The Witch and the Hundred Knight: Revival Edition - Recensione

PS4

Nippon Ichi non vuole essere ricordata per Disgaea. O meglio, Nippon Ichi è chiaramente stanca di essere ricordata SOLO per Disgaea. Questo è il chiaro sentimento che emerge dagli ultimi videogiochi creati dalle accorte mani digitali degli sviluppatori nipponici. “Non ricordateci come quelli di Disgaea, siamo anche altro come…” già, è qui che si interrompe la proposta di riscatto del team creatore di uno dei più iconici RPG strategici degli quindici anni. Eppure, già con The Guided Fate Paradox, Nippon Ichi dimostrò di essere in grado di presentare qualcosa di nuovo, di diverso dal solito titolo tutto schermate fitte di numeri e momenti meta-videoludici, grazie a un gameplay sfaccettato e decisamente più movimentato rispetto a quello conosciuto nei suoi precedenti prodotti. Inoltre, l’atipica avventura con protagonista un adolescente addestrato per essere un nuovo Dio misericordioso vantava un intreccio stratificato che lasciava spazio a qualche inaspettata riflessione, con momenti più maturi e tesi di quanto si potesse immaginare guardando allo sgangerato cast di protagonisti. The Witch and the Hundred Knight, oggetto di questa lunga recensione, è il secondo tentativo della software house giapponese di proporre un videogioco apparentemente dissimile dai suoi titoli passati ma che, joypad alla mano, si rivela per più ragioni un clamoroso buco nell’acqua; non bisogna poi dimenticarsi che questa edizione PS4 rimane a tutti gli effetti un remaster di una produzione pubblicata solamente qualche anno prima su PS3: la software house nipponica pare non aver sfruttato il tempo supplementare conferitogli per evolvere in un videogioco d’ampio respiro, sia dal punto di vista tecnico che da quello contenutistico. Ma andiamo con ordine.

C’ERA UNA VOLTA UNA STREGA…

Protagonista sboccata e votata al sadismo, Metallia (o Metarika, nella versione giapponese) è una strega dall’aspetto giovane ed energico, il cui unico scopo è quello di estendere il dominio dei liquami velenosi della sua dimora, la palude maledetta, in tutto il regno circostante. A dirla tutta, la spietata fattucchiera non è in grado di allontanarsi dalle zone toccate dai nauseabondi fumi, quindi estenderne l’area di effetto equivale semplicemente a liberarla dalla sua prigionia. È proprio a causa di questi limiti che si trova ad invocare l’aiuto di un eroe che possa aiutarla nel suo folle piano: un famiglio dalla potenza immensa e leggendaria. E qui entra in scena il giocatore nei panni di Hundred Knight, un cavaliere che si dice mistico, ma che prende le sembianze di un piccolo ometto nero con addosso un’improvvisata armatura di ferro.

The Witch and the Hundred Knight Recensione PS4

Il comparto narrativo, pur non riscrivendo le regole dello storytelling, diverte e sorprende

Da un incipit simile non poteva che prendere il via un’avventura sgangherata e fuori dagli schemi, seguendo lo stile narrativo tipico delle produzioni Nippon Ichi. Metallia è una sorta di diavolo in gonnella e sarebbe in grado di dirne quattro anche a Laharl e alla sua combriccola di metafisici compagni provenienti dall’universo di Disgaea, ma dietro le venature comedy si nascondono tematiche che esulano dal contesto leggero in cui The Witch and the Hundred Knight sembra volersi calare durante le prime battute. La tematica del libero arbitrio e il concetto di sudditanza, inteso non come obbligo ma come scelta, così come i quesiti morali a cui il giocatore è chiamato a rispondere (spesso subendo le conseguenze che ne derivano), non fanno altro che tratteggiare la figura del protagonista come una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie. Malgrado l’interessante mashup di tematiche e vicende raccontate, l’intreccio di The Witch and The Hundred Knight si conferma una sorta di contorno a un gameplay semplice e veloce, e nessuno dei temi abbozzati durante il dipanarsi dell’avventura viene affrontato con la giusta dose di maturità, limitandosi a donare profondità a un cast di protagonisti apprezzabile, ma certamente lontano dal risultare memorabile. Non mancano parentesi surreali e citazioni di altri famosi titoli ruolistici (come Wedge e Biggs, soldati che rimandano alla famosa serie ruolistica Square Enix, Final Fantasy, e al classico cinematografico Star Wars), ma tutto sommato il comparto narrativo, pur non riscrivendo le regole dello storytelling videoludico, diverte e sorprende, grazie a una buona dose di umorismo nero e spietato, capace a volte di toccare il limite del grottesco.

Il problema maggiore, come spesso accade nelle produzioni minori di matrice nipponica, riguarda la prepotenza con cui la sceneggiatura viene srotolata: dialoghi e box testuali ai cui lati si trovano gli artwork bidimensionali dei protagonisti, in puro stile visual novel, prendono il sopravvento sul gameplay, frammentando con un’incoscienza assolutamente deprecabile i leggeri equilibri che definiscono il genere action RPG.

E COME SI GIOCA CON LA MAGIA?

Sì, avete letto bene: The Witch and the Hundred Knight: Revival Edition è un action RPG, per di più completamente tridimensionale. Una vera e propria novità per Nippon Ichi, da sempre impegnata nello sviluppo di prodotti in cui sprite in bassa risoluzione e isometria sembravano ormai essere un dogma imprescindibile. Seguendo obiettivi dettati dalle pretese narrative, il giocatore è chiamato a esplorare diverse zone, eliminando i nemici che lo separano dal traguardo. Le meccaniche sono quelle di un hack and slash piuttosto blando, e il sistema di combattimento conta diverse serie di combo, tanto semplici quanto veloci da eseguire. L’attacco fisico prevede 5 colpi a cui è necessario affidare 5 armi differenti. Ovviamente, ogni tipologia di nemico risulta più o meno “allergico” a una variante di lancia, spada, martello o bastone magico, e sta a chi tiene il controller fra le mani equipaggiare gli strumenti necessari a rendere l’esplorazione il più veloce e indolore possibile. È possibile anche schivare i colpi avversari, con tanto di effetto rallenty generale che ricorda per molti versi quello visto nell’action game Bayonetta.

The Witch and the Hundred Knight Recensione PS4Nonostante la sua natura leggendaria, Hundred Knight non può essere separato dalla sua padrona per troppo tempo, e la sua resistenza durante l’esplorazione è indicata da un un valore numerico di “Gigacal” che determina la resistenza magica della creatura. Situato in alto a sinistra, il countdown è inesorabile e decreta il tempo a disposizione del protagonista prima di rimanere senza forza ed essere più facilmente preda degli attacchi nemici. Fortunatamente, le aree che compongono il grande regno che Metallia vuole conquistare a tutti i costi sono disseminate di pilastri che permettono di recuperare una preziosa valuta e agire su diverse caratteristiche che determinano la potenza e la resistenza della creatura protagonista. Questo sistema, di fatto funzionale, viene tuttavia vanificato dalla possibilità di uscire dalla zona in esplorazione per poi rientrarvi e ricominciare il proprio viaggio dall’ultimo checkpoint, con Gigacal ripristinati e la possibilità di presentarsi all’ennesima boss fight preparati di tutto punto.

Le meccaniche sono quelle di un hack and slash piuttosto blando, e il sistema di combattimento conta diverse serie di combo, tanto semplici quanto veloci

Effettivamente, l’unica cosa che potrebbe spingere il giocatore a non interrompere le proprie sessioni di esplorazione sono dei bonus che si accumulano man mano che Hundred Knight sconfigge i nemici senza venire a sua volta battuto, oppure il sistema di “grade point“, somma di bonus statistici temporanei che vengono resettati a ogni fuga dai singoli livelli. I grade point possono essere addizionati alle statistiche per potenziarne il valore, agendo su HP, forza, difesa e tutti gli altri i parametri che determinano il successo del piccolo protagonista nelle battaglie. Insomma, chi non risica non rosica? Non proprio, perché il livello di difficoltà rimane piuttosto basso, e le varianti ludiche praticamente assenti.

Anche gli scontri con i boss, in ogni caso, non si dimostrano particolarmente impegnativi, e si differenziano dai restanti per via di una barra addizionale che indica il livello di guardia dei nemici più coriacei: a un abbassamento del valore di difesa corrisponde la possibilità di un attacco particolarmente potente, ed è compito del giocatore coordinare le proprie azioni evasive ed elargire al nemico botte da orbi nel momento esatto in cui questo si dimostra scoperto e inerme di fronte alla forza del famiglio. Il tutto scorre molto velocemente, e benché The Witch and the Hundred Knight offra migliaia di statistiche legate agli oggetti, la possibilità di ripristinare i propri Gigacal mangiando i nemici indeboliti e di depredare villaggi indifesi rende l’avventura principale facilmente risolvibile, reiterando per ore le meccaniche qui sopra, fra una scena cinematica e l’altra.

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il character design di Takehito Harada e la colonna sonora di Tenpei Sato sono la vera attrattiva artistica

Per chi si volesse invece dedicare al power play, caratteristica da sempre molto cara al pubblico Nippon Ichi, le cose potrebbero peparsi un filo di più, ma lascio ai giocatori più coraggiosi l’onere della scoperta. Tra l’altro, l’unica vera aggiunta sul fronte ludico di questa riedizione PS4 è proprio la Tower of Illusion, un dungeon speciale il cui funzionamento potrebbe ricordare l’Item World visto nella serie Disgaea. Offrendo in sacrificio un’arma è possibile affrontare, piani su piani, un labirinto pieno di nemici estremamente coriacei e che offre laute ricompense ai giocatori più ardimentosi, i quali, oltretutto, possono contare sull’aiuto di un’inedita Metarika controllabile fin dall’inizio. Si tratta di un extra assolutamente incapace di rendere questa edizione appetibile a chi ha già avuto modo di farne la conoscenza su PS3, ma sicuramente gradito.

Quanto all’aspetto prettamente tecnico, The Witch and The Hundred Knight è un action RPG dichiaratamente low budget, considerato che è il primo gioco full 3D di Nippon Ichi. Una produzione che mostra i propri limiti non tanto nella modellazione poligonale degna di una PS2, quanto nell’evidente mal gestione delle meccaniche più proprie del gameplay. Ad esempio, è prevista la possibilità ruotare la telecamera per permettere di seguire al meglio l’azione; tuttavia, in prossimità di alberi e foreste accade spesso di rimanere spiazzati da momenti di temporanea cecità, decretati dalla presenza delle fronde o di altri ostacoli che coprono il protagonista. Anche i menù, per quanto sintetici, non brillano particolarmente per organizzazione; inoltre l’HUD a schermo, fatto di numeri, statistiche e barre colorate, potrebbe risultare confusionario ai più. Parlando di miglioramenti meramente grafici, questa nuova incarnazione di The Witch and the Hundred Knight conta una risoluzione di 1080p, un counter fps granitico fissato alla soglia dei 60 e un nuovo sistema di illuminazione. Detto questo, il character design di Takehito Harada e la colonna sonora di Tenpei Sato – duo di artisti che qualche anno fa decretò il successo di Disgaea – rimangono la vera attrattiva artistica e garantiscono una buona tenuta dell’atmosfera, anche di fronte a paesaggi tridimensionali che nulla hanno da invidiare a prodotti di non una, ma ben due generazioni fa.

Definire questa riedizione di The Witch and the Hundred Knight come una versione riveduta e corretta del papà su PS3 sarebbe poco onesto: si tratta, infatti, di un mero porting, tra l’altro irrilevante dal punto di vista tecnico e assolutamente inspiegabile, vista la qualità generale, specie se comparata a quella del ben più meritevole The Guided Fate Paradox. Nippon Ichi ha scommesso ancora una volta sull’avventura della strega Metarika e del suo servitore oscuro, ma il poco impegno profuso in quella che poteva essere una possibilità di riscatto ha partorito l’ennesimo remaster senza arte né parte.

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Pro

  • Bei personaggi e buona direzione artistica.
  • Molto semplice e immediato...

Contro

  • Tanti numeri e statistiche, ma il gioco si finisce da solo.
  • … non fosse per la narrazione invasiva.
  • Hack’n’slash blando e poco originale.
6

Sufficiente

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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