Un anno fa tessevo le lodi di Dragon Quest XI nella sua incarnazione per PS4, conscio che l’altra parte del cielo era ancora in attesa della venuta del Lucente. Il Giappone, del resto, non ne ha mai abbastanza della sua saga ruolistica preferita, tanto che l’anno scorso, in questi esatti giorni, un intero piano del celebre negozio di giocattoli Yamashoroya era pieno zeppo di gadget dedicati all’undicesimo appuntamento con la serie culto di Yuji Hori, nonostante il debutto sulla console SONY fosse avvenuto più di un anno prima. Finalmente, dopo mille ritardi, è il turno anche di Switch, un evento che in cuor mio attendevo con un filo di titubanza: Dragon Quest XI è un grande gioco, con una campagna lunghissima a cui si somma un end game davvero faraonico, e farlo stare tutto sullo schermino della macchina Nintendo senza compromessi suonava come una disperata missione suicida, ancor più perché tale incarnazione ha l’ardire di presentarsi sul mercato come la versione definitiva di un gioco di per sé eccezionale. Credete nei miracoli?
L’EPOPEA TASCABILE
Dragon Quest XI Echi di un’era perduta – Definitive Edition si è rivelato un gioco eccellente alla prova dei fatti, introducendo una serie di migliorie davvero interessanti. Prima, però, togliamoci il sassolino dalla scarpa affrontando il paragone più scomodo, ovvero quello che riguarda la presentazione audiovisiva. Con una risoluzione che varia tra tra 900p e 720p, rispettivamente in versione docked e handheld, la Definitive Edition si dimostra discretamente aderente alla versione PS4, mostrando delle texture sensibilmente meno nitide e una gestione di ombre e fonti di luce (vengono subito in mente i riflessi sulle armature di Jago e Hendrick) un filo più semplice, ma la maggior parte delle differenza appaiono evidenti se si hanno entrambe le versioni fianco a fianco per un confronto diretto. In definitiva, però, l’aspetto è assai fedele a quanto visto un anno fa grazie anche alla fluidità che riesce a mantenere i 30 fotogrammi quasi sempre, mentre la direzione artistica del gioco lascia passare in secondo piano qualche piccola imperfezione, dovuta unicamente alle capacità modeste della macchina Nintendo.
Giocare in modalità bidimensionale è una vera e propria declinazione del gioco in salsa old school
VIVERE AL MEGLIO
Anche volendo vivere per forza in un mondo tridimensionale, ci sarà modo di effettuare brevi incursioni nell’alter ego a base di sprite e bitmap del gioco incontrando i Tempirei, piccole creature a guardia del tempo che richiederanno più volte l’aiuto del Lucente. Pare infatti che una misteriosa entità stia cercando di sovvertire la storia, che deve essere ripercorsa sulle tracce del colpevole, possibilmente rimettendo a posto le cose strada facendo. Per far questo basta visitare il loro villaggio ed entrare nella biblioteca magica, dove volumi dedicati ai precedenti capitoli della saga di Dragon Quest permetteranno di rivivere particolari avvenimenti sotto forma di micro scenari: il primo è dedicato al riscatto della Lira dell’Ira durante il primissimo episodio e ogni tomo presenta tre situazioni simili, da affrontare dopo aver scovato le relative parole d’ordine in possesso ai Tempirei nascosti negli angoli più sperduti del mondo.
Con una risoluzione che varia tra tra 900p e 720p, la Definitive Edition si dimostra estremamente aderente alla versione PS4
Dragon Quest XI Echi di un’era perduta – Definitive Edition riesce nel difficile compito di migliorare uno dei più riusciti JRPG degli ultimi tempi con pochissimi sacrifici sul versante puramente grafico. Se non avete ancora giocato Dragon Quest XI, questo è davvero il momento migliore per vivere in prima persona l’avventura del Lucente.