Trails in the Sky 1st Chapter – Recensione

PC PS5 Switch

Un ritorno alle origini dei JRPG, dove scrittura e atmosfera contano più degli effetti speciali: Trails in the Sky: First Chapter segna l’inizio di un viaggio che ha saputo conquistare generazioni di appassionati. Con un mondo vivo e dettagliato, dialoghi curati e un cast che resta impresso, questo remake rappresenta la porta d’ingresso ideale a una delle saghe più longeve e affascinanti del genere.

Sviluppatore / Publisher: Nihon Falcom / GungHo Online Entertainment Prezzo: 59,99 Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: 12 Disponibile su: PS5, Switch, Steam

In Trails in the Sky: First Chapter non ci sono interminabili filmati in FMV né protagonisti dai capelli sparati in aria catapultati in trame incomprensibili, dove una profezia rivela la loro discendenza da qualche stirpe reale aliena pronta a salvare l’universo. Qui la prospettiva è molto più semplice e terrena: la vivace Estelle Bright e il fratello adottivo Joshua sognano di diventare Bracer, membri di un’organizzazione paramilitare che aiuta le persone e risolve i problemi quotidiani. Dalla tranquillità rurale del loro villaggio verranno presto catapultati in un lungo viaggio che li condurrà alla scoperta dei segreti del regno di Liberl e, in seguito, dell’intero continente di Zemuria. Quanto lungo? Domanda legittima.

Difficile dire se Yoshio Kiya (il padre dei JRPG d’azione – no, Zelda non ha inventato nulla – che, per sua stessa ammissione, deve tutto a un misconosciuto gioco occidentale creato da David “Dr. Cat” Shapiro per Apple II) avrebbe immaginato la longevità della serie The Legend of Heroes (Eiyuu Densetsu) quando, nel 1989, realizzò il primo capitolo per Nihon Falcom, una delle colonne portanti del gioco di ruolo giapponese. In seguito all’uscita di Kiya dalla compagnia, la serie si trasformò in qualcosa di monumentale: dopo i primi passi con la cosiddetta Gagharv Trilogy, rinasce su PC con Trails in the Sky nel 2004, portando con sé l’ambizione di costruire un mondo immenso, credibile e coerente.

Ciò che eleva la narrazione è l’eccellente qualità della scrittura, valorizzata da dialoghi convincenti e da un cast di comprimari eclettico e sempre ben riuscito

Ambizione che trova nuova linfa con la conversione su PSP (macchina allora amatissima in Giappone anche grazie al nascente fenomeno Monster Hunter) e che dà il via a quella che in patria è conosciuta come la saga Kiseki. Oggi, assieme a spin-off come Trails of Cold Steel o Trails Through Daybreak, la serie conta circa quindici episodi, organizzati in archi narrativi strettamente connessi tra loro, in nome di una sekaikan senza eguali nella storia del medium: personaggi apparsi lustri prima ritornano nei capitoli successivi, a conferma di un’eccezionale coerenza narrativa che non teme confronti. Fatemi un fischio quando Square Enix, o chi per lei, riuscirà a realizzare qualcosa anche solo lontanamente simile.

LA GHIOTTA OCCASIONE CONCESSA DA TRAILS IN THE SKY 1ST CHAPTER

Come si sale a bordo di una saga tanto affascinante quanto lunga e complessa? Semplice: dall’inizio. Trails in the Sky: First Chapter è il remake del capitolo originale uscito nel 2004, con un motore di gioco rinnovato che abbandona gli antiquati sprite chibi su fondali poligonali in favore di una grafica curata e di un doppiaggio completo di tutte le scene d’intermezzo. Un’operazione pensata per far rivivere e – sopratutto – presentare a una nuova generazione l’origine della serie in una veste moderna e più coinvolgente. La trama, sulle prime, è un viaggio di formazione tra i più classici: i due giovani protagonisti partono alla scoperta di Zemuria dopo un evento drammatico, impegnati a svelare un mistero destinato a scuotere le fondamenta del regno e a guadagnarsi strada facendo i gradi di Bracer, ma il coinvolgimento viene amplificato enormemente progredendo e mettendo assieme i pezzi del puzzle.

La lotta in tempo reale continua a non convincere del tutto, ma è sicuramente il modo migliore per eliminare rapidamente la carne da cannone.

Ciò che eleva la narrazione è l’eccellente qualità della scrittura, valorizzata da una ricca gamma di espressioni facciali, dialoghi convincenti e vari – con NPC che modificano le loro battute in base ai progressi nella storia e allo sviluppo personale dei protagonisti – e da un cast di comprimari eclettico, a tratti bizzarro ma sempre ben riuscito, che contribuisce a rendere coinvolgente questo mondo fantasy lungo le circa quaranta ore necessarie per giungere con buon ritmo al finale. Le missioni secondarie, va detto, non sempre brillano per originalità, ma la nuova gestione della mappa e i pratici viaggi rapidi ne alleggeriscono il completamento. Inoltre, un sistema di ricompense assegna utili bonus riscattabili direttamente dal menu al raggiungimento di particolari obiettivi, incentivando a esplorare tutto ciò che il gioco ha da offrire.

LE FONDAMENTA DI UN VIAGGIO INDIMENTICABILE

Il sistema di combattimento riprende la formula ibrida tra tempo reale e turni già vista in Trails Through Daybreak, e ammetto che la parte più frenetica di questa struttura non mi convince ancora del tutto, visto che troppo spesso si riduce a poco interessanti sessioni di button mashing. Tuttavia, all’interno del quadro complessivo trova una sua utilità, consentendo di eliminare senza fatica i nemici minori e, con un pizzico di abilità, di stordire quelli più coriacei per iniziare la fase a turni con un vantaggio strategico. Ed è proprio lì che il gioco brilla davvero: la timeline in stile Grandia scandisce chiaramente l’ordine delle azioni, mentre la vecchia griglia lascia spazio a un sistema di movimento libero che rende tutto più immediato e dinamico.

Estelle sta preparando un incantesimo micidiale, ma quel nemico attaccherà prima. Forse Joshua puà fare qualcosa per rallentarne il turno…

Il cuore del combattimento sta nella gestione dei tempi: gli incantesimi (Art) richiedono una fase di formulazione mentre le tecniche (Craft) sono in genere istantanee ma vanno usate con giudizio, e il giocatore deve cercare di ostacolare i turni avversari creando sinergie tra le azioni dei membri del party e le loro abilità uniche, che si sbloccano man mano che salgono di livello. Interessante anche il sistema magico: si basa sull’inserimento di pietre chiamate Quartz negli Orbment (una sorta di medaglioni), che forniscono bonus immediati e permettono di combinare incantesimi di diversa potenza a seconda delle gemme equipaggiate e della loro qualità.

La serie Kiseki conta circa quindici episodi, organizzati in archi narrativi strettamente connessi tra loro, in nome di una sekaikan senza eguali nella storia del medium

Non essendoci un sistema per predisporle automaticamente, il gioco stimola fin dall’inizio la sperimentazione e la creatività, soprattutto in vista degli scontri più impegnativi contro i boss, vere e proprie spugne di punti ferita; fortunatamente, i diversi livelli di difficoltà e la possibilità di ritentare lo scontro – con l’opzione di indebolire gli avversari – evitano che diventino ostacoli insormontabili.

In Breve: Trails in the Sky: First Chapter conferma perché la saga di The Legend of Heroes sia considerata un punto di riferimento nel mondo dei JRPG: un’avventura lunga ma mai noiosa, con un cast memorabile e un mondo curato nei minimi dettagli. La combinazione di scrittura solida, sistemi di combattimento profondi e possibilità di personalizzazione rende l’esperienza avvincente dall’inizio alla fine. Anche le piccole imperfezioni – missioni secondarie spesso prevedibili o fasi di combattimento più frenetiche – non scalfiscono la qualità complessiva. È un titolo che sa intrattenere, far emozionare e far sentire parte di un universo coerente e vivo, perfetto sia per i veterani sia per chi si avvicina per la prima volta alla saga. Con il remake del secondo capitolo già in cantiere e previsto per l’anno prossimo, non c’è momento migliore per tuffarsi nell’universo Kiseki.

Piattaforma di Prova: PS5
Com’è, Come Gira: Niente da segnalare su PS5: il nuovo motore grafico sembra a tutti gli effetti l’evoluzione di quello usato in Trails Through Daybreak, con una conta poligonale modesta ma controbilanciata da un eccellente uso del colore e da un character design affascinante, fatta eccezione per qualche riciclo tra gli NPC minori. Il risultato sono 60 fps stabili anche durante i combattimenti in tempo reale, sicuramente la parte più movimentata del gioco.

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Pro

  • Remake perfettamente riuscito / Un invito ideale per entrare nell'universo Kiseki dall'inizio / Combattimento a turni migliorato rispetto al passato, profondo e coinvolgente

Contro

  • Missioni secondarie spesso banali / Il combattimento in tempo reale continua a sembrare un extra poco convincente
9

Ottimo

Il retrogamer della redazione, capace di balzare da un Game & Watch a un Neo Geo in un batter di ciglio, come se fosse una cosa del tutto normale. Questo non significa che non ami trastullarsi anche con giochi più moderni, ma è innegabile come le sue mani pacioccose vibrino più gaudenti toccando una croce digitale che una levetta analogica.

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