Let Bions Be Bygones – Recensione

PC

Un detective in pensione, una ragazzina sparita nel nulla e la promessa di un thriller noir da plasmare con le nostre scelte: et voilà Let Bions Be Bygones, un’avventura narrativa dalle pixellate tinte cyberpunk.

Sviluppatore / Publisher: Bohemian Pulp / MicroProse Prezzo: 14,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam) Data d’uscita: Già disponibile

“Benvenuti sul pianeta Terrahive. Un pianeta che non avrebbe mai dovuto esistere. Completamente incrostato da una malattia chiamata umanità. Arcologie aziendali e ascensori spaziali oscurano gli strati di edifici inquinati creati dall’uomo. Supervisionati da antichi cervelli su apparati e guidati dall’avidità e dalla corruzione, progresso e immortalità.”

Una bottiglia di rakija da svuotare, una sigaretta da fumare, la routine del detective Cooper ormai è ridotta a questo. Pare proprio che lo sbirro in pensione abbia sparato le sue ultime cartucce da un pezzo, ma evidentemente non è così: nei panni di una femme fatale bionda, in un abito rosso che lascia poco spazio all’immaginazione, il destino non ha ancora finito con lui. Datti una ripulita, John, un’ultima indagine ti aspetta. C’è una vita da salvare, forse due: quella di Lucy e la tua.

I HAVE A JOB FOR YOU, DETECTIVE

Non mi addentrerò ulteriormente nel racconto, sarebbe imperdonabile giacché in Let Bions Be Bygones la narrazione è il centro di gravità permanente attorno cui l’intera esperienza ruota, si aggroviglia e poi si dipana fino ad approdare, a seconda delle nostre scelte, verso uno dei finali possibili. Muovendomi con circospezione come farebbe Cooper esplorando i “bladerunneriani” bassifondi di Terrahive, aggirerò il discorso illustrandovi cosa caratterizza l’opera di Bohemian Pulp. Se non ne avete mai sentito parlare, sappiate che è un’avventura punta e clicca sviluppata da un piccolo gruppo di appassionati di GDR da tavolo, dotata di grande carisma e, nel bene ma anche nel male, impostata in maniera peculiare.

Let Bions Be Bygones

Hai capito il destino?

Gli sviluppatori hanno infatti optato per un approccio niente affatto invasivo, come dimostrano un’UI ridotta all’osso e, soprattutto, un gameplay che si sviluppa nell’ombra, invisibile e intangibile, quasi sottocutaneo come i chip che probabilmente andranno di moda nel futuro. Fondamentalmente, Let Bions Be Bygones trae spunto dal formidabile Disco Elysium, naturalmente con le dovute differenze, per proporci una rilettura di quel preciso modus operandi.

Let Bions Be Bygones trae spunto dal formidabile Disco Elysium, naturalmente con le dovute differenze, per proporci una rilettura di quel preciso modus operandi

L’obiettivo è permettere al giocatore di concentrarsi sulla storia mentre, parlando con individui degni delle più sfrenate fantasie cyberpunk, sviluppa il proprio personaggio a suon di scelte nei dialoghi. La scena iniziale è l’emblema di come funziona il gioco: prima di lasciare la stanza e andare a caccia di indizi, bisogna decidere cosa portare con sé tra la foto di Carmen e una pistola parlante. Cosa scegliere? Una delle due, entrambe o nessuna? Ecco, questa è la prima scelta che contribuirà a definire la personalità del detective.

Prendere o lasciare la pistola parlante?

Con almeno cinque finali diversi a disposizione e una sfilza di decisioni da prendere, ciascuna delle numerose chiacchierate da sostenere rappresenta un’occasione per modellare Cooper, secondo il proprio stile e il tipo di personaggio che si vuole impersonare. È importante sottolineare che, per risolvere il caso di Lucy, non è necessario completare i numerosi task secondari in cui, più o meno spontaneamente, ci si imbatte parlando con il prossimo. Non fornire alcun avviso su come le nostre scelte influenzano la personalità del detective è una precisa scelta di game design. A detta degli sviluppatori, ciò dovrebbe garantirci un’avventura molto simile ai GDR da tavolo, con la modellazione del personaggio guidata solo da ciò che reputiamo adatto a uno dei tre ruoli – l’analitico, l’empatico o il duro – che vogliamo fargli recitare. A differenza di quanto avveniva nel titolo di ZA/UM, dunque, qui non ci si imbatte continuamente in precise indicazioni su quale attributo o tratto subirà cambiamenti, avviene tutto dietro le quinte. Il processo si limita alla sola personalità, con una riga di testo incastonata fra una battuta e l’altra ad avvisarci in caso di skillcheck. Per quanto l’idea possa apparire interessante, l’impressione è che l’assenza di qualsivoglia indicazione impedisca di orientarsi correttamente, lasciando al giocatore la sensazione di non avere mai il pieno controllo sullo sviluppo del suo alter ego.

CYBERPUNK TRA ALTI E BASSI

Trattandosi di un’avventura testuale c’è parecchio da leggere e no, l’italiano non c’è. Lo rammento perché Let Bions Be Bygones è tutto testi e scelte nei dialoghi, niente inventario da cui attingere o innovative meccaniche che regolano le interazioni. Queste ultime, ad esempio, riguardano soltanto John Cooper e gli oltre 40 NPC disseminati nelle 20 e passa location esplorabili che, nel corso dei tre Atti che compongono il gioco, setacceremo più volte alla ricerca di indizi, ergo chi sogna una sorta di Monkey Island in salsa cyberpunk è fuori strada.

Let Bions Be Bygones è tutto testi e scelte nei dialoghi, niente inventario da cui attingere o innovative meccaniche che regolano le interazioni

A differenza delle avventure colme di enigmi ingegnosi, puzzle ai limiti della follia e combinazioni di oggetti assurde, Bohemian Pulp ha puntato su un’intrigante storia poliziesca e sulla caratterizzazione del cast, due elementi che, di riffa o di raffa nel primo caso, svolgono il loro dovere. Confida tantissimo inoltre sull’atmosfera, bastano un paio di screenshot per capire quanto sia azzeccata la direzione artistica. Tra uno sprite dettagliato e uno scenario capace di fare sbavare i fautori della pixel art di classe, il comparto grafico riesce a farti sentire incastrato in un malsano e irresistibile mondo in cui l’essere umano non vive, a stento sopravvive.

Let Bions Be Bygones

Quando si dice immagini che possono parlare.

Se relativamente l’art style e la rigiocabilità la missione è compiuta egregiamente, lo stesso non si può dire circa il comparto tecnico. È vero che parliamo di un piccolo studio di sviluppo e, dunque, qualche sbavatura è più che comprensibile, tuttavia Let Bions Be Bygones sembra quasi uscito in versione Accesso Anticipato. Nel corso dell’avventura può capitare di inciampare in diversi bug che, in alcuni casi, obbligano al riavvio, segno che un’ulteriore fase di polishing non avrebbe guastato. In conclusione, Let Bions Be Bygones è un’avventura dall’art style affascinante, con una storia in grado di appassionare nonostante la presenza di alcuni cliché e, soprattutto, grazie alla promessa di esserne gli autori.

un’imperfetta e migliorabile avventura dall’art style affascinante, con una storia in grado di appassionare grazie anche alla promessa di esserne gli autori

Si vede che c’è bisogno di una pulizia tecnica su più livelli, le varie sbavature lo dimostrano, ma a non convincere completamente è anche la sua grande peculiarità, l’assenza di informazioni circa lo sviluppo di Cooper. Sarà che ho amato Disco Elysium proprio per questo motivo e ora, ora che ho smesso i panni di John, mi resta la sensazione che, nella sua rivisitazione, Bohemian Pulp abbia privato il gameplay di consistenza e il giocatore di una bussola. Magari è solo questo, in fondo gli amanti delle distopie, del cyberpunk e delle avventure testuali probabilmente apprezzeranno comunque questo salto nel buio rischiarato dai neon di Terrahive.

In Breve: La storia funziona nonostante alcuni cliché, i personaggi sono ben caratterizzati, la rigiocabilità è alta e c’è un’anima da qualche parte in mezzo al degrado di Terrahive. Con una bella limata probabilmente Let Bions Be Bygones meriterebbe qualcosa in più, eppure il comparto tecnico non è l’unico fardello. Alla lunga, se non si è mossi da un’ardente passione per il genere, l’impressione di avere uno scarso controllo sullo sviluppo del proprio Cooper può ripercuotersi sul coinvolgimento e sulla fruizione di un’avventura testuale che, oltre alla convincente atmosfera cyberpunk e ai tanti dialoghi che ci guidano fino a uno degli epiloghi, non offre molte altre distrazioni.

Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: Ryzen 7 7800X3D, Radeon 7800XT Nitro+, 32 GB RAM DDR5, SSD M.2
Com’è, Come Gira: Nessun problema di frame rate, va da sé. Ottima la direzione artistica e ottimo l’utilizzo della pixel art per ricreare un mondo cyberpunk degno di questo nome, meno alcuni bug di troppo, diverse imprecisioni tecniche e un comparto audio che non sempre funziona alla perfezione. Anche il doppiaggio soffre di alti e bassi, alcune voci convincono mentre altre no, ma è il minore dei mali.

 

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Pro

  • Art style e pixel art di notevole impatto / Grande rigiocabilità / Buona caratterizzazione dei personaggi

Contro

  • Urge una revisione tecnica / Sviluppo di Cooper poco coinvolgente / Diversi elementi soffrono di alti e bassi
7

Buono

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