9th Dawn Remake - Recensione

PC

In un’epoca caratterizzata da una certa pigrizia nello sviluppo di videogame, spesso a base di remake e remastered che non aggiungono molto a quanto già esistente, da una piccola software house arriva una grande lezione con 9th Dawn Remake.

Sviluppatore / Publisher: Valorware / Valorware  Prezzo: 15.79 Localizzazione: assente Multiplayer: Coop locale e online PEGI: Non disponibile Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile

Avrei potuto narrarvi minuziosamente gli eventi che hanno portato sull’orlo del baratro il regno di Montelorne ma, da bravo somaro rincitrullito dai videogame, ho skippato alla grande la lettura de “Il Libro dei Senzanome”, ambientato proprio in quelle martoriate lande un secolo prima di quanto stiamo per vedere in 9th Dawn Remake, top down ARPG, ma anche 2.5D ARPG, ma anche first person 3D ARPG, con sezioni Vampire Survivors like e Slay the Spire like. Visto? Ho catturato la vostra attenzione anche senza spararmi le duecento pagine del tomo in questione, che potete comunque far vostro come DLC. La saga di 9th Dawn comincia nel 2012 quando Valorware pubblica un RPG old school, all’antica anche per quei tempi. Simile ai primi Ultima, ci mette nei panni di un eroe che parte dalla piccola cittadina di Agaria per combattere mostri di ogni genere e mettersi in saccoccia tesori dal valore inestimabile.

Il gioco conquista una discreta fanbase che lo segue fedele lungo altri due capitoli, con apparizioni anche su Nintendo Switch e mercato mobile. Il progetto più ambizioso però arriva oggi con questo remake. Se vi state chiedendo in che modo le keyword “ambizioso” e “remake” possano coesistere senza far gridare all’ossimoro, sappiate che le caratteristiche migliorate o aggiunte di sana pianta sono così tante e importanti da far sembrare l’originale un prototipo da game jam realizzato in poco tempo, oggi giunto alla sua versione finale. Da questo punto di vista, molte software house blasonate dovrebbero prendere appunti su come realizzare un Remake con la R maiuscola.

9TH DAWN REMAKE, LIBERTÀ DI ESSERE CHI VUOI

Il regno di Montelorne sarà anche oppresso, ma 9th Dawn Remake regala una grande libertà d’azione, dettata non solo dalla struttura open world che permette di gironzolare allegramente per il regno sopra e sotto il suolo, ma anche dall’elasticità delle build. Non sono previste classi, dunque dimenticate maghi, guerrieri, ranger e paladini. Nasciamo tutti uguali e la nostra evoluzione dipende unicamente da come investiremo il nostro tempo e i punti abilità guadagnati livellando. Ai cinque classici attributi Forza, Destrezza, Resistenza, Intelligenza e Saggezza che influenzano uso di armi e magie, si affiancano quasi duecento skill che spaziano dalla maggior probabilità di vibrare colpi critici alla creazione di creature magiche per darci man forte in battaglia, lasciando a noi il piacere di crescere il personaggio come più ci aggrada e invitandoci a sperimentare grazie a respec gratuiti.

Il gioco di carte potrebbe essere un Slay the Spire like a sé stante, e far pure bella figura.

Passare in un battibaleno da un coriaceo tank al ranger dalla mira infallibile è decisamente divertente, soprattutto quando si creano ibridi come lo stregone maestro di spada, buttando allegramente al macero anni di studi sulle build ottimali. E proprio come nel mitico Dungeon Master di Faster Than Light per Amiga, utilizzare a lungo una determinata arma o abilità, come la lancia o gli incantesimi di ghiaccio, ne aumenterà permanentemente l’efficacia, in modo che anche il mago – o meglio, il tizio con tanta Intelligenza e Saggezza – possa rappresentare un pericolo con l’ascia, se questa è stata precedentemente expata dal barbaro, aka il tizio pieno di Forza e Destrezza.

BREAKING NEWS, I MINIGAME SONO DIVERTENTI!

Lasciata Agaria per scoprire che fine ha fatto il guardiano di un faro, ci avventuriamo in un open world decisamente vasto in cui la visuale top down dell’originale è stata sostituita da grafica in 2.5D con ambientazioni pseudo tridimensionali e sprite piatti, che si spostano saltellando come soldatini mossi da mani di bambini invisibili. Ci sarebbe anche una modalità 3D in prima persona, che pur non essendo molto efficace testimonia la volontà di Valorware di consegnare nelle mani dei giocatori quante più funzionalità possibili.

C’è chi ha riconosciuto il passaggio segreto e chi dovrebbe giocare al massimo a Prato Fiorito.

Missione principale e side quest offrono il solito iter “vai in quel posto a fare quelle cose”, ma l’esplorazione è piacevole grazie alla varietà della mappa ricca di dungeon in cui l’abilità con le armi non è sufficiente senza il colpo d’occhio in grado di riconoscere passaggi segreti. La pesca, attività oramai imprescindibile – e soporifera, IMHO – in ogni RPG che si rispetti, incredibilmente in 9th Dawn Remake è divertente poiché oggetto di una geniale rivisitazione che la trasforma in un Vampire Survivors like in cui sopravvivere a orde di pesci assassini. Come se non bastasse, nelle taverne più malfamate possiamo giocarci i nostri pochi averi a carte, in un altro minigame che ricorda molto Slay the Spire. Sebbene con gli ovvi limiti di un videogame indie, non manca nulla di quanto siamo abituati a vedere nelle produzioni dal budget importante, quali crafting, preparazione di pozioni e addestramento di creature pronte a combattere al nostro fianco. E così, anche il grindar vi sarà dolce in quel mare.

E QUESTI LI CHIAMI MOSTRI?

Per quanto amabile possa essere 9th Dawn Remake, non è esente da qualche difettuccio, a partire dal look dei mostri, decisamente banale. Ragni, topi e serpentelli ci accompagnano nei dungeon da tempo immemore e francamente sarebbe ora di partorire qualche nuovo nemico. La UI, sebbene ridimensionabile a piacimento, è macchinosa e dal look amatoriale, comunque non in linea con lo stile grafico del gioco.

I dungeon sono pieni di porte e leve, da aprire nella giusta sequenza.

E già che sono in modalità “suocera insoddisfatta dal 1976”, avrei preferito qualche shortcut da tastiera in più, così da non dovermi destreggiare tra menù e sottomenù mentre l’azione non va nemmeno in pausa rendendomi vulnerabile. Digerito questo amaro boccone, rimane nel piatto un hack and slash di pregevole fattura, affrontabile in solo o con un amico, sia in locale con modalità split screen che online. Davvero un ritorno alla grande per la saga di 9th Dawn, che a questo punto speriamo venga arricchita con i remake dei successivi capitoli o chissà, con un nuovo episodio. Quel che è certo è che Valorware non si è risparmiata, e non possiamo che ammirare il suo lavoro. Kudos!

In Breve: 9th Dawn Remake è un action RPG dal gameplay molto semplice, in cui non bisogna far altro che muoversi e cliccare, ma riesce a offrire una grande complessità grazie all’enorme scelta di armi, build e companion pronti a dar la vita per noi. Gli amanti dei dungeon crawler troveranno tutto ciò che desiderano, da passaggi segreti a forzieri nascosti ricchi di tesori, sparsi lungo un mondo vasto e piacevole da visitare con varie side quest. La pesca in stile Vampire Survivors è un piccolo tocco da maestro, e tutta la produzione trasuda amore da ogni pixel. Peccato che la maggior parte dei mostri sia abbastanza anonima, boss compresi.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: AMD Ryzen 9 6900HS, 16GB RAM, GeForce RTX 3080, SSD
Com’è, Come Gira: Le richieste hardware sono davvero modeste dunque non ci sono stati problemi, nemmeno con la visuale 3D che ricorda un po’ Hexen. UI abbastanza scomoda e non supportata da sufficienti shortcut da tastiera.

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Pro

  • Migliaia di build da provare / Ampio mondo di gioco / Completo ma immediato

Contro

  • Mostri molto poco ispirati / UI, ehm, “migliorabile"
8.1

Più che buono

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