Il nuovo FPS roguelike di Titan Pixels e Devolver Digital, STRAFE, è uscito qualche mese fa, ed è recentemente stato aggiornato con la Millenium Edition; dopo averne fatto cenno in un editoriale passato, il dinamico duo composto dal Todeskazzi e dal Gaburri ci si è messo di buzzo buono per sviscerarlo (ahr ahr!) a dovere.
(Il Gaburri prende il microfono, si schiarisce la voce)
Che cos’è un roguelike? Per qualche strana ragione, negli ultimi, tempi questo genere, precedentemente riservato ai supernerd fanatici dell’esplorazione a turni con grafica ASCII, è diventato oltremodo popolare fin quasi a rappresentare una “buzzword” in grado, nelle speranze degli sviluppatori, di attirare masse di acquirenti verso le loro creazioni. La definizione non è chiarissima, dato che letteralmente la parola significa “simile a Rogue”, un gioco di esplorazione di dungeon del 1980, titolo la cui interfaccia, nell’incarnazione originale, era composta integralmente da caratteri di testo ASCII su un terminale monocromatico. Nel 2008, i partecipanti alla International Roguelike Development Conference (sì, esiste pure quella!) hanno stilato una serie di linee guida senza le quali un titolo non può fregiarsi dell’ambita etichetta, tra cui: azione a turni, movimento “tile-based” (cioè su una griglia di caselle regolari) e “permadeath”. Tra parentesi, io sono un grande fan del genere, e invito tutti a provare l’ebbrezza del “dungeon crawling” a turni scaricando, appunto… Dungeon Crawl, il roguelike moderno di riferimento, gratuito, costantemente aggiornato e dotato anche di una grafica discreta (per chi trova l’interfaccia ASCII un po’ eccessiva).
L’International Roguelike Development Conference ha stilato le linee guida per i parametri che definiscono un “roguelike”
Dopo questa lunga, accademica e ampollosa introduzione veniamo al punto, ossia STRAFE, tutto maiuscolo. Che cos’è STRAFE? Ma ovviamente un roguelite! (avete visto che ci siamo arrivati?). Tuttavia, con grande dolore dei soloni di Berlino 2008, si tratta di uno sparatutto in soggettiva. Ora, per presentarlo come merita, passo la parola al Todeskazzi, che non è affatto un fan dei roguelike, ma di FPS ne ha masticati un bel po’ nella sua giovane vita.
(Il Todeschini si siede goffamente, aggiusta il microfono, lo tocca con un dito. Thunk thunk. Prova prova, un due tre. Ma è acceso? Sì, parla pure! Vai!)
Dai, ci proviamo. Come dicevo, mai stato un grande fan del genere, ma in compenso adoro gli FPS. E se, come questo, si divertono pure a ricreare il mood à la Quake (il primo, quello del 1996)… tanto meglio!Gli elementi “roguelite” di STRAFE sono appunto la disponibilità di una sola vita, e le mappe generate proceduralmente (con risultati decisamente egregi, tra l’altro). In generale, il design è sempre di buon livello, con cunicoli contorti che si alternano a zone molto più ampie e sufficientemente intricate.
In Strafe si sceglie una delle tre armi disponibili, e quella rimane per tutta la partita
Scordatevi medikit, pacchi di armature o cose del genere. STRAFE sarà anche un FPS, ma la struttura portante è quella di un roguelite: uccidendo i nemici o svuotando le casse sparse per i livelli si raccolgono scarti metallici che possono essere spesi in appositi macchinari e trasformati in munizioni o armatura (non salute). Lo stesso dispositivo permette anche, volendo, di ripristinare la configurazione iniziale dell’arma. Alla fine di alcune mappe, poi, si trova un ulteriore venditore che offre oggetti particolari, come la possibilità di effettuare il doppio salto. Da ultimo, alcune casse permettono di migliorare le abilità passive come la precisione di tiro, l’efficacia dei colpi e la stabilità dell’arma. Tutto quanto, con l’unica eccezione della valuta da spendere per l’acquisto di item, viene perso ogni volta che si muore. La componente shooter di STRAFE è divertente, con picchi di difficoltà esagerata che costringono a virtuosismi ludici a cui non ero francamente più abituato, tra strafe (ehm!) rapidissimi e sparatorie fatte saltando come un disperato. Però è anche l’aspetto che mi ha rapito e fatto innamorare della componente per me più difficile da digerire, legata alla innata ripetitività del genere, e che mi spinge a non mollare e a cercare di migliorarmi ogni volta.
A ‘sto punto però ripasso la palla al buon Gaburri, che di roguelite (like, like-like) si intende più di me. (Gaburri si riappropria del microfono in malo modo, e scaccia Claudio dal palco. Scherzo. Gli prende il microfono con cura e lo congeda con un inchino)
È dai tempi di DooM Classic che non vedevo un movimento in soggettiva così fulmineo
Questo ci permette di avanzare con cautela e piazzare buoni colpi da lontano, specialmente se abbiamo scelto la railgun come arma principale o abbiamo avuto la fortuna di trovarne un’altra adeguata alla bisogna. Quando poi si scatena l’inferno e ci troviamo circondati dai mostri, non significa che la strategia debba andare a farsi benedire: per citare solo un aspetto cruciale del gioco, è fondamentale decidere la priorità con cui attaccare i nemici. In generale è bene rivolgersi innanzitutto a quelli che sputano acido, che resta sul pavimento e ci può danneggiare ogni volta che lo attraversiamo (ma può essere coperto dal sangue che sgorga dai gib dei nemici uccisi, ndClaudio); poi è il caso di occuparsi di quelli che sparano da lontano, per dedicarsi solo alla fine ai “grunt” che attaccano corpo a corpo. Sfuggire a questi ultimi è facile, anche in virtù della summenzionata velocità di movimento e grazie alla conformazione delle mappe, che offrono quasi sempre diverse via d’uscita. In definitiva – fermo restando che stiamo parlando di un gioco basato sui riflessi, sulla mira e sulla capacità di muoversi con perizia nelle mappe – STRAFE è più strategico di quanto possa sembrare a prima vista. Chi si butta a capofitto sparacchiando a destra e a manca è destinato ad avere vita breve!
Pianificare una buona strategia è fondamentale per uscire vivi dagli scontri
La Millennium Edition di STRAFE offre tre modalità di gioco extra che aggiungono un po’ di varietà, il che non guasta mai. E pensate che per lanciarle è necessario far partire il relativo eseguibile da prompt di comandi, perfetto in stile MS-DOS! La prima è la MURDERZONE, disponibile fin dall’uscita del gioco, modalità orda composta da dieci stanze con un sistema di progressione che sblocca perk e abilità che consentono di (provare a) sopravvivere il più a lungo possibile. Io ci ho passato un bel po’ di tempo, anzi, adesso che ci penso probabilmente sono stato quasi più nella MURDERZONE che nel “gioco base“, tanto mi ha appassionato. Per i più masochisti sono poi presenti la SPEEDZONE e la STRAFEZONE, rispettivamente una mappa settimanale da affrontare il più velocemente possibile, con alcune regole ben precise (nessun danno da caduta, munizioni infinite ecc.), e una serie di sfide giornaliere, con risultati da confrontare con i propri amici. L’aggiornamento ha poi introdotto alcune piccole modifiche al gameplay, tra cui una ventina di nuovi mutatori sbloccabili durante la partita.
STRAFE è divertente, ben fatto e ha un comparto FPS di tutto rispetto, almeno per gli amanti del genere “old school”. Dal punto di vista “rogue”, le mappe sono ben costruite e sufficientemente varie nella loro proceduralità, e ci è piaciuta molto la scelta obbligatoria di una sola arma con cui iniziare, nonché le numerose possibilità di modificarla durante la partita. Si tratta comunque di un titolo piuttosto particolare, che ci sentiamo di consigliare soprattutto agli amanti del genere in cerca di un po’ di novità.