L’horror è un genere che ha bisogno del giusto contesto per essere espresso al massimo delle sue potenzialità. A fare paura non è infatti l’atto dello spavento in sé, il “jump scare” come amano chiamarlo in gergo tecnico, ma la modalità con cui vengono messe in fila specifiche situazioni utili a creare la condizione perfetta per metterci paura.
Dalle case infestate dai fantasmi ai più reconditi recessi della mente umana, uno dei contesti che ha reso più funzionale il genere horror si è rivelato essere lo spazio profondo: un luogo di cui sappiamo pochissimo, capace di nascondere segreti e creature assurde, dove nessuno può sentirti urlare. Questo stesso luogo è oggi il teatro delle vicende narrate in Moons of Madness, avventura in prima persona con elementi puzzle sviluppata da Rock Pocket Games che cerca di sfruttare i racconti di Lovecraft utilizzando Marte come scenario.
OLD ONES FROM MARS
Shane Newehart è un ingegnere spaziale mandato in missione sul pianeta rosso per conto della società Orochi, un collettivo che sembra voler effettuare esperimenti scientifici sul pianeta al fine di scoprire una nuova forma di vita microbiologica. Ignari di ciò che accade ai livelli più alti, noi siamo dei semplici tecnici di primo livello, cerchiamo di far funzionare ogni macchinario della Trailblazer Alfa in attesa che l’astronave Cyrano, in arrivo sul pianeta, conduca a destinazione un nuovo team pronto a sostituirci. La situazione è destinata però a trasformarsi da un momento all’altro, complici inizialmente una serie di visioni oniriche orribili pronte a tormentare i nostri sogni, accompagnate dai traumi del passato che proprio non vogliono lasciarci andare.
L’inizio di questa inevitabile discesa all’inferno rappresenta solo l’antipasto di una serie di sfortunati eventi pronti a destabilizzare la mente razionale del protagonista, che scoprirà suo malgrado quali sono le reali intenzioni della società che lo ha condotto sul pianeta rosso.
L’avventura nello spazio di Moons of Madness è capace di regalare diverse emozioni
La visuale in prima persona crea un buon livello di immedesimazione, simile a titoli dello stesso genere come Outlast, mentre a livello di gameplay gli sviluppatori hanno cercato di estendere con attenzione le meccaniche di esplorazione e narrazione, creando un perfetto equilibrio in grado di soddisfare gli amanti attenti al level design (importantissimo, soprattutto quando si tratta di un horror), ma anche quelli che cercano un minimo di interazione con il gioco distaccandosi, seppur poco, dai walking simulator più basilari.
Lo scopo di Moons of Madness è quello di portare il giocatore a vivere la storia di Shane, interagendo con l’ambiente circostante durante l’esplorazione e/o la risoluzione di qualche enigma ambientale, facilitato dalla presenza di indizi e da una mole ingente di testo pronte a descriverci, con la dovuta minuzia di dettagli, la storia dell’ambientazione in cui ci troviamo. Il nostro alter ego non sarà comunque solo nella base, ma sarà accompagnato anche dagli altri membri del team di ricerca, ognuno caratterizzato meglio da qualche linea di dialogo che scambierà con Shane durante il corso dell’avventura.
Purtroppo il gameplay non funziona come dovrebbe
Per muoversi sul pianeta rosso Shane utilizza un palmare da polso che si può anche interfacciare, all’occorrenza, con parte delle apparecchiature elettroniche presenti nella base, ma potrà anche equipaggiare una tuta spaziale per uscire a farsi una passeggiata sulle lande sabbiose di Marte, facendo attenzione però a non terminare l’ossigeno di scorta presente nelle bombole. Gli enigmi ambientali vengono esposti proprio grazie alle apparecchiature elettroniche con cui è possibile interagire e inoltre, ogni tanto, sarà necessario effettuare delle fughe al cardiopalma lineari, e forse per questo poco efficaci. Il sistema di checkpoint non è sempre preciso, anzi mi è capitato alcune volte di dover ripetere alcune sessioni di gameplay per un mancato allineamento del salvataggio. Niente per cui strapparsi quei “pochi” capelli rimasti in testa, ma è comunque doveroso sottolinearvi che la produzione ha le sue piccole zone d’ombra, sebbene metta in risalto un lavoro certosino nella cura degli ambienti di gioco. Ecco, se proprio devo dirla tutta, quello che esce vittorioso dalla disamina oltre alla storia è sicuramente il comparto tecnico, che sfrutta con dovizia il motore grafico Unreal Engine al fine di proporre un titolo di livello.
Moons of Madness è un gioco che sa il fatto suo, che riesce a equilibrare gli stilemi del walking simulator con qualche ardito passo avanti in merito ad alcune meccaniche di gioco, soprattutto messe in campo dai puzzle ambientali da risolvere. Rock Pocket Games è riuscita a utilizzare come si deve il materiale lovecraftiano a disposizione, mettendo in piedi un’avventura che può tranquillamente camminare da sola con dignità.