NEO: The World Ends With You – Recensione

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Immaginate di essere intrappolati in un sogno senza fine, di nuovo! Dopo quasi quindici anni Square Enix ha finalmente deciso di catapultarci ancora una volta tra le oniriche strade di Shibuya, con NEO: The World Ends with You.

Sviluppatore / Publisher: h.a.n.d. / Square Enix Prezzo: 59,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile Su: PS4, Nintendo Switch; in futuro anche su PC (Epic Games Store)

Rindo Kanade è un normalissimo adolescente giapponese, dotato però di una spiccata caratteristica: è morto. Non che se ne sia accorto sulle prime, quando si divertiva incurante assieme al coetaneo Tosai “Fret” Furesawa tra le strade della bellissima Shibuya, tuttavia alcuni segnali hanno contribuito a segnalare insistentemente la sua nuova situazione. Non è stata tanto l’apparizione di mostri ultraterreni e gente dotata di poteri usciti da un film di fantascienza a instillare il dubbio, quanto l’ossessiva presenza dei Reaper, capricciosi demoni che costringono i cari estinti a un sadico gioco della durata di una settimana con in palio un premio mica da ridere: chi riuscirà a sopravvivere alle loro imprevedibili sfide potrà chiedere quello che desidera, compreso il ritorno alla vita di tutti i giorni.

Con Neo: The World Ends with You Square Enix ha finalmente regalato un seguito a uno dei suoi più particolari e riusciti giochi di ruolo, un prodotto unico per meccaniche e ambientazione, pubblicato nel 2007 e capace di sfruttare in modo inventivo le caratteristiche del Nintendo DS. Nel nuovo gioco non ci sono ovviamente doppi schermi in vista, tuttavia le meccaniche faranno sentire a casa i fan di quella piccola perla: Rindo e i suoi compagni di viaggio sono spettri intangibili che riescono però a vedere Shibuya come nessun altro, visitando in qualunque momento una dimensione psichica in cui possono leggere come libri aperti i pensieri altrui e combattere i Rumori, bizzarri mostri zoomorfi che amano interferire con l’umore dei vivi e banchettare con le anime degli incauti visitatori.

COMBATTERE IL MALE, UNA SPILLA ALLA VOLTA

Come difesa, i partecipanti al gioco dei Reaper possono indossare delle spille, accessori alla moda nella vita di tutti i giorni che nell’aldilà sprigionano la loro vera natura, consentendo di evocare attacchi prodigiosi: rapidissime combinazioni corpo a corpo e raffiche di energia sono tra le opzioni più banali, ma andando avanti il gioco si farà serio permettendo addirittura di usare autobus e veicoli vari come oggetti contundenti, tra le altre cose. C’è davvero l’imbarazzo della scelta visto che sono presenti oltre trecento diverse spille da potenziare con l’uso e addirittura evolvere in più letali varianti, differenziate per danno, proprietà elementali e input.

The World Ends with You Recensione

Takeshita Street è opportunamente zuccherosa, e se siete stati lì riconoscerete la posizione di negozi realmente esistenti!

Un simile arsenale sarebbe inutile senza un sistema di combattimento adeguato, e qui Square Enix ha imparato dagli errori del suo recente passato, quando cercò di convertire il gioco originale su altre piattaforme, semplificandolo per certi versi (via le meccaniche legate allo schermo superiore, trasformate in banali smart bomb) e arrivando a snaturarlo completamente con l’atroce utilizzo dei Joy-Con stile puntatore per usare la versione Switch in modalità docked.

Continua nella prossima pagina…

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Pro

  • Presentazione audiovisiva dallo stile unico / Oltre trecento spille offrono una personalizzazione spaventosa / Trama intrigante dall'inizio alla fine, ricca di colpi di scena.

Contro

  • Narrazione un po' diluita dalla presenza in campo delle squadre avversarie, protagoniste di noiosi filler / Una volta presa la mano, il combattimento resta semplice anche ai livelli di difficoltà più ripidi.
9.1

Ottimo

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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