I voli pindarici che leggerete su Space Pirate Trainer DX saranno forse eccessivi, ma questo figlio dei primordi della VR ha saputo prendermi fino al midollo. Un’immersione che mi ha persino fatto dimenticare i vicini che, sbalorditi, hanno assistito alla mia strana “danza” in giardino. Mi salutano ancora, bene così.
Sviluppatore / Publisher: I-Illusions/ I-Illusions, Oculus Prezzo: 24,99€ Localizzazione: Assente Multiplayer: Competitivo Online e Locale PEGI: 12 Disponibile Su: PC (versione base), Oculus Quest, Quest 2 (versione DX) Data di Lancio: Già disponibile
Space Invaders nel 2016, ulteriormente migliorato per il 2021. Anzi, scusate, l’affermazione è poco precisa, oltre che incomprensibilmente roboante: Space Invaders nel 2016 se il buon Nishikado si fosse messo al lavoro solo pochi anni or sono, come in una specie di magia quantica, confrontandosi con la moderna realtà virtuale. Una visione un po’ lisergica, forse, ma fondata su un paio di motivi.
La prima ragione è personale: secondo un iter mentale valido ma in gran parte trasformato dai tempi, lungo la rinascita di interi generi, fino ai primi anni del 2000 tendevo a pensare che visuali e gameplay del passato fossero condizionati da ciò che si poteva tecnicamente realizzare in quel dato momento, nonostante gli slanci nel futuro di geniali invenzioni via via migliorative. Il secondo motivo ha a che fare con la natura stessa di Space Pirate Trainer DX: ondate di navicelle da respingere come se non ci fosse un domani con armi energetiche, da una posizione mobile ma pesantemente limitata nell’ampiezza dei movimenti. Posso terminare la recensione qui?
OLTRE LE ONDATE
In realtà, questa nuova edizione mette sul fuoco parecchia carne, talvolta perfetta, in alcuni casi leggermente troppo cotta e in altri un po’ troppo al sangue. Va però sottolineato, prima di procedere oltre, che la versione DX è disponibile anche come upgrade gratuito per i possessori del gioco sull’all-in-one di Oculus e questo, naturalmente, non può che significare un miglioramento generale comunque apprezzabile.
Arrivano, ad esempio, parecchie modalità e aggiunte per la sfida di base, già capaci di ampliare notevolmente offerta e divertimento: se alcuni piccoli tocchi mi hanno convinto relativamente, come il bullet time contestuale ai colpi dei droidi (a quanto detto appena sopra, in merito al gameplay originario, aggiungo la necessità di proteggersi con scudo energetico, power-up volanti e armi tra cui scegliere, con un comoda ruota “olografica” a comparsa), è stata introdotta una serie di modificatori per le partite in singolo, per renderle decisamente più difficili o, al contrario, una specie di passeggiata di salute per arrivare lontanissimo negli stage e farsi un’idea precisa di nemici e insidie che ci aspettano nelle modalità più cazzute, tra Arcade (manco a dirlo, tre vite) e imprecazioni della cattivissima Hardcore.
Tutta la componente Versus, poi, non può che risultare gradita senza troppe remore, nonostante alcune piccole sbavature. Il multiplayer più vicino all’esperienza primigenia prevede, tra le varianti più significative, il fatto che il nostro avversario – un giocatore trovato con matchmaking o anche un amico virtualmente/fisicamente vicino a noi, visibile su una piattaforma che fiancheggia la nostra – possa essere penalizzato da una difficoltà maggiormente tosta ogni qual volta colpiamo un droide, rendendo il confronto più pepato. Va anche detto che in tutti i casi le limitazioni visive restano fin troppo vicine alla prima versione del gioco su Quest, ma si tratta di un difetto facilmente perdonabile a fronte di…
UNA ROOM SCALE CON CORAGGIO DA LEONI
La VR in senso PvP si evolve di opera in opera, magari per incontrare un pubblico più vasto, ma Space Pirate Trainer DX tenta una strada ammirevolmente smargiassa per la modalità arena: una room-scale obbligatoria di 10 metri per 10 metri, in cui scontrarvi in uno shooter a base di coperture con chi volete voi, che sia uno sconosciuto del Ricerca Partite o un vostro amico in locale.
UNA ROOM SCALE DI 10X10 METRI NON È FACILE DA TROVARE, MA ACCIDENTI SE NE VALE LA PENA
La versione definitiva dello shooter a ondate più seminale nella storia della moderna VR, non perfetta ma imprescindibile. Le modalità versus sono quel che mancava all’esperienza di gioco e l’Arena, beh, è poco accessibile ma anche coraggiosissima sulle possibilità della realtà virtuale nel gaming. Complessivamente imperdibile, anche solo per tornarci sopra dopo l’update gratuito.
Piattaforma di Prova: Oculus Quest 2 (versione DX), PC
Com’è, Come Gira: Sempre bello e fluidissimo da vedere, anche se qualche ulteriore miglioria tecnica sarebbe stata gradita su Quest 2.