente il nemico, cercando di affrontarlo a testa bassa.

Una struttura di gioco che prende il meglio da altre opere e crea un linguaggio suo, coinvolgendo

In tal senso, ho preferito affidarmi alla difficoltà normale, quella consigliata dagli sviluppatori per affrontare le schiere di creature abbiette che compaiono di fronte alla protagonista con l’intento di fermarla. Ebbene, essere attendisti potrebbe essere la soluzione, ma il coinvolgimento maggiore si ottiene quando la scelta ricade su offendere l’avversario senza dargli il tempo di respirare: è proprio in questa luce che il sistema di combattimento offre peculiarità interessanti, unite peraltro alle abilità della protagonista e alla sua crescita totale, che avviene negli accampamenti, luoghi in cui è possibile perfezionare l’esospina (ce ne sono di diverse) e perfezionare la struttura corporea per avere maggiore capacità offensiva in battaglia. È una progressione semplice ma essenziale, che dà modo a EVE di avere sempre qualcosa di diverso da usare, quando si trova in difficoltà. Man mano che si avanza nell’opera, inoltre, a dare spessore ulteriore al gameplay sono due slot con gli attacchi energetici e quelli esplosivi: i primi, oltre a sbilanciare i nemici, permettono di concatenare più offensive, una volta sbloccate; il secondo, posto a destra dello schermo, invece si limita ad attaccare in maniera più devastante chi si ha davanti.

I comprimari hanno SEMPRE qualcosa da raccontare, sia nel bene che nel male.

È una struttura di gioco basata sulle abilità della protagonista, più che sulle armi messe a sua disposizione. E la spada stellare di EVE, affilatissima per quanto ho potuto constatare, è davvero tanto affilata e sa fare male. Ma male davvero, mica per scherzo: se unita poi all’arma secondaria, destinata allo sbilanciamento avversario, ecco che tutto quanto diventa assai speciale. Colpire con armi a distanza, in tal senso, permette di avere sotto controllo lo scontro già in partenza. È lo sfruttamento di ogni abilità il segreto del successo, nel complesso ma mai sfiancante sistema di combattimento messo in lustro dallo studio sudcoreano.

LINEARE E, ALL’IMPROVVISO, A MACRO AREE

La sorpresa, quella inaspettata, è stata interfacciarmi con il mondo di gioco. Ero convinto, come avevo già sottolineato nell’anteprima, che la produzione sarebbe stata completamente lineare. Invece, ecco l’azzardo: cambiare e proporre qualcosa che non è mai effettivamente uguale alla precedente; ciò non significa, infatti, che sia originale. A meritarsi un aggettivo del genere è il sistema di combattimento, davvero entusiasmante e scenografico.

Lily è una protagonista per cui vi affezionerete.

Shift Up Corporation, per variare l’esperienza, ha scelto di proporre la linearità delle missioni principali e l’imprevedibilità delle macro aree. Al loro interno, infatti è possibile prendere parte a diverse missioni secondarie, così da approcciarsi a storie e racconti differenti. Il bello di questo mondo, comunicato costantemente con l’intenzione di mostrare che è sempre tutto sul filo del rasoio, si avverte soprattutto quando si sceglie di parlare con i comprimari e i cittadini di Xion, un luogo ricco di una bacheca in cui accettare le missioni e poi eseguirle piacevolmente. Ciò favorisce oltremodo la longevità e le possibilità messe sul tavolo dal team: si cambia, si cambia tanto e, infatti, si muta. Questo equilibrio è spesso complesso da mantenere, ma il team di sviluppo è riuscito nel complesso compito di elaborare al suo miglio una sua profondità.

Keiichi Okabe e Studio Monaca hanno dato al videogioco di Shift Up una grande personalità

D’altronde, parte del merito deriva da Studio Monaca e da Keiichi Okabe, compositore già conosciuto per le sue musiche nella serie NieR e per ulteriori progetti. Le musiche sono splendide come sempre, mai eccessive e sempre inserite con intelligenza. E pure il lato estetico della produzione colpisce nel segno, evidenziando panorami e scorsi sensazionali quando si guarda il cielo, il deserto e le rovine di una cittadina. Stellar Blade è un sogno per Shift Up Corporation, ma è anche un diamante imperfetto ma definito con passione, con lo scopo di creare una nuova storia e sì, un nuovo universo. Pur non presentando elementi di originalità, Stellar Blade è un’opera molto buona e dalla storia toccante, definita al suo meglio da un sistema di combattimento che crea assuefazione. Ecco, quel sistema potrebbe davvero restarvi impresso.

In Breve: Stellar Blade è un videogioco che, semplicemente, prende il meglio di tante opere, espandendone i concetti a proprio modo. È una produzione calda e longeva, appagante e di reale azione, che potrebbe di sicuro riuscire a fare del suo meglio con un secondo capitolo. SHIFT UP Corporation, confezionando accuratamente la sua opera, ha dato vita a una nuova serie e creato un personaggio che potrebbe sorprendere nel futuro.

Piattaforma di Gioco: PlayStation 5
Com’è, come gira: Particolarmente ben ottimizzata e con tempi di caricamento lunghi sulla quinta ammiraglia Sony.

 

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Pro

  • Sistema di combattimento efficace e vivace, denso / Le composizioni di Keiichi Okabe sono davvero uniche / EVE è una protagonista che evolve / World building davvero curato / Finali multipli notevoli e toccanti

Contro

  • Enigmi forse davvero troppo semplici / Prende il meglio - forse troppo - da alcune produzioni
8

Più che buono

Cosa succede se unite letteratura, tanta curiosità e un mix letale di videogiochi indipendenti e di produzioni complesse? Otterrete Nicholas, un giovane virgulto che scrive tanto e vuole scrivere di più. Chiamato "Puji" ben prima di nascere, dovete dargli una penna per tenerlo calmo. O al massimo un pad.

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