Ho sempre avuto un timore reverenziale per la saga di Hearts of Iron, saga marchiata Paradox dedicata alla Seconda Grande Guerra che mi ha sempre fatto guardare questo Grand Strategy Game da distanze colossali, mentre continuavo a ripetermi “prima o poi ci proverò!”. Gli anni sono passati e, ovviamente, non ho mai tenuto fede alla mia promessa. Eppure ci ho provato: diverse volte ho installato HoI 2 con relativa espansione, apparso sulla mia libreria di Steam probabilmente insieme a qualche bundle qualche millennio fa, ma dopo mezz’ora di gioco ero già rannicchiato in un angolo a piangere, invocando pietà. La bassa risoluzione grafica del titolo non ha certo aiutato il gerarca nascosto in me a continuare l’impresa, costringendomi ogni dannata volta a dichiarare una ritirata sventolando bandiera bianca.
Ebbene, con l’uscita di Hearts of Iron IV ho voluto finalmente affrontare a testa alta il problema, armato di pazienza, consigli, la relativa pagina di Wikipedia sempre aperta e qualche video tutorial di YouTube. Incredibilmente il tutto è stato meno traumatico del previsto. E no, non sono io che sono diventato improvvisamente un genio, ma è il nuovo HoI che nasconde un segreto.
NEIN NEIN NEIN
Se avete visto almeno un Gran Strategy Paradox avete già compiuto metà della fatica necessaria per comprendere al meglio questo nuovo titolo: con solo un’enorme cartina geografica sullo schermo e una decina di finestre informative, siamo chiamati a guidare un paese attraverso il decennio più oscuro della storia mondiale.
Hearts of Iron IV è il gioco dei “se” e dei “ma”
Come è giusto aspettarsi da un titolo Paradox, abbiamo la possibilità di scegliere qualsiasi stato a nostro piacere, e ovviamente di modificare la storia grazie a qualche colpo di genio. Cosa sarebbe successo se l’Italia non si fosse alleata con la Germania? Oppure se Francisco Franco avesse perso la guerra civile spagnola? Esageriamo: e se la svizzera avesse investito su fabbriche militari e avesse invaso l’Austria in tempi non sospetti? Hearts of Iron IV è proprio questo: il gioco dei “se” e dei “ma” all’ennesima potenza, assolutamente godibile anche da chi, come me, ha la testa troppo dura per imparare criptiche regole e meccaniche di gioco tutt’altro che immediate. Il tutorial, purtroppo, è a malapena sufficiente per comprendere come muoversi all’interno dell’area di gioco, e per qualsiasi informazione aggiuntiva veniamo malamente rimandati alla pagina ufficiale di Wikipedia o ai video tutorial ufficiali di YouTube. Non nego che avrei preferito una cura maggiore per questa delicata parte del gioco, perché passare le prime ore di un titolo a osservare immagini e leggere lunghe spiegazioni non è il massimo della felicità.
BONIFICARE PALUDI
I fattori da tenere in considerazione per una sudata vittoria sono tanti: oltre a una buona organizzazione tattica in difesa e in attacco, dobbiamo sempre tenere un occhio sulla ricerca tecnologica, composta da un buon numero di rami a scelta multipla in grado di soddisfare ogni generale; sull’attività di fabbriche civili e militari, fondamentali per la costruzione di infrastrutture, edifici logistici e i mai sufficienti armamenti militari e, infine, sul “national focus” del proprio stato, una specie di “grande piano organizzativo” atto a migliorare, di volta in volta, qualche elemento del proprio paese.
Il tutorial, purtroppo, è a malapena sufficiente
Dopo un breve momento di confusione iniziale si comincia a comprendere al meglio la produzione di beni e truppe militari, mentre per capire come sfruttare al meglio i “piani di battaglia”, vera e propria gestione pianificata del campo di battaglia in cui gestire al meglio le proprie unità, servono molta più pazienza e dedizione. Non dovrebbe comunque essere una sorpresa: nei titoli Paradox il vero tutorial è costituito dalle prime due partite iniziali, in cui prendiamo calci in faccia da chiunque e, nello stesso modo, capiamo anche gli errori da noi commessi.
ALARM! ALARM!
Anche un testone come me, dunque, è riuscito a giocare tranquillamente al titolo di Paradox (e con moltissime soddisfazioni, aggiungerei). Il segreto? HoI IV, rispetto ai capitoli precedenti, è estremamente più immediato e semplice: diversi comandi ora sono eseguiti dalle truppe in automatico, grazie a una buona gestione dei piani di battaglia, e il pesantissimo micro-management, tanto caro agli amanti della saga e tanto odiato da chi ha sempre fatto troppa fatica ad avvicinarsi al genere, è quasi sparito, lasciando comunque la libertà al giocatore di impartire ordini a ogni piccolo battaglione. Le ultime due componenti strategiche fondamentali per non incappare in un gameover prematuro sono la gestione delle flotte navali e aeree, che non parteciperanno agli scontri in qualità di protagonisti, ma forniranno supporto alle armate permettendo lo sfruttamento di diversi piani di battaglia più o meno complicati.
Rimpiango di aver aspettato così tanto tempo prima di dedicarmi a Hearts of Iron, ma devo ringraziare proprio l’immediatezza (rispetto ai precedenti, sia ben chiaro) di questo quarto capitolo per il miracolo compiuto, e nel caso desiderassi qualcosa di più “complicato” e profondo, posso sempre fare un salto sul terzo titolo della saga, consapevole di dover imparare nuovamente gran parte delle meccaniche.
Il titolo, al momento, è ancora lontano dalla perfezione: oltre a una IA poco convincente sul fronte nemico, sono costretto a lamentarmi dell’interfaccia carente di informazioni che lascia il giocatore all’oscuro sulle unità prodotte e sugli eventi in giro per il globo terrestre. Sono fermamente convinto che, con le successive patch, ogni singolo problema sarà corretto, ma non nego di aver storto il naso.
Hearts of Iron IV è un ottimo titolo, in grado di tenerci incollati per decine e decine di ore allo schermo, ma per capire se diventerà o meno il capolavoro strategico ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale dovremo aspettare qualche mese, qualche patch e un paio di DLC. Forza Paradox, ho apprezzato il tuo sforzo per rendere più accessibile i tuoi titoli al grande pubblico, ora facci sognare!
Hearts of Iron IV ci butta tra le meraviglie e gli orrori della Seconda Guerra Mondiale in maniera esemplare, senza spaventare (troppo) chi come me non ha mai avuto il coraggio di avvicinarsi alla saga targata Paradox e lasciando comunque al giocatore una libertà d’azione spettacolare. Qualche angolo è ancora da smussare e l’IA ancora da migliorare, ma le basi ci sono tutte per trasformare un signor giocone in un titolo di punta del genere. Però, giustamente, il gioco è appena uscito ufficialmente, e noi il voto glielo piazziamo adesso: in caso ci si risente tra qualche mese per i prossimi DLC!