Visions of Mana - Recensione

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Che Square Enix fosse impegnata in un’operazione di gran spolvero delle proprie IP passate si era già intuito da tempo, ma mai ci saremmo aspettati di vedere spuntare in gran lustro un nuovo episodio della serie Mana. Fortunatamente i risultati di vendite della recente collection dedicata, pubblicata in esclusiva per Nintendo Switch, e il remake del terzo episodio devono avere in qualche modo rassicurato la compagnia che ci fosse ancora interesse per una saga che, ad essere del tutto onesti, è soprattutto conosciuta da noi per l’indimenticabile secondo episodio, ovvero Secret of Mana per Super Nintendo.

Sviluppatore / Publisher: Ouka Studios / Square Enix Prezzo: € 69,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PC (Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Series

Visions of Mana è il quinto capitolo di una serie nota in Giappone con il nome di Seiken Densetsu (ovvero “La leggenda della spada sacra”), marchio che in terra natia ha accompagnato ogni iterazione, facilitando di gran lunga il duro compito di comprendere a quale serie ci si stesse affacciando. La storia del brand è piuttosto burrascosa, tra remake, spin-off e sperimentazioni mobile, ma è chiaro che Visions of Mana miri a recuperare – almeno nelle intenzioni – i fasti dei capitoli più apprezzati pubblicati su Super Nintendo, ovvero Secret of Mana e Trials of Mana. Non a caso, tra le recenti proposizioni, si è deciso di ignorare completamente la possibilità di un remaster del controverso Dawn of Mana, quarto capitolo pubblicato per PlayStation 2, capace di dividere le opinioni degli appassionati più sfegatati a causa di un gameplay fin troppo basato sulle logiche di Havok, l’abusatissimo motore fisico che all’epoca finì per trasformare l’iterazione in una mera demo tecnica per dar sfoggio della sua tecnologia.

Ma veniamo a noi. Per tanti versi giocare Visions of Mana potrebbe ricordare un po’ l’esperienza con la quale anni fa ci si approcciò a Dragon Quest XI. Anche in questo caso siamo di fronte ad una rivalutazione in chiave contemporanea di un classico del genere gioco di ruolo in salsa giapponese, capace di ripercorrere e celebrare tutti i tropi e topoi tipici del marchio di riferimento, baciata in ogni sua declinazione da livelli di produzione impensabili fino a questo momento.

IL SACRIFICIO? UN DOGMA IN VISIONS OF MANA

L’avventura del giovane spadaccino Val e dei suoi compagni, i prescelti degli spiriti elementali, ricalca in tutto e per tutto le atmosfere dei capitoli più amati, riuscendo a calare ancora una volta in situazioni dai toni fiabeschi, sicuramente vicine ai gusti – e soprattutto alle esigenze – dei giocatori più giovani, ma senza mai risultare banali o prive di significato. D’altronde come tanti altri giochi di ruolo giapponesi, anche Visions of Mana si prende il suo tempo per impiattare una storia che, all’apparenza, potrebbe sembrare la più classica delle ballate eroiche; il prosieguo dell’avventura mostra in ogni caso i muscoli di una scrittura consapevole, che prende in considerazione alcuni dei punti chiave della serie – come ad esempio il tema della predestinazione – e li ribalta, mettendo in discussione i tabù e le tradizioni dell’universo narrativo, fino ad indagare le convinzioni personali dei suoi protagonisti principali. L’equilibrio tra parte diegetica ed esperienza ludica rimane in ogni caso apprezzabile, e non si ha mai la sensazione di trovarsi in balia di una storia “sui generis”.

Val rientra sicuramente tra i perfetti esempi di eroi della serie Mana.

La struttura esplorativa, fiore all’occhiello della saga, è stata rivista e aggiornata ai canoni attuali, per tanti versi ricalcando il modello dell’ormai sempre più decantato Genshin Impact. Ed è così che il pellegrinaggio dei protagonisti verso l’albero di Mana prende vita inenormi mappe esplorabili interconnesse, approcciabili in lungo e in largo, brulicanti di vita e caratterizzate da colori saturi e atmosfere fatate.

Giocare Visions of Mana potrebbe ricordare un po’ l’esperienza con la quale anni fa ci si approcciò a Dragon Quest XI

Le incredibili scenografie che danno vita alle avventure dei nostri sono rese sempre interessanti da collezionabili ben visibili a schermo e punti di interesse segnalati su mappa, utili soprattutto per orientarsi durante le missioni secondarie di raccolta degli oggetti o per gli incarichi legati alla caccia di determinati nemici. E sì, il pantheon di deliziosi mostriciattoli che abitavano le mappe esplorabili dei precedenti episodi è qua riproposto in una zuccherosissima modellazione 3D, impreziosita da animazioni piene di personalità. Fino a questo momento, d’altronde, non ho potuto fare a meno di decantare quelli che sono senz’ombra di dubbio gli aspetti più riusciti della produzione Square Enix – qui coadiuvata dalla programmazione di Ouka Studios -, ma invero molti dei difetti già sottolineati nella nostra recensione del remake di Trials of Mana, permangono qui nella loro interezza.

Non lasciatevi ingannare dall’aspetto zuccheroso del titolo: il gusto per il melodramma è alla base della narrazione di Visions of Mana.

Tanto quanto la produzione precedente, anche Visions of Mana presenta infatti un livello di difficoltà tarato al ribasso anche configurando il livello di sfida all’asticella più alta; a questo si aggiungono tutte le opzioni di Quality of Life che, pur rendendo l’esperienza sicuramente più snella e fruibile, avvicinandola alle aspettative dei giocatori odierni, rompono in egual misura la sensazione di meraviglia e curiosità che si poteva respirare nei capitoli precedenti, con indicatori che mostrano sempre e comunque dove ci si deve dirigere, e viaggi veloci che rendono il completismo più estremo un semplice esercizio di pazienza piuttosto che uno sfoggio di abilità. A questo si sposa anche un approccio al sistema di schermaglie estremamente semplificato, tanto che in più di un momento abbiamo avuto la sensazione che Visions of Mana fosse un prodotto unicamente adatto ai giovanissimi, ma decisamente meno intrigante per coloro che abbiano visto approdare nei negozi uno qualsiasi dei capitoli precedenti.

DI SPADE E INCANTESIMI

Gli scontri si svolgono come sempre in tempo reale, entrando in contatto con i nemici che si muovono sulle mappe esplorabili. In queste istanze il giocatore può prendere il comando in qualsiasi momento di uno dei tre protagonisti schierati in battaglia. Invero, Visions of Mana introduce anche un sistema di classi flessibile e un modello di crescita del party piuttosto profondo, con il quale è possibile non solo scegliere quali mosse affidare al proprio team di avventurieri tra una vasto ventaglio di tecniche, ma anche di optare tra miriadi di bonus passivi e statistici con i quali decretare la propria superiorità sul campo di battaglia nel caso il proprio livello di potenza non fosse al pari dei nemici. L’intera avventura, tuttavia, può essere portata a termine senza troppi problemi abusando delle semplici combo di 3-4 colpi disponibili fin dal primo scontro, magari attivando qua e là la tipica super mossa attivabile a barra piena – in puro stile picchiaduro – senza tenere troppo conto di meccaniche sovrapposte – rese disponibili col prosieguo dell’avventura – a cui i tutorial, invece, sembrerebbero dare un’importanza fin troppo rilevante.

Morley si muove nei combattimenti come uno spadaccino agile e veloce, e rientra tra la cerchia di personaggi più divertenti da utilizzare.

Un peccato, se si pensa che l’occasione è estremamente ghiotta, soprattutto al netto di una sovrastruttura ludica che, almeno sulla carta, conta il sommarsi di sistemi di potenziamento e personalizzazione dalla profondità inedita per gli standard della serie. Non che questo sia un reale problema, soprattutto se chi dovesse affacciarsi alla produzione Square Enix rientrasse nell’ambito dei giocatori meno smaliziati e più giovani, ma la sensazione è che molte delle idee buttate nel calderone avrebbero potuto brillare solo e unicamente a seguito di un’opera di ribilanciamento totale del livello di sfida.

La struttura esplorativa, fiore all’occhiello della saga, è stata rivista e aggiornata ai canoni attuali, per tanti versi ricalcando il modello dell’ormai sempre più decantato Genshin Impact

Quel che risulta invece decisamente meno incidente nell’ottica di godimento dell’esperienza è un profilo tecnico che, pur regalando ambienti estremamente piacevoli da vedere e scene cinematiche di pregevole fattura, per di più animate con utilizzo di tecniche come il motion capture, riesce anche a dar spazio a problemi onestamente poco giustificabili, come un framerate ballerino anche nella modalità video che dovrebbe assicurare 60 frame al secondo. Il profilo musicale risulta invece estremamente piacevole nella sua interezza, con l’unico neo di un doppiaggio inglese di qualità altalenante. In chiusura, è giusto sottolineare la totale assenza di localizzazione nella nostra lingua, che in un colpo solo annulla completamente le possibilità ai giovanissimi di approcciarsi a Visions of Mana. Un peccato, perché diversamente sarebbe stato un prodotto perfetto per avvicinarli alla serie e agli action RPG in generale.

In Breve: Visions of Mana è un’operazione che trasuda amore per il brand di riferimento, ma che mira soprattutto a risultare un’esperienza estremamente leggera per gli appassionati, o meglio ancora un ottimo esempio di intrattenimento mirato al pubblico più giovane e neofita degli RPG. A dispetto di un’esperienza ludica tutto sommato sempliciotta, la produzione Square Enix riesce comunque a reggersi in piedi grazie al fascino del suo coloratissimo e fatato universo di personaggi e al carisma del suo cast di protagonisti, pur tutti ascrivibili ai canoni della serie.

Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, Come Gira: Il titolo presenta due modalità video tra cui scegliere, ma il framerate non rimane incollato ai 60 frame per second nemmeno a quella deputata. Le istanze in cui la fluidità scende sotto la soglia della decenza sono comunque poche, ma tragicamente proprio durante le battaglie dove la fluidità dell’azione dovrebbe essere assicurata. Che ci siano patch in arrivo?

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Pro

  • Direzione artistica e colonna sonora / Lettera d’amore agli appassionati della serie (sempre che realmente esistano in Europa) / Modello esplorativo divertente

Contro

  • Difficoltà al ribasso / Framerate fin troppo ballerino / Doppiaggio inglese / Assenza di modalità multigiocatore, ancora una volta
7.6

Buono

C'è chi dice che nella sua stanzetta, dietro una mole spaventosa di fumetti d'epoca giapponesi, si celino misteri infiniti. Da sempre appassionato di videogame made in Japan e delle opere animate di Kunihiko Ikuhara, dategli un qualsiasi J-RPG e lo renderete un orsetto felice.

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