Penso che sia la prima volta, nella mia vita, che mi ritrovo a sbraitare contro un videogioco. I titoli di coda stanno ancora scorrendo a schermo che non riesco a fare null’altro se non inveire contro ciò che ho appena visto, sperando di ottenere un po’ di conforto da quelle povere anime che hanno condiviso con me ogni sofferenza provata vestendo di panni di Max, ormai tre anni or sono.
MEDICAL DIMENSION
Life is Strange, il primo, quello vero, è come Occhi del Cuore: luce soffusa e smarmellata, una colonna sonora da brivido che accompagna ogni passaggio, personaggi basiti e una storia che, nel bene e nel male, ti cattura. Nello stesso modo in cui cerchi di capire chi abbia l’anello del conte, segui le vicende di Max e Chloe immaginando cosa possa accadere a quella meravigliosa coppia di amiche (e forse anche qualcosa di più), scattando in piedi davanti a uno dei tanti colpi di scena, per poi scappare sul terrazzo a fumare almeno un paio di sigarette (sì, anche se non fumi), mentre tenti di decidere come comportarti di fronte a una scelta morale talmente pesante da scuoterti nel profondo.Sì, c’erano drammi adolescenziali, personaggi caricaturati e parti di gioco fin troppo “stiracchiate”, pur di allungare le sessioni di gioco, eppure tutto funzionava alla grande: eravamo davanti a qualcosa di nuovo, che riusciva a farci soffrire di nostalgia, pur non avendo mai visto dal vivo un “dannato” college americano. Infine, come ciliegina sulla torta c’era il potere di Max legato allo scorrere del tempo, che non solo donava a tutta l’opera un’identità semplicemente unica, ma permetteva al giocatore di comprendere al meglio il corso degli eventi, seppur nel brevissimo termine.
In Life is Strange, il primo, quello vero, come ciliegina sulla torta c’era il potere di Max legato allo scorrere del tempo
Oltre alle insopportabili (almeno per quanto riguarda il sottoscritto) sessioni di Trial & Error, l’opera DONTNOD offriva anche qualche enigma ben strutturato, in cui era necessario pensare – come il buon Doc Brown – quadridimensionalmente. Quando Life is Strange – una delle storie più toccanti che abbia avuto modo di vedere su schermo – finisce, ti lascia un vuoto incolmabile, e tu, disperato, ti avvii verso le cinque fasi del lutto per arrivare finalmente ad accettare l’idea di non poter più passare del tempo virtuale insieme a Max e Chloe. Solo che, pochi mesi fa, qualcuno, sciaguratamente, ha deciso di colmare quel vuoto con cui ormai avevi imparato a convivere.
Questo è il momento in cui arriva Medical Dimension. I personaggi sono sempre loro, e il dottor Giorgio rimane pur sempre il protagonista. Eppure, qualcosa cambia: con Before the Storm l’opera diventa più “cruda”, più grezza. L’idea pare ottima, almeno sulla carta, ma qualcosa – sotto sotto – non funziona come dovrebbe. E in men che non si dica si torna a rimpiangere la luce smarmellata di Duccio. Spero mi perdoniate se sfrutto a sangue Boris, la (fuori)serie italiana, per dare sfogo ai miei pensieri, ma in questo momento di nervosismo non riesco a trovare altri modi per esprimermi. E poi potrebbe rivelarsi un’ottima scusa per rimediare a questa gravissima mancanza (qualora non abbiate visto la fiction in questione).
PRINCIPESSA DAI CAPELLI BLU
Giocando ai primi due capitoli ho sempre continuato a chiedermi dove Deck Nine volesse andare a parare. Bene, posso dire che, tirando un sospiro di sollievo, bene o male, l’opera in questione riesce grazie a quest’ultimo episodio a ritagliarsi un briciolo di identità abbandonando, almeno momentaneamente, le sue radici. Sono ben consapevole che ci troviamo davanti a un prequel, ma solo in pochissimi momenti sono riuscito a concepire Before the Storm e Life is Strange di DONTNOD come “la stessa opera”, tanto risultano diverse nel corpo e nello spirito.
solo in pochissimi momenti sono riuscito a concepire Before the Storm e Life is Strange di DONTNOD come “la stessa opera”
Per intenderci: quando uscì Star Wars: Episodio I, tutti ci siamo chiesti come avrebbe fatto quel piccolo biondino dalla faccia simpatica a diventare uno dei cattivi più importanti della storia del cinema, e pur conoscendo l’epilogo sentivamo lo stesso il “bisogno” di appredere quante più informazioni possibile relative alla sua trasformazione (Jar Jar a parte, ovviamente). In Before the Storm, invece, la magia non si compie: conosciamo l’arrivo, ci viene mostrato il punto di partenza, e basta. Solo verso la fine dell’ultimo capitolo succede “veramente” qualcosa, e la nostra attenzione viene destata, ma non è sufficiente per tenere in piedi la presente opera, che senza le basi dell’originale sarebbe stata semplicemente insulsa.
LA MORTE DENTRO
Come ormai avrete intuito, non riesco a promuovere a pieni voti il titolo Deck Nine, né raggiunge la sufficienza, se è per questo. Da una parte, i motivi vanno ricercati in un titolo che, a mio avviso, offre davvero poco al giocatore; d’altro canto, invece, bisogna “incolpare” Life is Strange che, nonostante i suoi difetti, è riuscito a tenermi incollato intere ore al PC con una vera storia da narrare.Tutto sembra essere peggiorato, dalla colonna sonora, che ora – a quanto pare – offre un paio di tracce ripetute, alle animazioni, apparentemente uscite da qualche pomeriggio di prove sul Source Filmmaker, e più passa il tempo più non riesco a comprendere in che modo Before the Storm possa arricchire un’esperienza che già ci aveva dato così tanto.
Before the Storm non aggiunge nulla a Life is Strange, anzi, va a distruggere quell’alone di mistero su cui si basavano gran parte delle teorie ipotizzate dalla rete sull’origine dei poteri di Max
Trovo anche che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nella gestione dei DLC: la possibilità di vestire Chloe a piacimento è sicuramente un’aggiunta simpatica, ma il fatto che chi acquisti la Deluxe Edition (o ha preordinato il gioco) abbia magliette in più tra cui scegliere mi sembra un modo per snaturare un gioco che nasce con uno scopo totalmente diverso. Per carità, stiamo parlando di una “stupidata” che non va minimamente a intaccare il voto finale, sia ben chiaro, anche se vedendo che solo gli acquirenti della Deluxe Edition potranno giocare all’ultimo episodio, intitolato “Addio” (a disposizione nei prossimi mesi), mi ha fatto storcere il naso.
Ci vorrà parecchio tempo prima di togliermi questo sapore amaro dalla bocca, e continuerò a ripetermi che una buona storia, degnamente conclusa, non dovrebbe essere rovinata dal desiderio di “mungere la vacca”.
Spero vogliate perdonare questo mio sfogo, ma per mille motivi sono estremamente legato a Life is Strange di DONTNOD, e vedere un’opera a cui tengo così tanto “snaturata” mi fa semplicemente “impazzire”. Facciamo finta che nulla sia successo, e continuiamo a ricordarci di Max e Chloe come le abbiamo viste nell’installazione originale.
Before the Storm, a mio avviso, non andava proprio fatto. Non aggiunge nulla all’opera originale, se non nelle parti finali di quest’ultimo capitolo, e comunque c’entra talmente poco con la storia di Life is Strange che risulta naturale chiedersi se si tratti davvero di un prequel o di un gioco “a caso” con gli stessi protagonisti. Nonostante la mia delusione, non mi sento di bocciare totalmente il titolo perché – mai come per questo genere – l’esperienza è talmente soggettiva che può cambiare radicalmente da persona a persona. Nulla toglie, comunque, che siamo di fronte a un prodotto caratterizzato da pessime animazioni, da una colonna sonora molto più “limitata” rispetto a quella del titolo principale e da una trama che ha il vizio di seguire un binario in maniera fin troppo spudorata. Il voto qui sotto si riferisce a tutto Before the Storm, non solo a quest’ultimo capitolo.