Heart Machine esce dalla comfort zone conquistata a colpi di pixel art e gameplay ispirato a macchine 16bit per avventurarsi coraggiosamente nel mondo degli action platformer 3D. Ecco cosa ne pensiamo di Solar Ash.
Sviluppatore / Publisher: Heart Machine / Annapurna Interactive Prezzo: 33,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile Su: PC (Epic Games Store), PS4, PS5 Data di Lancio: Già disponibile
La fine dell’universo è prossima, in Solar Ash. L’Ultravuoto, un voracissimo buco nero, sta fagocitando pianeti spazzando via all’istante intere civiltà, di cui non rimarrà nemmeno il ricordo. I ragazzi di Heart Machine, già apprezzati per l’ottimo Hyper Light Drifter, accendono però un barlume di speranza: mettere in funzione lo Starseed, unico dispositivo dotato della potenza necessaria a fermare l’avanzata del divoratore di mondi, potrebbe sventare la minaccia.
Sfortunatamente, la squadra incaricata di attivarlo è sparita, e l’intelligenza artificiale che dovrebbe controllarlo ha più malfunzionamenti di un nuovo sistema operativo al day one. La sorte del cosmo così come lo conosciamo è quindi nelle nostre mani.
SCIVOLONI LINGUISTICI
Ci sono nomi pregni di carattere epico, e The Last Voidrunner è uno di questi. Soprattutto se scritto con le iniziali in maiuscolo a conferire importanza, ha carisma da vendere. E ora, immaginate che traducendo i racconti delle sue eroiche gesta, venga chiamato “L’Ultima Staffetta del Vuoto”. Epic fail? Un pochino. Vittima dello scivolone di un’altalenante localizzazione, Rei è l’ultima Voidrunner, popolo di esploratori, incaricata di scoprire cosa è successo ai suoi compagni e resettare lo Starseed – spegnere e riaccendere è da sempre il rimedio universale a qualsiasi avaria – che fortunatamente non è stato ribattezzato “Seme di stella”.
LA STORIA DI SOLAR ASH? SCOPRILA DA SOLO!
Heart Machine abbandona la pixel art e ci mette all’interno di vasti livelli tridimensionali, ben disegnati e ricchi di elementi che attirano la nostra attenzione e ci invogliano a esplorare ogni angolo. Il gioco non fornisce molti indizi riguardo la storia e soprattutto all’inizio ci muoviamo un po’ alla cieca, raccogliendo globi rosa che solo in un secondo momento scopriremo essere preziosa valuta per i potenziamenti.
Interagendo con i pochi NPC, nonchè recuperando registrazioni e documenti, piano piano la trama inizia a delinearsi e a regalare qualche colpo di scena non particolarmente inaspettato ma che contribuisce a rendere Solar Ash più profondo del puro action platformer 3D che può apparire nei primi minuti. A posteriori, ora che conosco lo sviluppo degli eventi, trovo questa avarizia di informazioni coerente con la narrazione, ma logicamente non posso dirvi nulla di più.
RIVET? SEI TU?
La protagonista è una vera action woman che non ha nulla da invidiare a Rivet di Ratchet & Clank: Rift Apart. Come la nostra eroina Lombax, Rei può correre, saltare, pattinare, sfrecciare su monorotaie e in determinate situazioni utilizzare dei rampini per guadagnare ancora più velocità o raggiungere punti altrimenti inaccessibili. Il level design è concepito per mettere a dura prova le capacità atletiche della Voidrunner, e di conseguenza la nostra abilità con il pad. Rampe ripidissime, precipizi da superare con precisione millimetrica, doppi salti da eseguire con tempismo perfetto e appigli che sfidano le leggi della fisica sono i protagonisti dei coloratissimi livelli che si sviluppano perlopiù in verticale obbligandoci a scalare montagne, torri e bizzarre strutture architettoniche nelle quali il minimo errore ci fa precipitare nel vuoto, senza conseguenze fisiche dato che Rei non teme l’altezza, ma obbligandoci a ricominciare l’arrampicata.
Un sistema di checkpoint, porte e ascensori attivabili una volta arrivati in cima ci risparmia un po’ di fatica, ma in genere ogni imprecisione si paga a caro prezzo. E io che pensavo di essermi lasciato per sempre alle spalle Getting Over It. La capacità di evocare una specie di bullet time e potenziare il proprio esoscheletro, a patto di recuperare tutti i componenti sparsi in luoghi tutt’altro che accessibili, completano l’offerta.
DA UN CHECKPOINT ALL’ALTRO
Non disponiamo di armi da fuoco ma solo di una spada energetica. Grazie a un sistema di combattimento molto permissivo, possiamo colpire i nemici anche quando si trovano leggermente al di fuori del nostro raggio d’azione, ma la mancanza di combo sofisticate e di diversi tipi di attacco riduce gli scontri a una raffica di tap, metodo un po’ vetusto ai giorni nostri. Il discorso cambia quando ci imbattiamo nei frammenti di Ultravuoto. Rappresentato come una scura massa gelatinosa, può essere reso instabile se trafitto in determinati punti entro un tempo limite, costringendoci a fare – letteralmente – salti mortali per completare la sequenza. Una volta ripulito il livello dall’orrenda antimateria nera, ci si batte con il gigantesco boss, qui chiamato Vestigia, le cui dimensioni ricordano i bestioni di Shadow of the Colossus. Apparentemente invulnerabile, anch’egli è destinato a soccombere grazie alla medesima tecnica che si può riassumere in una corsa da un checkpoint all’altro.
Sinceramente questo mi ha un po’ deluso: solitamente le boss battle oltre a rappresentare le porte per i mondi successivi sono anche l’occasione per variare il gameplay, invece Solar Ash ci ripropone la solita combinazione di salti pixel perfect e tempismo svizzero, leitmotiv dell’intera produzione. Aggiungiamo che la battaglia va ripetuta più volte prima di aver ragione del mostro, e la monotonia può fare capolino.
COLORE E STUPORE
Graficamente Solar Ash è eccellente nel suo minimalismo, con la palette che ricorda sia la precedente produzione, Hyper Light Drifter, che il capolavoro mobile Monument Valley, titolo con il quale ho notato somiglianza anche nell’aspetto di alcune opere architettoniche. Tutti i personaggi presenti, a partire dalla protagonista, sono visivamente ben caratterizzati nonostante l’utilizzo di pochi poligoni, e le Vestigia sono veramente imponenti. Alcuni biomi lasciano a bocca aperta, come la vallata gassosa sulla quale fluttuare con i pattini o i laghi acidi dove è meglio non fare il bagno troppo a lungo. Sonoro pertinente con l’atmosfera del gioco. In una decina di ore si può arrivare ai titoli di coda, completando buona parte degli obiettivi secondari, che non sono così abbondanti.
In Breve: Quando vuoi disfarti in fretta dei boss di fine livello per tornare a sfrecciare lungo rampe e trampolini, significa che il level design è eccellente ma il sistema di combattimento andrebbe rivisto. E proprio questo è il problema che affligge Solar Ash: i nemici comuni non rappresentano alcuna minaccia e i mostri finali in qualche modo spezzano l’azione. Esplorare i bizzarri mondi del gioco invece è estremamente divertente, e richiede notevoli dosi di abilità e tempismo. Se siete alla ricerca di un frenetico action platformer 3D, troverete un ottimo gioco che offre pure una storia avvincente da seguire.
Piattaforma di Prova: PC
Configurazione di Prova: I7, 8GB RAM, GeForce GTX 1050, SSD
Com’è, Come Gira: Di default mi ha proposto i settaggi al massimo livello di qualità e a volte mi ha perso un paio di frame. Scendendo di uno step, nessuna differenza grafica notevole, e fluidità estrema. Nonostante io preferisca giocare con la tastiera, ho sentito la necessità di usare un gamepad per avere maggior precisione nei movimenti.