Sviluppato da Proxy Games ed edito da Slitherine, in uscita il prossimo 12 luglio, Warhammer 40,000: Gladius – Relics of war non si perde in ciance quando si tratta di premesse, mettendo sullo stesso pianeta quattro fazioni sul piede di guerra, senza grandi premesse narrative. Abbiamo dedicato al gioco un’anteprima piuttosto corposa qualche settimana fa, quindi mi limiterò a riprenderne il concetto chiave, per poi passare ad approfondire alcuni aspetti fondamentali: in sostanza, Relics of Warsi presta solo parzialmente alla categoria dei 4x sotto cui viene presentato dal produttore britannico, in quanto manca di diverse componenti per rientrare a buon diritto nel genere.
In particolare, potete dimenticarvi le condizioni di vittoria sul piano culturale o economico, e non pensate neanche di cercare opzioni diplomatiche: nell’universo di Warhammer “there is only war”. Per vincere una partita, la distruzione sistematica di qualsiasi altra forma di vita ci si palesi innanzi è la via maestra, accompagnata solo dal completamento di una quest specifica per la fazione scelta.
QUATTRO FAZIONI TUTTE DIVERSE
Liberato il campo da ciò che non é e non va ricercato in quest’ultima trasposizione del gioco da tavolo di Games Workshop, vediamo davanti a cosa ho passato centinaia di turni negli ultimi giorni. Il gioco di Proxy parte come un tradizionale 4x a turni su mappa esagonale in cui, però, passeremo la maggior parte del tempo a combattere con una delle quattro fazioni giocabili. Ognuna si distingue in maniera marcata per meccaniche e strategia di gioco: Space Marines e Necron annoverano tra i loro ranghi le unità più potenti, ma soffrono di limitazioni nella costruzione di città (addirittura, gli Space Marines possono averne solo una), riducendo il numero di truppe che possono produrre contemporaneamente.
Relics of War si presta solo parzialmente alla categoria dei 4x sotto cui viene presentato
Durante gli scontri è cruciale tener conto dell’armatura nemica, nonché di altri fattori come la gittata delle armi, l’eventuale copertura fornita dal territorio e anche l’overwatch degli avversari, mutuato pari pari da strategici à la XCOM. Questi sono solo alcuni degli esempi di un fine bilanciamento conseguito con successo dagli sviluppatori, i quali, tuttavia, non hanno fatto centro in tutto e per tutto: il livello di morale dovrebbe influenzare l’efficienza dei compagni in battaglia, ma nella maggior parte dei casi l’impatto non è percepibile.
EFFETTO PANINO
L’Intelligenza Artificiale dà del filo da torcere nella maggior parte delle situazioni. In particolare, si comporta in maniera impeccabile nelle schermaglie di piccole e medie dimensioni, dove sfrutta i propri punti di forza, sa quando attaccare o in quale momento è il caso di battere in ritirata.
L’Intelligenza Artificiale dà del filo da torcere nella maggior parte delle situazioni
Nel complesso, però, Relics of War riesce a far passare in secondo piano queste carenze offrendo un’esperienza densa di eventi e decisioni da prendere sia sulla tattica di ogni scontro, sia sulla strategia del lungo periodo. A proposito di eventi, accennavo in apertura alle quest: si tratta di gradite aggiunte che offrono un’alternativa alla guerra totale fine a sé stessa. Se dal un punto di vista del gameplay si tratta tutto sommato di variazioni intorno a uno stesso tema (esplorazione di alcuni punti, distruzione di certi obiettivi), narrativamente parlando si calano molto bene nella realtà di ciascuna fazione e consentono di entrare più in contatto con la loro mentalità. A me per esempio ha divertito molto la campagna degli Orks, dal tono più scanzonato, in linea con la natura “caciarona” tipica della specie. Le quest sono presenti anche nelle partite multiplayer, dove è possibile settare una velocità di gioco molto alta, con tempi ridotti di produzione e sviluppo tecnologico per evitare sessioni troppo lunghe. Mancano, invece, scenari pre-costruiti che consentirebbero di approfondire le opzioni tattiche di ciascuna fazione, magari da risolvere in pochi turni.
LA GESTIONE DELLA RES PUBLICA
Per mantenere una macchina bellica ben oliata, non va trascurata la gestione delle proprie città. La presenza di ben cinque risorse bilancia la minore complessità rispetto allo standard dei 4x: in assenza di commercio o religione, richiedere numerose risorse per costruire e mantenere le proprie armate significa aumentare la quantità di preparativi necessari e ridurre il ritmo di costruzione di unità. In tal modo il ritmo e l’equilibrio generale di una partita beneficia di un miglior bilanciamento.
Per mantenere una macchina bellica ben oliata, non va trascurata la gestione delle proprie città
Accanto all’ottimo comparto grafico, non sfigura la componente sonora: seppure non si sia ai livelli di Stellaris, Relics of War si difende con musiche adeguate allo spirito del titolo, capaci di non annoiare nemmeno dopo sessioni prolungate.
Proxy Studios ha compiuto un lavoro di sottrazione dal genere 4x e, per ogni elemento di questo filone che è stato eliminato in Relics of War, ha infuso maggiore profondità alle componenti strategiche. Quattro fazioni potrebbero sembrare poche, ma le differenze tra di loro sono così tante, e su così tanti livelli, da offrire una grandissima rigiocabilità. Vero, manca la diplomazia e il commercio, ma il combattimento gode di un numero di variabili tattiche così vasto da rendere una vera gioia ogni battaglia su Gladius. Se amate gli strategici ma i 4x vi intimoriscono per la loro complessità, Relics of War è il titolo che può far da ponte, non privo di difetti ma sempre in grado di offrire un’ottima esperienza di gioco.