Senua’s Saga: Hellblade II – Recensione PS5

PC PS5 Xbox Series X

12 agosto. Come nel 2017, quando Ninja Theory usciva a riveder le stelle pubblicando su PS4 e PC quella che sperava fosse la loro natural burella per lasciarsi Hel alle spalle, raggiungere il paradiso a costo di dover passare attraverso il purgatorio. 8 anni dopo Hellblade II arriva anche su PS5. E il viaggio è lo stesso meraviglioso viaggio su Xbox e PC, in versione Enhanced.

Sviluppatore / Publisher: Ninja Theory / Microsoft Prezzo: 49,99€ Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: 18 Disponibile su: PC (Steam, Microsoft Store), PS5, Xbox Series X|S Data d’uscita: 21 maggio 2024 (PC e Xbox), 12 agosto 2025 (PS5)

“Amico mio. Va con lei. Questa ora è la storia a cui devi assistere tu. Addio”. La voce narrante di Hellblade chiudeva quel viaggio iniziato e finito ad Hel così. Sembravano parole di circostanza, perché Senua ad Hel aveva dato tutto e presumibilmente tutto lo aveva anche detto.

Eppure basta avviare Hellblade II per rendersi conto che invece c’era ancora tanto da dire, tanto da dare

Non più ultima spiaggia di un team mai davvero compreso dal mercato tradizionale, ma produzione ad alto budget che può spendere laddove il primo capitolo faceva economia. Non più solo un viaggio allegorico probabilmente mai davvero successo, ma un mondo allo stesso tempo fantasy e plausibile, non pienamente realistico eppure dannatamente concreto.

THE HELLBLADE AND ME

Un sequel più fantasy, ma allo stesso tempo più “concreto” del primo. Ed è più facile empatizzare

Hellblade II è un gioco di conflitti. Inizia come una storia di vendetta, Senua che decide di farsi catturare dai norreni che hanno distrutto il suo villaggio per poter arrivare al cuore della loro società e distruggerla. Quasi da subito però il focus si sposta, abbracciando il tema “uomo contro Dio”, o forse “uomo contro l’assenza di Dio”, perché in quelle terre così lontane dalle Orcadi gli dei hanno lasciato il posto ai Giganti, creature che predano la vita con la stessa violenza dei fenomeni naturali che incarnano. Ma Hellblade II è anche la storia di un manipolo di persone che vuole cambiare la società, sfidando le credenze dell’epoca e mostrando che esiste una nuova via, che la vita nella paura del sovrannaturale non è vera vita.

I soldi di Microsoft si vedono tutti.

È un tema che Senua si porta addosso da sempre: emarginata dal suo villaggio perché ritenuta essere portatrice di oscurità, sua madre bruciata viva da suo padre come sacrificio umano per compiacere Dei assenteisti che non hanno fermato i norreni, non hanno evitato la morte di Dillion e di tutto quello che restava a Senua.

Hellblade II insegna che c’è sempre scelta. Il passato non passa mai, ma è una promessa, non una prigione

Senua ha a che fare con tutto questo e con le voci nella sua testa. Se nel primo capitolo queste erano un elemento funzionale a descrivere il disagio della sua psiche, in Hellblade II è più facile identificare quelle voci con le nostre stesse voci, quando mettiamo in dubbio le nostre capacità o non ci sentiamo all’altezza di qualcosa. Siamo stati tutti Senua, tutti abbiamo auto-alimentato il dubbio che ci stava logorando dall’interno, tutti di tanto in tanto sentiamo le voci dei nostri padri che ci guidano verso la strada che hanno scelto loro per noi. In questo non siamo soli non perché Senua vive le stesse cose, ma perché a differenza del primo capitolo a non essere sola è la stessa Senua. Ci sono altri personaggi, sono bloccati nel loro personale Hel, lo stesso Hel da cui siamo usciti col primo Hellblade. Sta a noi fargli vedere quello che abbiamo già visto.

A SENUA’S END

Un anno fa si metteva in discussione lo status di videogioco di Hellblade II, portando come argomentazione la sua natura molto vicina a quella di un walking simulator. In effetti è vero che una buona parte delle ore in-game vengono passate camminando mentre si ascoltano dialoghi, ma dall’altra parte non si possono negare i progressi che il gioco ha fatto tanto sul fronte del combattimento – Hellblade II è molto più fisico, e restituisce tutta la fatica che Senua fa ad usare la spada e il dolore che prova quando viene colpita – quanto su quello degli enigmi, molto più stratificati delle semplici rune ambientali del primo capitolo.

Difficile non pensare ad Uncharted in certi momenti.

Più che un walking simulator Hellblade II è una sorta di “tempio maledetto” che reagisce a seconda di dove il giocatore appoggia i piedi, sfruttando lo scripting in modo in realtà non poi tanto dissimile da un Uncharted di Naughty Dog. E da Uncharted riprende pure quelle sezioni più adrenaliniche dove bisogna scappare senza guardarsi indietro e farsi prendere, inserite lì quando c’è bisogno di tradurre in meccaniche di gioco il senso di urgenza. Si potrebbe obiettare che gestire anche alcune boss fight con idee molto simili a questa abbia come conseguenza il non riuscire a raggiungere i picchi di design che il primo capitolo invece toccava (in particolare la battaglia contro la bestia dell’oscurità), ma è un sacrificio necessario: Senua ha già combattuto i suoi demoni e anche se di tanto in tanto questi si riaffacciano adesso il nemico è la sofferenza altrui, e l’arma è la comprensione. “I nomi hanno potere”, e solo chiamando col loro nome i Giganti è possibile comprenderli. Solo comprendendoli è possibile sconfiggerli.

Lo script è parte del linguaggio del videogioco. Ed Hellblade II lo usa alla grande

Hellblade II è un viaggio che va affrontato. Non solo perché Ninja Theory col budget di Microsoft ha potuto tirare fuori qualcosa che dal punto di vista visivo è lo stato dell’arte del medium. Non solo perché c’è lo stesso sapiente utilizzo del linguaggio del videogioco per raccontare una storia, usando tutto quello che un videogioco può dare dagli script fino al sound design. Hellblade II va affrontato perché ancora una volta usando solo secchiello e paletta riesce a costruire una cattedrale al cui interno è difficile non provare angoscia e sollievo. Quanti videogiochi riescono a fare così tanto con così poco?

In breve: Adesso che Hellblade II è arrivato anche su PS5 non ci sono scuse per non giocarlo. Tanto più che finito il gioco è possibile ricominciare attivando il commento degli sviluppatori, aggiunto gratuitamente anche su Xbox e PC assieme alla Photo Mode e alle altre migliorie di questa Enhanced Edition.

Piattaforma di prova: PS5
Com’è, come gira: da segnalare che su PS5 Pro scegliendo la modalità performance il gioco gira ai tanto agognati 60 frame al secondo, scelta probabilmente presa dopo le lamentele del lancio che su console “bloccavano” Senua a 30 fps.

Condividi con gli amici










Inviare

Pro

  • L'ennesima prova di maturità videoludica di Ninja Theory / diversi extra tra cui il commento degli sviluppatori

Contro

  • un paio di sezioni sono davvero ansiogene, quindi occhio
9.5

Ottimo

Laureato con disonore in Informatica, gioca da quando all’età di tre anni circa ha doavuto imparare a scrivere "win" sulla tastiera del PC per far partire l’interfaccia a finestre.

Password dimenticata