L’attesa è stata lunga, ma finalmente Gran Turismo 7 è arrivato fra noi. E, se per caso ci fossero dubbi, Kaz e Polyphony Digital non hanno perso lo smalto.
Sviluppatore / Publisher: Polyphony Digital / Sony Interactive Entertainment Prezzo: 79,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Online Competitivo PEGI: 3 Piattaforma: PlayStation 5, PlayStation 4 Data di Lancio: 4 marzo
Nove anni e due generazioni PlayStation dall’ultimo Gran Turismo “regolare”. Un’eternità. Ma anche sei anni da Sport, tanto rivoluzionario per l’esport motoristico quanto migliorato alla distanza, guadagnando velocità in uscita di curva, con un lancio complicato dalla scarsità di contenuti (soprattutto lato single player) e dall’abbandono di quella progressione “enciclopedica” che aveva sempre caratterizzato le opere di Kazunori Yamauchi, puntando tutto sul competitivo e dimostrando di avere ragione. Anni che forse ci avevano fatto dimenticare quale fosse il piacere unico di mettersi alla guida di un’opera Polyphony.
Questione di ritmi, modi, eleganza, quelli con cui Gran Turismo 7 si presenta, accogliendo i giocatori in un ambiente rilassante, familiare, una grande casa della cultura automobilistica aperta agli appassionati di tutto il mondo. Se il meraviglioso Forza Horizon 5 è la festa dell’automotive, un never-ending party di assoluto svago e costante esibizione, GT7 è il red carpet, una sfilata allestita all’interno di un museo, un gala senza selezione all’ingresso, un modo di intendere il racing game unico e prezioso a livello ludo-culturale. Un modo di vivere il genere più lento, consapevole, persistente, che coinvolge in un racconto nascosto in ogni menù, modalità, campionato, prova a tempo o magnifico paesaggio, raccontando ancora una volta la Storia dell’automobilismo.
SLOW RACING
Yamauchi per i suoi lavori più importanti non ha mai avuto fretta, e la pazienza è fondamentalmente l’unica cosa che Gran Turismo 7 chiede, dando in cambio un’esperienza motoristica totalizzante, accessibile ed emotivamente intensa, capace di esaltare ogni sfumatura del titolo. Tutto viene svelato gradualmente, dalle modalità ai circuiti, ed è importante approcciarsi al titolo consci di vederlo maturare col passare delle ore, senza scorciatoie. La prima Sunday Cup, la prima utilitaria giapponese acquistata coi crediti iniziali, usato sicuro per (ri)scoprire quanto Polyphony sia bravissima a dare dignità e unicità a qualsiasi auto del suo garage. La progressione è stata disegnata per tracciare un percorso morbido attorno alle colline dell’industria automobilistica, non cronologicamente ma preferendo andare per categorie, spesso specificatamente collegate a determinate aree geografiche (e quindi ai relativi tracciati, reali e fittizi).
Il bar di Luca, luogo rigenerante dove chiacchierare amabilmente con altri appassionati, diventa così il fulcro del single player. Una graziosa struttura in mattoni immersa in un boschetto, ampio parcheggio in ghiaia all’esterno, tavoli elegantemente apparecchiati all’interno, dove jazz, brusio e rumore di piatti danno vita ad un’atmosfera rilassante, opposta a quella del paddock. Un barista cicerone dalla conoscenza sconfinata che ci delizierà coi suoi menù motoristici, richieste esotiche che riguardano soprattutto l’ottenimento di determinate auto, da un trittico di “enfant terrible” come le Hot Hatch sportive francesi, a tre generazioni di cavalli di razza come le Mustang, passando per tre classiche auto nipponiche a trazione posteriore e così via. Dedicarsi a un menù sbloccherà gare specifiche con in palio le auto che stiamo cercando (che volendo possono anche essere acquistate), dando sempre una ricompensa importante e un conseguente senso di progressione tangibile, spingendo collateralmente a cambiare mezzo spesso, scoprendo, provando, assaporandone le differenze, adattandosi alle regole dei singoli eventi e mantenendo un approccio filologico. Più collezione che competizione (a cui è dedicata tutta la modalità Sport online, direttamente dal capitolo precedente) come senso ultimo dell’esperienza.
IL SENSO DI PROGRESSIONE È OTTIMAMENTE STRUTTURATO, INVOGLIA ALLA SCOPERTA, A CAMBIARE MEZZO, A SPERIMENTARE E ASSAPORARE LE DIFFERENZE
Torna quindi ovviamente la possibilità di modificare i mezzi con miglioramenti meccanici e regolazioni manuali, che vanno poi a sommarsi nei Punti Prestazione, riassumendo le performance dell’auto e diventando anche indicatore di “difficoltà” nella scheda di gara, con un totale specifico sempre consigliato dal gioco. È chiaro che seguire questa indicazione darà vita a sfide più tirate, intense, gratificanti, che esalteranno anche la nuova IA di Gran Turismo 7. Il risultato in pista è tangibile soprattutto nell’atteggiamento che gli avversari adottano per gestire lo spazio della pista, trasmettendo una sensazione molto naturale, per certi versi simile ai Drivatar di Forza. Non c’è più una traiettoria-binario sicura che rendeva in passato estremamente prevedibile il sorpasso e di conseguenza la difesa della posizione guadagnata. Certo, nelle gare a partenza lanciata questa sensazione è decisamente meno presente e diluita (e il traffico viene controllato artificialmente dal gioco, se no sarebbe impossibile rimontare), ma in generale (e soprattutto nelle gare tradizionali) le bagarre diventano mai come oggi un bellissimo spettacolo da vivere e vedere, con staccate dove 3-4 auto cercano soluzioni diverse per tentare il sorpasso, o rettilinei dove cercano di prendersi la scia a vicenda, vedendo poi qualcuno tirare i freni in anticipo per evitare un contatto, sempre al limite.
L’IA MOSTRA UN DECISO PASSO IN AVANTI, ALLONTANANDOSI DALLE TRAIETTORIE-BINARIO DEL PASSATO
SIMULAZIONE POP
È poi attraverso pad e volanti che il disegno di Gran Turismo 7 si compie, dando vita alle auto che celebra attraverso un sistema di controllo che esalta DualSense e trasforma l’opera in una simulazione pop, alla portata di tutti, dove il realismo non rappresenta una barriera ma anzi un mezzo di godimento. Il trigger sinistro per il freno offre una resistenza tenace, perfetta sia per modulare la pressione sia per trasmettere una sensazione di decelerazione fisica, mentre il trigger destro per l’acceleratore è morbido, pronto ad essere spinto a fondo, reattivo. Il feedback aptico è narrativa formato vibrazione: ogni cordolo, dislivello, cambiata, eccesso di forza G (e provate a sentire le canaline di scolo sulla Tokyo Expressway) viene processato dalle terminazioni nervose, restituendo una spazialità e un’immersività spettacolari. Ma è poi nella gestione della sterzata che ci si rende contro di avere pieno controllo, con l’analogico che disegna angoli graduali, l’avatar che ne replica i movimenti in maniera credibile, dando un peso e un’inerzia gustosissima al volante e di conseguenza al mezzo. È una sensazione esaltante, sfumata poi da vari gradi di controllo di trazione, ABS e regolazioni personalizzabili e dettagliate.
Fondamentale per la riuscita di questa “illusione” è però la visuale in prima persona, assolutamente imprescindibile per percepire la fisicità del pilota all’interno dell’abitacolo e sentirsi ancora più coinvolti psicofisicamente. E come scrivevo poco fa il senso ultimo di Gran Turismo 7 è proprio provare più auto possibili, sentirne i diversi comportamenti in pista, testando le varie modifiche, innamorandosi della trazione posteriore, passando da una Yaris a una V8 Vantage Gr.4 e rendendosi conto di quanto abbia senso e sia stimolante tornare indietro ad auto meno performanti anche una volta arrivati a certi livelli, proprio perché rappresentano modi totalmente diversi di correre. Varietà, personalizzazione, cura dei particolari, imparando con calma a mettere mano ai setup per creare mostri da pista come perfetti mezzi da drifting o da rally (categoria finalmente migliorata abbastanza nettamente, pur non raggiungendo i livelli a cui ci ha abituato Codemasters con i DiRT Rally). Un motore fisico pieno, solido, reattivo, sviluppato e migliorato partendo da Gran Turismo Sport, esattamente come tutto il comparto tecnico (e l’HUD).
LA VELOCE BELLEZZA DI GRAN TURISMO 7
Sono passati gli anni in cui un nuovo Gran Turismo alzava l’asticella tecnica di tutto il settore, ma è innegabile che GT7 si presenta in forma smagliante, rendendo giustizia all’hardware di PS5. È già noto che il ray tracing è presente solo in modalità fotografica, nei replay e in altre situazioni statiche (se attivato), puntando poi in gara su un frame rate senza sussulti a 60 fotogrammi al secondo che fluidifica l’azione e lascia scorrere la velocità senza troppi compromessi. E se la selezione di tracciati non è troppo sorprendente, con praticamente tutto il pacchetto “Sport” importato nel nuovo capitolo impreziosito da alcuni graditissimi ritorni, come Deep Forest Raceway e Trial Mountain Circuit, il miglioramento a livello di texture e illuminazione è innegabile. Vissuti lungo diverse ore del giorno e sotto variabili condizioni atmosferiche (in real time, con tanto di radar per controllare l’arrivo delle nuvole, che continuano ad accumularsi o diradarsi dinamicamente nel cielo), i circuiti sono più che mai avvolgenti, fotorealistici nella resa dei materiali, in primis l’asfalto, e spettacolari nella gestione di riflessi, ombre e colpi di luce, fuori e dentro l’abitacolo, dove ogni superficie delle 400 auto è maniacalmente ricreata e resa in modo plausibile, incredibilmente tridimensionale.
La luce si insinua in ogni ruvidità, attraversando i vetri e creando anche fastidiosi riverberi, godendo così ancora più platealmente di certi spettacolari tramonti o gare in notturna, diventando parte integrante del gameplay. E si torna inevitabilmente a quella cura del dettaglio che è mantra per Polyphony e Yamauchi, tanto per gli occhi che per le orecchie, con una ricostruzione sonora auto per auto che ne sottolinea i rumori più caratteristici, da quelli del motore al lavoro del turbo, dagli scarichi al cambio, accentuando quello che è il coinvolgimento ludico di cui parlavo in precedenza, a cui si aggiungono sonorità ambientali determinanti per trasmettere il senso dello spazio.
SONORO E GRAFICA LAVORANO IN TANDEM PER CREARE UN IMPATTO ATMOSFERICO CHE HA POCHI PARI
SCAPES: UN MONDO A PARTE
E molti più che in pista spenderanno ore e ore nell’ormai iconica modalità fotografica, che torna qui graziata dal ray tracing. Più di 2000 location sparse per tutto il mondo, da scorci paesaggistici a resti industriali, dalle grandi città d’arte all’architettura contemporanea. Sfondi che si trasformano in set piece per esaltare il design di auto iper-realistiche, modellate dagli artigiani Polyphony e mai come oggi perfettamente integrate in scatti che diventano reali, totalmente indistinguibili dal virtuale (a meno di pasticciare volutamente con le impostazioni ovviamente, a ognuno il suo stile). Un concetto che rende la modalità fondamentalmente diversa da altri photo mode di racing game.
Una quantità di opzioni grafiche e fotografiche pazzesca, che lasciano tantissimo spazio alla creatività, simulando scatti in movimento o cercando la soluzione più artistica, per poi condividere i lavori migliori (cosa che è possibile fare anche con i replay) con la comunità, dando vita ad una sorta di Instagram motoristico particolarmente interessante. Scapes è lo specchio di ciò che vuole essere Gran Turismo, una celebrazione dell’industria e di tutte le sue sfumature. Racing, driving, living.
SPORT E SPORTIVITÀ
Ovviamente, come già accennato, tornerà anche la modalità Sport che ha fatto le fortune del capitolo precedente. Un multigiocatore basato su regole di fair play precise e ben presentate, che determineranno anche il rango dei piloti, ad indicarne o meno la correttezza, oltre che il talento in pista. Guidare pulito diventa così importante quanto guidare veloce, impostando dei deterrenti anche durante la corsa (penalità, drive through ecc.) per scoraggiare chi non vuole prendere seriamente la cosa.
Poi è chiaro, chi ha voglia di rovinare la partita può farlo tranquillamente, e anche in questi giorni qualcuno che tirava dritto alla prima curva pensando di giocare a bowling c’è stato. Che ci volete fare. Durante le prove comunque il net code è parso stabile e di per sé la modalità è organizzata molto bene, con gare distanziate di 20 minuti l’una dall’altra, regolate da una serie di limiti che ne garantiscono un certo equilibrio e con la possibilità di partecipare alle qualifiche. Va da sé che una bella gara online a 20 giocatori rimane uno dei migliori modi per godere di Gran Turismo 7, usandole anche come metro dei nostri progressi come giocatori, in attesa di vedere come si svilupperanno poi i tornei e le competizioni più importanti. Inizia come un gioco ma è un attimo cadere in trance agonistica.
In Breve: Gran Turismo 7 è il racing game che mancava a PlayStation da due generazioni, non perché Sport non fosse all’altezza ma perché semplicemente aveva altri obiettivi (centrati egregiamente). Polyphony ha deciso di rimettere al centro il single player con una campagna enorme, ricca di modalità, esperienze, senso di progressione, lasciando che il giocatore possa sviluppare con tutta la calma del mondo un rapporto intimo e profondo col sistema di guida, la nuova IA, il meteo dinamico e tutte le altre novità, insieme alle certezze che da 25 anni caratterizzano la serie, lontano dai ritmi frenetici degli arcade e dei competitivi puri (nonostante GT7 sia anche questo). La guida diventa un’esperienza sensoriale a portata di pad, che non rinuncia al realismo senza però diventare estremo, elitario, frustrante, capace di essere tanto accessibile quanto esaltante per chi ci sa mettere le mani. Peccato per un riciclo troppo marcato dei tracciati di Sport, con poche novità che sinceramente avrebbero fatto bene a un nuovo capitolo “numerato”, lasciando però la porta aperta a (direi) sicuri aggiornamenti futuri e regolari, per quello che è destinato a diventare il game as a service di punta nella scuderia racing PlayStation 5. Cavallo di razza.
Piattaforma di Prova: PlayStation 5
Com’è, come gira: Frame rate solido a 60 fps, illuminazione d’autore, dettagli curatissimi. Rimane un titolo cross-gen che probabilmente non sfrutta tutto il potenziale di PS5, ma gira da dio.